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Tecnologia

Il Parlamento Europeo ha approvato la riforma per il copyright — dite addio a internet

Questa mattina il Parlamento Europeo ha approvato l'articolo 11 e 13 della nuova riforma per il copyright. Un disastro per internet come lo conosciamo.

Aggiornamento 14.40: l'articolo è stato aggiornato per includere le dichiarazione della europarlamentare Julia Reda.

Questa mattina la plenaria del Parlamento Europeo ha votato la nuova direttiva del copyright e ha approvato gli articoli 11 e 13, rispettivamente riguardanti l'implementazione di una Link Tax per le piattaforme online e degli Upload Filters: un sistema per proteggere il diritto d'autore online.

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La riforma è assolutamente disastrosa per Internet per come lo conosciamo e ora passerà ad un altro round di dibattito a porte chiuse in Unione Europea, verrà (eventualmente) approvata dalla plenaria del Parlamento Europeo e infine sarà discussa dai singoli stati membri per valutare la sua implementazione. L'articolo 11 è stato approvato con 393 voti a favore e 279 voti contrari; l'articolo 13 con 366 voti a favore e 297 contrari. Secondo Julia Reda, europarlamentare del Pirate Party, l'ultima possibilità per fermare la riforma sarà la prossima primavera, quando la direttiva verrà votata dopo essere passata dall'incontro a porte chiuse.

L'articolo 11 prevede l'implementazione di una Link Tax, ovvero di una procedura per la quale gli editori potranno ricevere dei compensi "consoni ed equi" se dei "fornitori di servizi nella società dell'informazione" (ovvero le grandi piattaforma online come Facebook e Google) useranno i loro contenuti.

In pratica, quando Google mostra un estratto di un articolo di un giornale (il titolo, la breve descrizione e l'immagine dell'articolo, il tutto detto snippet in gergo tecnico), per farlo dovrà prima stipulare un accordo con il giornale stesso facendosi da un lato autorizzare la pratica e dall'altra pagando un compenso al giornale. Per capirci, quando nel 2014 una legge simile è stata applicata in Spagna, Google invece di pagare ha chiuso Google News Spain causando un calo del traffico verso gli stessi giornali che tanto avevano voluto la norma. L'articolo, chiariscono gli emendamenti, non varrà per l'utilizzo dei link in forma privata e per progetti collettivi e condivisi come Wikipedia.

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Questo articolo rischia di creare ulteriore attrito tra le grandi piattaforme online e le realtà giornalistiche che ora dovranno prendere accordi singolarmente per permettere la diffusione dei loro contenuti su di esse.

L'articolo 13 prevede l'implementazione di un sistema (detto Upload Filters) per arginare la violazione del diritto d'autore online: sulla carta si tratterebbe di un sistema per cui ogni volta che si va a caricare una foto, un video o un file audio online, quel contenuto viene paragonato ad un gigantesco database dei contenuti coperti da diritto d'autore e, se viene trovata una corrispondenza, viene richiesta una licenza per l'utilizzo di quel contenuto alla persona che lo stava caricando. Nel caso la licenza manchi, non sarà permesso l'upload del file.

Nella sua grandiosità il sistema sarà difficilmente implementabile e sono moltissimi i dubbi circa il suo effettivo funzionamento. Il sistema proposto è molto simile al 'Content ID' già utilizzato da YouTube, un sistema molto complesso che monitora costantemente i video caricati sulla piattaforma e verifica che gli utenti non stiano caricando video coperti da copyright (come canzoni o film). Il sistema utilizzato da YouTube, nonostante i costi di sviluppo esorbitanti, continua a non garantire un funzionamento al 100% affidabile e lascia spazio spesso e volentieri a malintesi decisamente fastidiosi per gli utenti. Resta da chiedersi come e se sia possibile implementare un sistema del genere su scala molto più ampia senza ledere la libertà di espressione di chi usa internet.

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La riforma europea per il copyright passerà ora al Trilogo (ovvero un incontro a porte chiuse tra membri del Parlamento e del Consiglio europeo) e ancora alla plenaria del Parlamento Europeo per un ulteriore round di approvazione prima di arrivare ai singoli stati membri dell'Unione Europea.

"La decisione di oggi è un durissimo colpo all'internet libero e aperto," ha dichiarato in un comunicato stampa Julia Reda, europarlamentare del Pirate Party e del gruppo Greens/EFA, nonché principale esponente del movimento antagonista alla riforma, "Supportando nuovi limiti tecnici e legali su ciò che possiamo pubblicare e condividere online, il Parlamento Europeo ha dato priorità ai profitti delle grandi aziende rispetto alla libertà di parola e si è allontanato dagli storici principi che hanno reso internet ciò che è oggi."

Nel comunicato, Reda ha evidenziato alcune criticità pratiche relative agli articoli approvati. Nel caso dell'Articolo 13, "Per ciò che riguarda i piccolo siti e le app, questa legge non lascia loro altra scelta se non installare degli upload filter poco affidabili," spiega la Reda, "Tutto ciò che vorremmo pubblicare dovrà prima essere approvato da questi filtri e contenuti perfettamente legali come le parodie e i meme rischiano di finire nel fuoco incrociato."

Per ciò che riguarda l'Articolo 11, la Link Tax, la situazione è ancora più chiara — La versione attuale dell'Articolo permette la riproduzione gratuita degli articoli di giornale soltanto per ciò che riguarda "singole parole" (anche nei collegamenti ipertestuali), "Cinque anni dopo che la 'link tax' è stata introdotta in Germania, nessun giornalista od editore ha guadagnato di più," spiega Reda, "Molte startup nel settore news hanno dovute chiudere e i tribunali non sanno ancora bene dove tracciare la linea tra legalità e illegalità — Lo stesso ora accadrà a livello europeo."

Poche ore dopo la votazione, il vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio ha dichiarato "Stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell," spiega in un post su Facebook. "Rispetto all’ultimo voto di Strasburgo in cui non fu dato il via libera al testo finale, le lobby hanno avuto il tempo di lavorare e influenzare gli europarlamentari, i quali hanno deciso di ricredersi. D'ora in poi, secondo l'Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori."

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