Come fare il DJ a tempo pieno spiegato da gente che ce l'ha fatta
Foto degli utenti Flickr Leo De Loo e jasonwagers.

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Musica

Come fare il DJ a tempo pieno spiegato da gente che ce l'ha fatta

Ecco i consigli di TOKiMONSTA, Anthony Parasole e altri per lasciare il tran tran lavorativo e lanciarsi sul dancefloor.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su THUMP.

Ogni DJ o producer da cameretta sogna di mollare il lavoro e sfondare. Per la maggior parte non è tanto di più che un sogno, una cosa su cui scherzare con gli amici dopo una lunga giornata in ufficio. Ma alcuni ce la fanno: la loro seconda vita comincia a mangiarsi la "prima" finché non riescono a rompere definitivamente le catene del solito tran tran. Abbiamo parlato con sei artisti, discografici e promoter da Los Angeles a Londra, che ci hanno spiegato come sono riusciti a trasformare la loro passione in una carriera. Le loro esperienze e i loro consigli su come abbandonare la sicurezza finanziaria di un lavoro a tempo pieno e separare il lavoro dal gioco offrono una valida lezione per chiunque stia pensando di fare il grande passo.

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Anthony Parasole

Provenienza: New York City, USA

anthony parasole dj

Foto di Erez Avissar.

Era un manutentore straordinario per un'azienda energetica di New York, oggi il producer gestisce le etichette The Corner e Deconstruct Music (con Levon Vincent) e si esibisce regolarmente al Berghain.

THUMP: Raccontami com'erano la tua vita e il tuo lavoro prima che ti concentrassi sulla musica.
Lavoravo per Con Edison, che fornisce, distribuisce e mantiene tutte le risorse energetiche di New York City. Lavoravo nel dipartimento gas come manutentore straordinario per perdite e chiamate d'emergenza. Dato che è un lavoro da 24 ore al giorno, avevo la fortuna dell'orario flessibile—così mi gestivo i tour, la composizione, l'etichetta e l'organizzazione di eventi. Negli ultimi anni il lavoro mi richiedeva sempre più tempo. Abbiamo perso uomini e ci sono stati dei disastri molto gravi come l'uragano Sandy e alcuni crolli. Quindi quando la bilancia ha cominciato a pendere più verso il lavoro che verso la musica, mi sono rimboccato e maniche e ho cominciato a organizzarmi per lasciare definitivamente il lavoro.

Che cosa ti ha portato a dedicarti a tempo pieno alla musica, e come ci sei riuscito?
La mia etichetta, The Corner, era già stata inclusa nella lista di fine anno di RA tra le migliori dell'anno, quindi mentre ero ancora a ConEdison ho deciso di cambiare agenzia di booking e sceglierne una più all'interno della scena techno. Ho programmato un po' di uscite in anticipo e ho investito tutto il mio tempo libero in studio, chiudendo un po' di EP e remix che potessero farmi da ariete per la transizione. Avevo programmato di mollare il lavoro nel luglio del 2014, ma a marzo, proprio mentre tornavo da un weekend di tour in Europa, è esploso un palazzo a Harlem a causa di una perdita di gas. Il giorno dopo sono andato al lavoro e ho trovato che avevano implementato un turno obbligatorio da 16 ore, sei giorni alla settimana. Quel pomeriggio stesso ho consegnato le mie dimissioni dopo quasi dieci anni di servizio. Non potevo rischiare di annullare i miei impegni nella musica. Quindi, anche se non ero del tutto pronto, doveva succedere—ed è stata la scelta giusta!

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Qual è stata la parte più difficile del processo?
La parte più difficile è stata senza dubbio programmare tutto in modo che il passaggio avvenisse senza scossoni. Agenzie di booking, allenarsi come DJ, produzioni, far funzionare bene l'etichetta, farsi l'assicurazione sanitaria e assicurarsi di aver pagato tutte le bollette per non dover prendere decisioni artistiche basate soltanto sul fattore finanziario.

Che consiglio daresti a chi sta pensando di fare la stessa cosa?
Chiunque voglia passare da lavoratore a DJ o producer a tempo pieno deve pensarci molto bene. Assicuratevi che le cose stiano andando bene e che ci sia abbastanza spinta e che entrino abbastanza soldi prima di lasciare il vostro lavoro.

Atish

Provenienza: Chicago, USA

atish dj facebook

Foto per gentile concessione dell'artista.

Atish Mehta faceva l'ingegnere informatico per Facebook, e ora fa il DJ, il producer e gestisce l'etichetta Manjumasi.

Raccontami com'erano la tua vita e il tuo lavoro prima che ti concentrassi sulla musica.
Mi sono laureato in informatica e sono sempre stato un grande nerd dei computer. La musica era soltanto un hobby. Ho fatto il consulente informatico per un paio d'anni, poi sono entrato in una startup finanziaria come ingegnere informatico, poi sono passato a Facebook. Sono stato a Facebook per cinque anni, perlopiù a lavorare sulla app di Messenger per iPhone.

Qual è stata la parte più difficile del passaggio alla musica?
Convincere i miei genitori. A dir la verità, non credo di esserci mai riuscito. Loro sono cresciuti in India e mio padre si è fatto un culo così per avere una borsa di studio che gli permettesse di venire negli Stati Uniti e dare una vita migliore ai propri figli. Suo figlio va all'università, si laurea, trova un buon lavoro, e poi butta via tutto per entrare in un mondo fatto di caos e incertezza. Non hanno mai pensato che fosse la cosa giusta da fare, era più una questione di "lasciamo che nostro figlio si sfoghi con questa roba, poi tornerà all'informatica". È più o meno così che gliel'ho messa giù, anche se non penso che tornerò indietro.

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Che consiglio daresti a chi sta pensando di fare la stessa cosa?
Per prima cosa, parlate con più persone possibili che hanno avuto la stessa esperienza, e chiedete consigli. In secondo luogo, fate tutto il necessario per avere circa un anno di agio in termini di risparmi, o assicuratevi di guadagnare abbastanza per farlo. Se così non fosse, sarete costretti a fare compromessi, e se fate compromessi comincerete subito a chiedervi chi ve lo fa fare.

D'Julz

Pronvenienza: Parigi, Francia

d'julz dj

Foto di Vito Fernicola.

Julien Veniel ha passato molti anni a bilanciare il proprio lavoro nel campo pubblicitario con una fiorente carriera da DJ; ora gestisce l'etichetta Bass Culture e ha una residency al Rex Club Paris.

Raccontami com'erano la tua vita e il tuo lavoro prima che ti concentrassi sulla musica.
Ho cominciato a fare il DJ mentre studiavo comunicazione all'università. Ho fatto uno stage in un'agenzia pubblicitaria di Parigi e mi hanno tenuto, così ho mollato gli studi e sono diventato un copywriter, continuando a fare il DJ nei weekend. Poi mi sono trasferito a New York, dove ho fatto un altro stage in un'altra azienda prima di trovare un lavoro da copywriter a tempo pieno. Ho passato due anni alla D.D.B. e un anno alla Euro R.S.C.G. ed è stato grandioso—ho amato entrambi i lavori, mi hanno dato l'opportunità di lavorare con squadre di veri creativi su progetti molto grandi come la Volkswagen.

Che cosa ti ha portato a dedicarti a tempo pieno alla musica, e come ci sei riuscito?
A quei tempi era difficile trovare un lavoro fisso con un contratto lungo, e allo stesso tempo la mia carriera di DJ a tempo perso stava decollando. Nella pubblicità capita di avere settimane di nulla, poi arriva una campagna e devi dedicartici giorno, notte e fine settimana, quindi questo mi metteva in situazioni difficili quando avevo delle serate.

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I miei colleghi sapevano tutto perché vedevano il mio nome nelle riviste, e in pausa pranzo scappavo sempre fuori per comprare dischi. Ma non è stato facile chiedere al mio direttore di coprire il mio posto quando dovevo scappare per prendere un aereo e andare a suonare. C'è anche un sacco di politica nella pubblicità. Devi compromettere la tua creatività e spesso non per motivi validi. Quel lato non mi piaceva. Non sarei invecchiato bene nella pubblicità, io voglio esprimere la mia arte.

Che consiglio daresti a chi sta pensando di fare la stessa cosa?
Prenditi tutto il tempo che serve per diventare davvero bravo. Il motivo per cui sono stato in grado di imparare a fare il DJ è stato proprio di avere un altro lavoro che mi pagava l'affitto. Quando sono diventato abbastanza bravo, sono stato in grado di lasciare quel lavoro. Resto molto stupito quando vedo qualcuno che molla tutto e ricomincia da capo, ma io non lo farei mai. Quando ho preso la decisione, ero pronto.

Enzo Siragusa

Provenienza: Maidenhead, UK

enzo siragusa dj

Siragusa ha lavorato nel campo informatico fino a trent'anni e ora è DJ, producer e gestisce l'etichetta/serata FUSE London.

Raccontami com'erano la tua vita e il tuo lavoro prima che ti concentrassi sulla musica.
Sono stato da un consulente di carriera quando avevo 15 anni e gli ho chiesto come diventare un DJ. Era tipo il 1992, al picco della scena rave, e io ne ero innamorato. Il consulente mi ha detto di andare all'Henley College [nell'Oxfordshire, a ovest di Londra] e studiare economia. Così ho fatto così, e sono cascato nel mondo dell'informatica dopo l'esplosione dot com. A 21 anni avevo già comprato una casa e un'auto sportiva. Mi godevo i soldi, ma nella mia vita c'era un grande vuoto. Spendevo tutti i miei soldi a far festa, ma nel frattempo compravo anche un casino di dischi con il sogno di diventare un DJ.

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Che cosa ti ha portato a dedicarti a tempo pieno alla musica, e come ci sei riuscito?
A 23 anni sono stato a Ibiza tutta l'estate e ho beccato una residency al tramonto. Quando sono tornato ero senza soldi, così sono tornato nell'informatica e prima che potessi accorgermene erano già passati quattro anni. La mia carriera da DJ non stava andando da nessuna parte, ma la mia carriera informatica era sempre meglio. Mi sono rivolto a uno psicologo del lavoro che mi ha detto che avrei dovuto passare nel settore eventi. Mi ha detto: "La cosa migliore che possono fare i tuoi dirigenti è piazzarti in una stanza piena di gente e lasciarti fare le tue magie". Immediatamente mi sono visto dentro una discoteca!

Qual è stata la parte più difficile del passaggio alla musica?
La parte più dura è quella economica. Nel corso della mia prima estate a Ibiza, ho sprecato un sacco di soldi, e poi ho dovuto lavorare per ripagare la carta di credito. Alla fine ho dovuto fare alcuni sacrifici, tipo andare a vivere con dei parenti anche se avevo 30 anni.

Che consiglio daresti a chi sta pensando di fare la stessa cosa?
Ti serve un piano per finanziarti. Devi comprare dischi, passare tempo nei locali e investire nella tua carriera. Non rinunciare al lavoro immediatamente—magari chiedi un giorno libero a settimana e mettiti in posizione di poterti fermare. Mollare di punto in bianco è uno shock. E poi distingui in modo netto il lavoro dalla festa. Quella è stata una linea di demarcazione poco chiara per me per diversi anni, e se non hai disciplina ti può far perdere diversi anni.

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tINI

Provenienza: Monaco di Baviera, Germania

Prima di organizzare feste di tINI and the Gang in tutto il mondo, Sonja-Bettina Günther era produttrice di Disney Channel a Monaco.

Raccontami com'erano la tua vita e il tuo lavoro prima che ti concentrassi sulla musica.
Non avevo assolutamente in programma di diventare una DJ—avevamo solo dei piatti a casa perché mio fratello e i suoi amici erano dentro la scena dello scratching. Finita la scuola mi hanno fatto un contratto da apprendista in TV. Ho imparato come funzionano le telecamere, le luci, l'audio, l'editing, la produzione e la regia, praticamente tutto quello che ti serve per la produzione digitale in TV e nel cinema. Poi ho trovato lavoro a Disney Channel a Monaco e ci sono rimasta per quattro anni. Avevamo un a serie tutta nostra e io ero a capo del montaggio, quindi montavo video durante la settimana e andavo a suonare nel weekend.

Che cosa ti ha portato a dedicarti a tempo pieno alla musica, e come ci sei riuscita?
Non volevo assumermi il rischio di dipendere solamente dai miei ingaggi come DJ, perché volevo essere in grado di suonare solo dove volevo. Potevo permetterlo solo con un lavoro. Una volta che mi sono resa conto che aveva più senso concentrarsi sulla musica, ho tirato un po' la cinghia per essere sicura di avere la sicurezza economica. Mi sono resa conto che avevo trovato la mia vera passione e che potevo fare soldi facendo una cosa che mi dava gioia—ma ho aspettato di vedere che c'era un'interesse vero da parte dei promoter in me. Dopo la prima estate della serie tINI and the Gang, mi sono arrivate così tante richieste che ho pensato che ce l'avrei fatta. Mi sono licenziata intorno al 2007, ma ho continuato a fare lavori freelance fino a circa un anno dopo.

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Che consiglio daresti a chi sta pensando di fare la stessa cosa?
È molto importante, quando si è artisti, avere la libertà di dire di no. Se passate al professionismo troppo presto e dipendete dagli ingaggi per ogni centesimo, potreste finire per prostituirvi e suonare in posti che non vi vanno. Aspettate finché non avete la certezza al 100 percento e non avete abbastanza risparmi da poter rifiutare alcune proposte. Meglio essere prudenti e riuscire a dormire la notte, così anche se vi annullano tre concerti di fila potete comunque comprare lo yogurt che vi piace.

TOKiMONSTA

Provenienza: Los Angeles, USA

tokimonsta dj

Foto per gentile concessione dell'artista.

Prima di pubblicare per etichette come Brainfeeder e OWSLA, andare in tour in tutto il mondo e fondare la propria etichetta Young Art, Jennifer Lee lavorava nell'industria videoludica.

Raccontami com'erano la tua vita e il tuo lavoro prima che ti concentrassi sulla musica.
Il mio primo lavoro da adulta è stato in una casa di videogiochi. Mi piaceva molto. Continuavo a fare musica e a esibirmi qui e là, ma era perlopiù un hobby. Ho cominciato a produrre all'università e non ero particolarmente interessata all'attività da DJ, mi piaceva di più l'aspetto creativo. Ho cominciato a esibirmi fuori una volta capito che c'era richiesta e mi sono innamorata dell'arte del mix.

Che cosa ti ha portato a dedicarti a tempo pieno alla musica, e come ci sei riuscita?
A dir la verità sono stata licenziata, il che è stato uno schifo. Ma il tempismo è stato perfetto, perché era proprio quando stavano cominciando ad arrivarmi più offerte di tour e concerti negli USA e in altri paesi. Ho deciso di darmi un anno di tempo per provare a fare musica a tempo pieno, ed eccomi qua!

Che consiglio daresti a chi sta pensando di fare la stessa cosa?
È un rischio che vale la pena prendersi se sai che è la tua missione. Non avere alcuna aspettativa, guarda solo dove ti porta.

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