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Cibo

Come sopravvivere al Vinitaly senza fare la figura da idiota

La prima regola è: niente borsa. La seconda: sputare.
Foto Vinitaly via Facebook

Dal completo giacca e cravatta più performante della storia, alla sbronza più colossale con vomito annesso - sorvolando sulle pipì che a una certa ora ‘ndo cojo cojo

Finché non ci sei dentro la prima volta non puoi capire e nessun racconto renderà mai davvero l’idea. Immagina la fiera più grande tu abbia mai visto, riempi tutti gli stand – microscopici o galattici – di vino e persone. E ancora non ci siamo. Il Vinitaly è enorme: oltre 4.000 espositori, quasi 150.000 le presenze annuali e un comparto vino il cui export supera i 5,5 miliardi di euro. È la fiera delle fiere, amata e odiata ma sempre lì: serietà e sbraco, entusiasmo e afflizione. Così tanto ben di Dio, di bottiglie e persone, tutto insieme, è raro. Si può cercare ardentemente il vino desiderato, assaggiare random dove capita e con chi capita, ma anche pianificare la giornata con un’agenda fitta di appuntamenti. Un po’ Paradiso e tanto Inferno, dipende dall’orario e dai punti di vista. Dal completo giacca e cravatta più performante (e resistente) della storia alla sbronza più colossale con vomito annesso - sorvolando sulle pipì che a una certa ora ‘ndo cojo cojo - al Vinitaly trovate tutto e tutto insieme (una parte del bello è pure questa: se qualcuno nega mandatelo al Prowein di Dusseldorf, tutto serietà teutonica, business e tempo di mer*a).

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"Non essere espertoni non significa dover passare da coglioni: buona educazione, rispetto delle file e capacità di ascolto ripagano sempre"

Vinitaly 2018, 52esima edizione, da domenica 15 a mercoledì 18 aprile. Qui 8 preziosi consigli che scaturiscono da un'assidua frequentazione, e che vi aiuteranno ad affrontare la bolgia e a non caracollare alle 10 di mattina.

1) In tanti anni di Vinitaly ho imparato che alleggerire zaini e borse è fondamentale per sopravvivere: dobbiamo trascinarli per tutto il giorno. L’ottimo sarebbe non averli proprio: cellulare, chiavi e occhiali possono bastare. Evitate piumoni e giacconi ingombranti, maledirli dalle 10 di mattina fino a chiusura non mette di buonumore. 2) Impostare la mappa della fiera come sfondo del telefono, così da capire esattamente dove siamo e come muovervi per arrivare nel punto desiderato, è una genialata ed evita di percorrere centinaia di metri ma nella direzione sbagliata.

3) Mi sono sempre fatto un programma di massima, una wishlist di regioni o aziende, ma non l’ho mai rispettato. Abbandonarsi agli assaggi casuali è un piacere che si scopre col tempo, ma è utile avere chiare le priorità. Eccettuati i professionisti, la categoria umana per cui avere compassione sono gli assaggiatori che perdono ore e ore nella propria regione di provenienza: perché lo fate? 4) Non essere espertoni non significa dover passare da coglioni ai banchetti: buona educazione, rispetto delle file e capacità di ascolto ripagano sempre. Lo so che in preda alla trance agonistica è dura ma se possibile, ogni tanto, sputate. Il rischio è non capire più niente dopo mezz’ora - e andare ad una fiera con tutto questo ben di Dio per poi ubriacarsi come al pub sotto casa è da stupidi. 5) Fare tante foto. Dove non arriva la memoria arriva il rullino dello smartphone. Per tanti anni ho preso appunti che non ho mai più riletto quindi ora cerco di scrivere solo quel che ha senso rileggere. Rivedere la foto di un’etichetta o di un produttore vi farà tornare alla mente tutto quel che aveva senso conservare.

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Mettere qualcosa sotto i denti è necessario per non caracollare, tamponare il tasso alcolico e non finire la benzina prima delle sei di sera (…) Portare un panino da casa è una buona idea

6) Cosa assaggiare? Impossibile dirlo in senso assoluto, ma posso dirvi cosa assaggerei io. Fate un giro in Piemonte perché, incredibile a dirsi, non è uno degli stand più imballati: Barolo e Barbaresco ma anche Nizza (barbera astigiana, non la città sul mare) e bollicine dall’Alta Langa. In Irpinia, Fiano d’Avellino e Greco di Tufo non aspettano altri che voi: bianchi mediamente stellari. Le Marche hanno una postazione infinita di Verdicchio da far tremare le vene ai polsi ed essendo uno dei più grandi bianchi italiani merita attenzione. Grandi soddisfazioni poi le avreste girando random tra gli stand FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) e Vi.Te, cioè Vignaioli e Territori, che quanto a densità di qualità per metro quadro forse non ha eguali in tutta la fiera. Poi la Toscana, non proprio un giardino zen, la Sicilia, idem con patate (il marketing territoriale al Vinitaly è un concetto tutto da esplorare), la Puglia dei tanti Primitivo che potrebbero stendervi in un nanosecondo. Insomma, in buona sostanza, assaggiate quel che vi pare ma segnatevi queste aziende e, se ci sbattete contro, fermatevi: Terlano (Alto Adige), Ferrari (Trentino), Ar.Pe.Pe. (Lombardia), Corte Sant’Alda (Veneto), Aurora (Marche), Salvioni (Toscana), Palazzone (Umbria), Morella (Puglia), I Cacciagalli (Campania).

7) Generalmente non faccio pranzo nel senso classico, ma mettere qualcosa sotto i denti è necessario per non caracollare, tamponare il tasso alcolico e non finire la benzina prima delle sei di sera. I bar vengono presi d’assalto e le file sono noiose quindi meglio evitare. Portare un panino da casa è una buona idea. Alcuni produttori compiacenti arricchiscono gli assaggi di vino con qualche stuzzicheria e, con un po’ di acume, più stuzzicherie assortite compongono un pasto di quelli fortemente sconsigliati da tutti i dietologi. 8) Last but not least: non siamo in fiera per perdere tempo o far perdere tempo ai produttori. Evitiamo di chiedere le cose che stanno già scritte sui depliant aziendali, concentriamoci sull’assaggio e sfruttiamo la compagnia dei nostri amici per confrontarci su quanti più vini possibile. Si tratta del più grande parco-giochi italiano: invece di stare a darvi un tono, giocate.

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