Lo hanno definito “il parco dell’amore”: un parcheggio, dei teli verdi a fare da separé, un gabbiotto con “portiere” a sorvegliare e incassare l’affitto di cinque euro all’ora. Così i clan hanno messo in piedi una specie di hotel a ore improvvisato in via Galileo Ferraris, a Napoli, con 18 ‘box’ divisi da un telone.
In questo modo, chi ha intenzione di approfittare dei servizi di una prostituta nella propria auto, ha un luogo per farlo indisturbato — e a una cifra modica.
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Il racket della prostituzione ha dimensioni macroscopiche nel capoluogo campano e nei territori circostanti, e il ‘parco dell’amore’ è solamente una delle sue squallide ramificazioni recentemente portate alla luce da un’inchiesta del Corriere del Mezzogiorno.
Le ragazze coinvolte nel giro di prostituzione sarebbero almeno duecento nella sola città di Napoli, cifra che sale addirittura a mille se si considerano i comuni della provincia.
Cominciano a lavorare di mattina e proseguono per tutto il giorno: si stima che in una sola serata ricevano sei-sette clienti.
L’area in questione.
Le schiave di questo business sono donne di diverse età e origini: ci sono quelle un po’ più anziane cominciano al mattino, delle ragazzine rom, donne provenienti da Polonia, Ucraina o ex-Jugoslavia, e africane cui toccano le condizioni peggiori.
Mentre tutte le altre ragazze vengono pagate cinquanta euro a rapporto, infatti, le africane vengono ‘vendute’ soltanto venti euro. Ai camorristi che gestiscono il racket, le donne devono cedere circa venti euro per ogni cliente — alle ragazze di colore, quindi, resta poco o nulla.
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Per essere certi dell’ammontare dei guadagni, i camorristi monitorano le attività delle prostitute con uno stratagemma molto semplice: forniscono a ciascuna un cellulare con il quale le ragazze dovranno inviare un messaggio al capo ogni volta che ricevono un cliente. Chi trasgredisce viene punito. In questo modo il controllo sulle entrate delle ragazze è pervasivo.
Ogni due ore, poi, due esattori del clan arrivano in scooter a fari spenti a ritirare la propria parte. Chi detiene il controllo sulla prostituzione nella zona est di Napoli, quella maggiormente interessata dal fenomeno, è il clan Mazzarella.
Secondo quanto riferito recentemente da un collaboratore di giustizia, i Mazzarella avrebbero avuto degli scontri in passato con dei gruppi di extracomunitari che avevano cercato di subentrare nel racket della prostituzione della zona sfruttando ragazze loro connazionali. La faida si sarebbe conclusa con la morte di uno dei nuovi arrivati.
Il clan è noto per lo sfruttamento di ragazze subsahariane, tunisine e sudafricane. Queste ultime sono vittime di una tratta senza pietà. Provenienti soprattutto dalla Nigeria, arrivano in Italia ingaggiate dalle cosiddette ‘madame’ nigeriane con la promessa di una vita dignitosa, ma il viaggio costa loro un indebitamento di decine di migliaia di euro, che le costringe alla prostituzione per ripagarlo.
Pochi giorni fa la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per quindici persone coinvolte nella tratta, che, approfittavano di riti voodoo per mettere le giovani in una condizione di sottomissione psicologica e poterle così sfruttare.
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