Il Parlamento Europeo ha appena approvato la direttiva europea sul copyright. Con 348 voti a favore e 274 contrari, gli articoli 11 e 13 sono diventati realtà. Non vi è stata nemmeno la possibilità di votare per gli emendamenti che avrebbero proposto la rimozione dei singoli articoli — possibilità persa per soli 5 voti contrari.
Gli sforzi dei cittadini, degli attivisti, e degli esperti di internet — culminati con la pubblicazione domenica scorsa di una lettera contraria agli articoli 11 e 13, firmata dagli accademici di tutta Europa che si occupano di diritto informatico e proprietà intellettuale — non sono bastati a convincere la maggioranza degli europarlamentari a votare contro una direttiva che introduce una macchina della censura preventiva, che dovrà filtrare ogni contenuto caricato online.
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Alcuni politici hanno intenzionalmente avvitato la discussione sulla direttiva copyright intorno alle sole posizioni dei detentori dei diritti d’autore — che non sempre combaciano con gli autori e i creatori dell’opera — e le grandi piattaforme. Lasciando completamente da parte le richieste dei cittadini, degli artisti e dei creatori di contenuti. I colpi bassi in questi mesi hanno ricordato più una stagione di Game of Thrones che un processo democratico.
Come sottolineato dalla parlamentare Julia Reda nel suo ultimo appello questa mattina, abbiamo assistito probabilmente a una delle più grandi mobilitazioni cittadine degli ultimi anni su un tema digitale. Dall’altra parte, però, alcuni europarlamentari si sono ostinati a svilire ogni critica liquidandola come fake news, bollando i cittadini come bot, o persino alludendo alla possibilità che i critici fossero stati assoldati dai colossi digitali. Tacendo completamente, però, le pressioni portate avanti dalle lobby editoriali e del mondo della musica.
Nello scorso weekend quasi 200 mila persone hanno manifestato in diverse città europee. La petizione online che chiedeva la rimozione dei due articoli ha raggiunto il record di oltre 5 milioni di firme. Migliaia di cittadini hanno contattato telefonicamente i propri rappresentanti per chiedere di opporsi agli articoli 11 e 13.
Inoltre, il 21 marzo Wikipedia ha oscurato completamente il proprio sito web in Estonia, Danimarca, Germania, e Slovacchia. Wikipedia in italiano si è unita al blackout nella giornata di ieri.
L’articolo 13 prevede che tutti i siti e le app che permettono l’accesso o la condivisione di materiali protetti dal diritto d’autore — e ne traggono una qualche forma di profitto economico — siano considerati responsabili per eventuali violazioni.
Ogni piattaforma sarà quindi obbligata a stringere accordi con tutti i detentori dei diritti e dovrà garantire che queste licenze siano rispettate, prevedendo quindi sistemi e meccanismi per evitare che vengano caricati nuovamente contenuti vietati.
Secondo molti esperti, tale richiesta può essere soddisfatta solo introducendo dei filtri per gli upload, già ampiamente criticati.
David Kaye, Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione, ha sottolineato come una “fiducia mal riposta nelle tecnologie di filtraggio [….] aumenterebbe il rischio di errore e censura.” Purtroppo i parlamentari europei hanno deciso di fare finta di nulla.
L’articolo 13 esclude solamente una piccola categoria di aziende: quelle che hanno meno di tre anni di attività in Europa, un fatturato minore di 10 milioni di euro e meno di 5 milioni di visitatori unici al mese.
L’articolo 11, invece, prevede il diritto per gli editori di obbligare tutte le aziende che operano su internet a stringere accordi per pubblicare brevi estratti degli articoli e notizie — i cosiddetti snippet, che sono oramai diventati onnipresenti nella nostra navigazione quotidiana.
Sono esclusi unicamente “l’utilizzo di singole parole e brevi estratti” — che è però una definizione alquanto vaga.
“Così com’è, la nuova legge sul copyright minaccia la libertà di internet per come la conosciamo: gli algoritmi non sono in grado di distinguere tra effettive violazioni del copyright e riusi perfettamente legali come nel caso delle parodie,” ha commentato Reda in un comunicato stampa. “Obbligare le piattaforme a usare i filtri di caricamento implicherà un maggior numero di blocchi di contenuti legali e renderà più difficile la vita delle piattaforme più piccole che non possono concedersi costosi software per filtrare. Il relatore dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU) Axel Voss e la maggioranza dei parlamentari europei hanno perso l’opportunità di garantire all’Unione Europea una legge sul copyright moderna che protegge sia gli artisti che gli utenti. Continueremo la battaglia contro i filtri di caricamento e contro questa nuova legge europea.”
Come ha sottolineato la stessa Reda su Twitter, oggi è davvero un giorno buio per la libertà di internet.