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Parliamo un attimo di questa foto di Virginia Raggi che mangia una pizza

Parliamone davanti a una pizza.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Sappiamo tutti che Roma non sta passando uno dei momenti migliori della sua storia, no?

E non serve nemmeno che elenchi tutte le cose che non vanno o rendono l'esperienza quotidiana una versione ridotta di Hunger Games: gli autobus che prendono fuoco da soli, l'odissea degli spostamenti in città, le buche, gli scandali politici e burocratici che si ripercuotono sui servizi, e infine la scelta di una pizza decente quando sono le 11 passate di sera, sei bloccato in Campidoglio e stai finendo di lavorare per portare avanti quella "rivoluzione gentile e trasparente che la città ci ha chiesto."

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Che è quello che successo ieri sera a Virginia Raggi. La quale ha avuto la premura di comunicarcelo così:

Ora, non so quanto faccia parte di una strategia consapevole. Ma tra video che sembrano una fusione di Wes Anderson con I Cesaroni, carte di credito tagliate a metà e appelli al voto presi di peso da Gli occhi del cuore, ecco, tutto sembra essere congegnato per far diventare Virginia Raggi un meme vivente.

Guardatela attentamente. Analizzate la composizione, la posa, la frase scelta: ogni cosa comunica quella spontaneità tipicamente 5 Stelle a cui Di Maio e tutti gli altri ci hanno abituato. Non è una spontaneità programmatica alla "Renzi che compra detersivi alla Coop di Pontassieve". E non è quella spontaneità idealizzata di Berlusconi al McDonald's. È proprio quella spontaneità così esasperata da diventare grottesca. Quei segni che fanno il giro fino a che non capisci più se quella che stai vedendo è una realtà, una parodia, o la parodia di una parodia.

Avete presente la foto di Salt Bae che vota alle elezioni in Turchia? Quella classica immagine che guardi e poi pensi "Ok internet tutto bene ma adesso voglio scendere"? Ecco, la foto di Virginia Raggi che mangia una pizza dopo una giornata probabilmente faticosa ha raggiunto più o meno quel livello.

Prendiamoci un minuto per analizzarla, allora. E facciamolo partendo dalla cosa che salta più all'occhio. E cioè, senz'ombra di dubbio,

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QUELLA CHE DOVREBBE ESSERE UNA PIZZA

Nella vita è capitato a tutti di ordinare una pizza a caso perché il proprio pizzaiolo di fiducia è in ferie o chiuso per misteriosi lavori che la settimana dopo si rivelano essere un affresco enorme sul soffitto a riprodurre un peristilio romano in prospettiva distorta (è successo). Ecco, il tuo pizzaiolo non c'è e tu guardi 500 recensioni di 200 pizzerie che sembrano tutte uguali finché stremato non ne scegli una tirando a sorte. A volte è buona. Altre no. Altre volte non lo sai perché la pizza non arriva proprio.

Ma questa? Siamo sicuri sia una vera pizza? E se fosse la riproduzione di una pizza? Una tavola ouija a forma di pizza in cui l'olio traccia messaggi in codice dalla Metro C? In questo clima di spontaneità giallognola, la pizza che Walter White scaraventa sul tetto di casa mi sembra più vera di quella di Virginia Raggi.

C'è solo un modo per capire se è vera.

COSA CI DICE QUELLA SCRITTA "A TUTTA PIZZA" SUL CARTONE?

Ho fatto una piccola indagine: i locali che si chiamano "A tutta pizza" stanno al quartiere Africano, a Talenti o a ridosso del Gra—tutti a diversi chilometri dal Campidoglio. Inoltre, chiudono alle 23 mentre la foto di Virginia Raggi è stata pubblicata alle 23.37. Se fosse stata scattata e pubblicata svariate decine di minuti più tardi sarebbe un po' poco onesto, no?

Quindi non è possibile che la pizza venga da lì. Le ipotesi, a questo punto, sono due: o il cartone ha una scritta a caso; oppure è un vecchio cartone dentro cui hanno infilato quella riproduzione.

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Ciononostante qualcosa ha effettivamente funzionato, perché io ora voglio quella pizza. Voglio mangiarla con le mani anche se immagino non sarà facile—e infatti Virginia Raggi ha delle posate di plastica (ci torneremo). Sono disposto a macchiarmi i pantaloni di sugo, con quella pizza. Voglio mangiarla velocemente e far finta di essere troppo pieno per le croste per poi mangiarle comunque.

Ad ogni modo il mio pizzaiolo di fiducia me la fa arrivare sempre tagliata. E a proposito di taglio, vogliamo parlare della

MINIATURIZZAZIONE AI LATI DELLA FOTO

Scommetto che non avete mai visto un effetto del genere vero? Be', nemmeno io. Probabilmente in Campidoglio hanno un filtro tilt-shift che si chiama "L'Onestà Andrà Di Moda-Pro."

L'ESPRESSIONE INNATURALE DI VIRGINIA RAGGI

Su questo punto non serve che mi soffermi molto; voglio dire: è palese che questa espressione facciale non passerebbe il test Voight-Kampff, e non una ma trecentocinquanta volte. Però, ecco, mi sento di dire tre cose a sua discolpa:

1) Raramente le foto sono dei capolavori quando si sta per mangiare una pizza;

2) Vorrei vedere voi, mentre armeggiate con quella maledetta busta e un vostro collaboratore vi sta scattando una foto con lo smartphone per metterla su Twitter;

3) Terza, ultima e decisiva cosa: nessuno, e proprio nessuno, può essere naturale quando ti dicono di metterti in posa, alle 11 di sera, davanti al simulacro di una pizza, perché devi mostrarti in tutto e per tutto come una cittadina normale. Ti farà pure vincere le elezioni, ma dev'essere davvero snervante.

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(Naturalmente, il terzo punto ha tutto un altro significato se sei Alessandro Di Battista. Se sei Dibba, allora vieni una bomba in foto di questo genere.)

LA STATUA

E a proposito di espressioni: quella statua ha un'espressione decisamente più convincente della sindaca. Anche se non capisco perché in Campidoglio tengano una statua di Abraham Lincoln.

LE POSATE DI PLASTICA

Il particolare che più mi ha impressionato è però un altro. Virginia Raggi, infatti, sta armeggiando con una busta—quelle buste che si rompono dopo averci lottato 30 minuti, essersi scheggiati i denti nel vano tentativo di aprirsi un varco ed aver maledetto lo slogan "a tutta pizza" quando nel tempo che hai impiegato per aprirlo facevano in tempo a portartene un'altra.

Ma quello che c'è dentro è ancora più interessante: delle posate di plastica. Capite? Delle posate di plastica. Non è la scelta cheap a destare stupore, ma l'ovvio interrogativo: com'è possibile tagliare quell'astronave cava di lievito con delle posate di plastica?

Com'è possibile incidere quella crosta vulcanica di pomodoro senza causare un'esplosione termonucleare?

Che poi: qualcuno è mai riuscito a tagliare una pizza con delle posate di plastica senza che si rompessero in 0.2 secondi? L'inefficienza della giunta a Cinque Stelle è così conclamata dal dover ricorrere a delle posate di plastica?

A questo punto volevo soffermarmi sul vassoio, ma bisogna saltare la questione dei bicchieri di plastica 50 pezzi un euro e 99 per concentrarsi su un altro dettaglio clamoroso, perché la pizza non è assolutamente la cosa che salta più all'occhio. Quella è

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LA PORTA

Sono ormai dieci minuti che parlo di questa foto ma lei è il mistero più grande di tutti. Come quando guardi quelle illusioni ottiche e sai che sono illusioni ottiche perciò cerchi di capire dove sia il trucco. Giri l'immagine, chiudi gli occhi e poi li riapri. La guardi con l'occhio destro e poi su carta perché gli schermi ingannano. E quando credi di averla capita richiudi gli occhi per sbaglio e la magia non c'è più, non si capisce un cazzo.

Io non capisco questa porta. Non capisco più niente ormai.

Nel frattempo però mi sento piuttosto sollevato perché quel "boccone"—o il padellone chiamato pizza—non è rimasto indigesto, e stamattina Virginia Raggi ha twittato da Tor di Valle, dove si dovrebbe costruire il nuovo stadio della Roma, pronta a regalarci nuovi meme.

Sul resto vediamo un attimo.

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