Olivia Bee non riesce a smettere di fotografare i suoi amici

I soggetti preferiti di Olivia Bee sono i suoi amici, perciò abbiamo chiesto al suo amico, coinquilino e fotografo Andrew Lyman di intervistarla a proposito della sua ultima mostra, Kids in love.
 

Venerdì scorso sono stato all’allestimento di Kids in Love, la mostra della mia amica Olivia Bee. Mentre guardavo il tutto prendere forma, sono rimasto colpito dalla sincerità delle immagini di Olivia—una foto di lei che bacia il suo primo vero ragazzo sott’acqua; una di suo fratello, pieno di graffi e in macchina dopo essere saltato giù da un treno, e un’altra della sua migliore amica che tiene un sacchetto di pesci rossi. 

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Tutte le foto della mostra, a parte una, sono state scattate prima che conoscessi Olivia. Vanno dagli anni della sua adolescenza a Portland, in Oregon, fino alla sua prima esperienza di libertà. Quando ho chiesto a Olivia di descrivere quel periodo della sua vita mi ha detto che era “un momento in cui molti dei miei amici e io facevamo sesso e sperimentavamo determinate situazioni per la prima volta. Essere in connessione intima con altre persone apre un intero capitolo di emozioni. È uno di quei momenti in cui pensi di provare questi sentimenti per il resto della tua vita. Quando stai male un po’ ci godi, e ti perdi a rimuginare su quanto di merda sia la situazione in cui ti trovi. Quando stai bene, ti sembra che sarà così per sempre. Kids in Love è tutti i miei amici al liceo e quello che facevamo, i ragazzi che ho baciato, l’universo che abbiamo creato per noi.”


VICE: Mi dici qualcosa della foto di Max?
Olivia Bee: Qui aveva 13 anni ed era appena saltato giù da un treno. Ha provato a dire che era caduto in bicicletta, ma a me ha detto che era saltato giù da un treno col suo migliore amico. Mia madre odia questa foto. Dal punto di vista estetico le piace, ma non come mamma. Accresce la sensazione di invincibilità. La mortalità non è un concetto che fa parte della vita di un bambino. Specialmente se sei un maschio. 

Quindi ai tuoi genitori aveva detto una bugia?
Sì, e per me questa foto è anche un simbolo della fiducia tra mio fratello e me. Siamo noi due sul sedile posteriore, mentre i nostri genitori sono davanti. Stavano andando a fare visita a mio zio in ospedale prima che morisse. Mio zio ha rapinato un sacco di treni.


Parliamo dell’autoritratto. 
Sì, penso sia l’unico in cui si riesce a vedermi bene in faccia. Era dopo una brutta litigata con il mio ragazzo del liceo, Cooper. Non mi ricordo per cosa stessimo litigando, ma era tutto collegato alla fine della nostra storia. È successo a Portland, quando ero tornata a casa per Natale. Stavamo litigando al telefono.


È molto carina.
Sì, non so come sia stata capace di trovare l’inquadratura. Avevo gli occhi gonfi.


E questa, è di te e Cooper?
Sì, siamo io e Cooper. Eravamo dipendenti l’uno dall’atro, non era una situazione sana. Avevamo passato il limite, come credo succeda a molte coppie giovani. Non riuscivamo a non svegliarci tutti i giorni insieme e non ci stava bene non dormire nello stesso letto. Era una situazione malata e negativa, e poi si è trasformata in una relazione a distanza e abbiamo incasinato tutto. Ma sì, la foto è giusto prima che lui se ne andasse per l’università. 

Quando sei giovane e hai una relazione hai ambizioni infinite. 
Sì, della serie, “Staremo insieme per sempre.”

È vero, è successo anche a me. Penso ci siano passati tutti. Quelli con cui ti confronti sono temi universali. 
Sì, passando in rassegna le foto capisci che possono valere per un sacco di tipi di persone diverse ma accomunate dalle esperienze che hanno fatto, almeno in America. 

Sì, ci si possono ritrovare tutti. Come l’idea di mangiare un’anguria.
Sì, o come andare sullo skateboard, o sentir suonare i tuoi amici, o baciare qualcuno, o giocare in riva al mare, o piangere… non so. Esperienze universali.


Olivia Bee è una fotografa che lavora a New York. Nel 2013 il Photo District News l’ha inserita tra i “30 fotografi emergenti da tenere d’occhio”. Ha esposto i suoi scatti al Palais de Tokyo e ha lavorato per New York Times, Harper’s Bazaar, Numéro, e ha diretto l’ultima campagna stampa e televisiva per Anaïs Anaïs di Cacharel.