Money

Perché dovremmo imparare a parlare apertamente di soldi

Gaby Dunn, autrice di  'Bad With Money'

Quando ha creato il podcast Bad With Money, nel 2016, Gaby Dunn è andata in un bar e ha chiesto alle persone quali fossero le loro posizioni preferite a letto. Praticamente tutti hanno accettato di dire la loro. Poi ha chiesto alle stesse persone quanti soldi avessero sul proprio conto in banca. A questa domanda la resistenza è stata maggiore, a testimonianza del fatto che i soldi sono una questione strettamente personale, più del sesso.

Nel suo podcast, Dunn ha affrontato in profondità questo dibattito sociale e personale, così come ha fatto nel libro Bad with Money: The Imperfect Art of Getting Your Financial Sh*t Together, appena uscito. Visto che la passata generazione di esperti è convinta che i millennial stiano “scegliendo” di fare i freelance, forse è il caso di cercare consigli finanziari altrove.

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Dunn non è un’esperta nel senso tradizionale del termine. Anzi, ammette tranquillamente di non essere brava a gestire le proprie finanze (e il titolo del suo libro la dice lunga). Giornalista, scrittrice, YouTuber, autrice di podcast ed ex collaboratrice di BuzzFeed, Dunn spiega molto chiaramente perché i nati dopo il 1980 fanno così fatica a gestire i propri soldi. Per farla breve, ai millennial è stata venduta la realtà della generazione precedente: un’istruzione accessibile, un lavoro stabile e una pensione assicurata. Nella realtà dei fatti, però, i millennial di oggi queste garanzie se le sognano.

Dunnsi è creata una propria base mentre cambiava tantissimi lavori, passando da azienda ad azienda, tra contratti occasionali e progetti freelance, il tutto sotto il giogo del debito universitario. Possiamo dire che negli anni ha imparato un bel po’ in fatto di risorse economiche, spesso fallendo miseramente nella gestione personale.

Questi problemi non sono certo limitati ai millennial, ma nella sua esposizione Dunn dà voce a questa generazione intrappolata tra i sogni di gloria dei baby boomer e la dura realtà di un mondo in cui i beni di prima necessità si stanno trasformando in un lusso. La gig economy è una fregatura, gli stage non pagati sono sfruttamento, la scomparsa dei sindacati è un crimine e la privatizzazione di qualsiasi servizio pubblico è una pericolosa corsa al ribasso. Questo è il mondo in cui viviamo oggi, ed è proprio questo di cui parla apertamente Dunn in Bad With Money.

VICE ha parlato con Dunn del suo nuovo libro e della situazione economica attuale.

VICE: Che cosa ti ha spinto a creare il podcast _Bad With Money_**?**
Gaby Dunn: Era un periodo in cui avevo problemi economici, come mi succedeva spesso, ma mi sembrava che non ci fosse nessuno con cui parlarne. Ed è strano, perché in passato avevo lavorato molto con il tema del sesso e della sessualità, che sono generalmente visti come tabù, quindi ero abituata a parlare del “proibito,” e poi essere una persona che parla di sesso è molto fico. Quando si è trattato di soldi, invece, mi sembrava di non poterne parlare apertamente con nessuno.

Ero in macchina e stavo cercando delle monetine, stavo per piangere. Avevamo appena firmato un accordo con un brand per dei contenuti sul nostro canale YouTube per 5mila dollari, che avrei diviso con l’altra persona che si occupava del canale. Appena annunciata la partnership ho ricevuto tantissimi commenti negativi dai nostri fan tipo, “Quindi ora fate solo pubblicità?” Così ho scritto un articolo intitolato “Get Rich or Die Vlogging” in cui si parla della distanza tra gli YouTuber e i fan, in un mondo dove tutti pensano che tutti quelli che creano contenuti online siano ricchi. L’articolo è diventato virale, è andato molto bene e così ho pensato “Ok, dobbiamo parlare di trasparenza e di cifre reali. Nessuno ne parla abbastanza. La gente si sente male al pensiero.” Sarebbe quasi più normale se io mi mettessi a parlare di sesso anale su Twitter, piuttosto che dire, “Ecco quanti soldi ho nel mio conto in banca.” E lì che mi sono detta, “È davvero tutto sbagliato.”

Sono sicura che avrai ricevuto gli stessi inutili consigli che tutti noi abbiamo ricevuto dai fortunati baby-boomer che hanno un punto di vista del tutto diverso.
Esatto.

Quando hai capito che i veri consigli andavano cercati altrove? E che quelli della generazione passata non rispecchiano la tua situazione finanziaria?
In un certo senso, per me è più facile accorgermi di queste cose perché sono queer: quando vedi le pubblicità dei programmi pensionistici, fanno sempre vedere una coppia di anziani etero che giocano a golf. Tutte cose abbastanza impensabili per me.

Le esigenze e preoccupazioni dei miei amici e pari non sono mai considerate. Nel libro, c’è una conversazione interessante che ho avuto con Nona Aronowitz, una reporter, in cui lei dice “I millennial sono visti come millennial di classe medio-alta che vogliono estinguere il proprio debito universitario ma vogliono anche avere abbastanza giorni di vacanza al primo lavoro che ottengono in una start-up, e non è affatto così: nella maggior parte dei casi i millennial sono schiavi del sistema.” I dati lo dimostrano. Il salario minimo è diventato un problema, ma nessuno ci pensa. La gente pensa solo a cose tipo, “Avete annientato tutto quello che avevamo, e non fate altro che mangiare avocado e farvi selfie.” In realtà, quasi nessuno ha un posto fisso a tempo pieno, e se ce l’ha, la sera deve fare un secondo lavoro per mantenersi. Non riesco a capire chi ci immagina come una generazione di sfaticati perché non è quello che ho visto attorno a me. Io vedo solo panico e incertezza.

Questa intervista è proprio quel tipo di secondo lavoro di cui parli, quindi sì, capisco.
[_ride_] Congratulazioni! Ecco, questo è proprio quello che voglio dire. I millennial ce la mettono tutta.

Mi pare di capire che molti dei tuoi fan siano più giovani, la cosiddetta Generazione Z. È difficile per te parlare a questo pubblico di risorse economiche dato il tuo punto di vista di millennial?
Di sicuro loro non ascolteranno i consigli dei nostri genitori. Io ora ho 30 anni, mi piacerebbe tantissimo che loro, a 19 anni, potessero non aver bisogno di me. Mi piacerebbe sapere che sono tutti super consapevoli, orientati alla giustizia sociale, in grado di rimettere in discussione tutto. Mi piacerebbe sapere che la prossima generazione non sarà così stressata, ansiosa e ossessionata dal controllo quanto la nostra. Vorrebbe dire che le cose stanno cambiando. Le statistiche dimostrano che sempre più giovani oggi si identificano come queer, e si discostano sempre più dalla classificazione binaria tra i generi, sono sempre più critici nei confronti del sistema.

Noi, per esempio, siamo vittime delle regole assurde dal mercato del lavoro, in cui “Se il tuo capo ti tratta male, va bene così.” E questo perché siamo sempre e disperatamente alla ricerca di lavoro. Nella nostra mentalità “fare bene il tuo lavoro” significa “degradarsi.” La generazione Z invece non lo accetta, e fa bene. Non si piega a queste stronzate.

Quanto conta essere autobiografici quando si parla di soldi?
Molti dei media che parlano di finanza lo fanno con un tono di superiorità. Io, invece, voglio che la gente si rispecchi nella mia esperienza, voglio che sappia che io capisco i loro problemi. Quando lavoravo come giornalista, ho imparato che il modo migliore per mettere a proprio agio un intervistato, è raccontare qualcosa di te che ricordi la sua esperienza. So che sembra la tattica di un poliziotto, ma tipo inizio con “Vorrei parlare con te di questa cosa imbarazzante che ti è successa, perché è successa anche a me,” e poi la persona si apre naturalmente. Che tu menta oppure no, stai aiutando l’altra persona ad ascoltarti e a raccontarti la propria esperienza.

Non penso che la gente voglia ascoltare chi è felice e realizzato, penso che la gente preferisca ascoltare le storie di chi è in difficoltà, per imparare e migliorarsi. Ieri, ad esempio, ho passato tutta la giornata a litigare al telefono con Bank of America. Sono qui che parlo in qualità di “esperta di soldi,” e poi al telefono, “Per favore, PayPal, ridammi i miei 15 dollari.” Non sono per niente brava! Ma preferisco farmi consigliare da qualcuno come me, piuttosto che da chi mente spudoratamente e vive in uno yatch.

Quali sono stati i feedback al tuo podcast?
Alcuni pensano che io abbia un approccio vittimista, tipo “Se ti fossi comportato come me, tutto questo non ti sarebbe successo.” Questo non è un approccio utile.

Forse la gente immagina i soldi alla Wolf of Wall Street, come se fossero un gioco di potere, in cui prevalere ed essere migliori degli altri. Ma il mio concetto è che tutto fa schifo, non è una cosa divertente come vogliono farci credere film come quello.


A proposito di Wolf of Wall Street, guarda il nostro documentario:


Tornando a quella cosa che hai detto sul fatto di scrivere di sesso. Nel libro racconti di quando sei entrata in un bar e hai chiesto a tutti di raccontarti la loro vita sessuale, cosa che ti hanno raccontato con molta più facilità rispetto alla loro situazione finanziaria. Ora è un po’ che ti occupi di questo, è facile per te parlare della tua situazione economica?
Impari a stare sulla difensiva, a volte è imbarazzante. Mi capita di piangere, a volte. E ancora oggi ho reazioni contrastanti quando la gente mi chiede di parlarne, il che è piuttosto strano se ci pensi.

Ma questo non ha conseguenze sulla mia vita. Sì, mi imbarazza, ok. Ma non perderò il lavoro, la mia famiglia continuerà a volermi bene, e non può succedermi nulla di male se ne parlo. La stessa cosa vale per la mia identità queer. Riesco a parlarne senza che questo abbia ripercussioni sulla mia vita. Nel libro parlo tanto di eliminazione della vergogna e della stigmatizzazione quando si parla di soldi, oggi profondamente radicata nella nostra società. Ma io non posso fare a meno di provare queste sensazioni.

Ma tornando ai feedback, di cui mi chiedevi prima. Ricevo email, soprattutto da uomini, che vanno dal “Ti salvo io, principessa,” a “Sei un’idiota.” E sai cosa penso, che il motivo per cui la maggior parte delle persone, soprattutto chi fa parte di categorie emarginate, non parla di soldi è proprio perché non vuole farsi insultare da tizi come questi.

L’intervista è stata abbreviata per chiarezza.

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