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Per entrare a questo ‘CryptoRave’ devi minare il biglietto d’ingresso

Come forse vi sarete accorti, negli ultimi mesi il mondo intero è impazzito per questa storia delle criptovalute e della blockchain. Dalle centinaia di nuove criptovalute nate tra luci e ombre, fino a interi settori di mercato che ora si basano sull’implementazione della tecnologia blockchain, non vi è ombra di dubbio che la mania per le criptovalute sia lo zeitgeist attuale del mondo della tecnologia.

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Non serve dire che c’è poco da festeggiare: l’invasione di questi strumenti nei think tank di mezzo mondo ha permesso la proliferazione di iniziative che hanno ben poco a che fare con le premesse iniziali della tecnologia (e della valuta) teorizzata da Satoshi Nakamoto e stiamo attraversando un momento di assestamento vero e proprio per raggiungere, si spera, un periodo di ricerca e sviluppo salutare e che non basi le proprie fondamenta sul desiderio sfrenato di lanciare una ICO o ficcare la blockchain in qualunque anfratto possibile.

La homepage di RaveEnabler. Immagine: CryptoRave

In questo clima di apparente sconforto, però, i collettivi artistici di !Mediengruppe Bitnik (di cui siamo particolarmente fan) e Omsk Social Club hanno ribadito una tendenza già in corso da diversi mesi: sfruttare la blockchain per organizzare delle feste. ‘CryptoRave‘ è l’ultimo progetto (giunto alla quinta edizione’ del percorso dei due collettivi artistici e ha mescolato un’installazione artistica con una sessione di LARP (gioco di ruolo dal vivo) e un ‘rave’ il cui biglietto ingresso andava minato via browser.

“CryptoRave si è tenuto nella panke.gallery, a Berlino, ed è stato un evento in cui si sono uniti il concetto di club e quello di performance,” mi hanno spiegato in uno scambio di mail corale i membri dei due collettivi. “!Mediengruppe Bitnik ha presentato ‘Alexiety‘, un progetto elaborato con il musicista francese Low Jack in cui sono state prodotte tre canzoni d’amore che sono in grado di interagire direttamente con gli Intelligent Personal Assistant come Alexa, Google Home e Siri — L’intento è di rimettere in discussione il rapporto uomo-macchina nelle relazioni che stanno cominciando a legarci a questi dispositivi.”

“Sia il ‘rave’ che il ‘gioco’ hanno il potere di creare uno spazio di finzione in cui possiamo immaginarci dei futuri alternativi.”

Le tracce prodotte nella prima fase del progetto sono state poi riproposte direttamente durante la serata della festa, a cui lo stesso LowJack ha suonato, “CryptoRave è un’azione artistica utopica pensata per comprendere come e se le organizzazioni autonome decentralizzate (DAO) possano essere in grado di supportare e sopportare una sotto-cultura,” mi spiegano. “Il primo passo è stato creare RaveEnabler — un software specificatamente pensato per permettere ai raver di diventare parte del CryptoRave Network,” continuano raccontando il cuore del progetto che permette di “Donare la potenza di calcolo dei loro computer per minare Monero — una criptovaluta — mentre, allo stesso tempo, rendono la rete maggiormente sicura e anonima,” il lavoro di mining effettuato via browser permetteva ai partecipanti di sbloccare i biglietti e le coordinate del luogo della festa.

Ma CryptoRave è stata anche e sopratutto un’occasione per includere l’elemento di gioco di ruolo dal vivo all’interno di una festa, “Sia il ‘rave’ che il ‘gioco’ hanno il potere di creare uno spazio di finzione in cui possiamo immaginarci dei futuri alternativi,” mi spiegano. “Ci è sembrato cruciale contribuire a creare uno spazio e un tempo specifico per ragionare collettivamente sulle reti decentralizzate, le reti nascoste anonime e i mezzi necessari ad acquisire fiducia e resilienza nell’utilizzo di questi strumenti.”

Secondo gli organizzatori sono stati messi in vendita anche dei biglietti ‘pre-minati’ per la festa. Ironicamente, si poteva pagare soltanto in Bitcoin. Immagine: CryptoRave

La componente LARP di CryptoRave chiedeva ai partecipanti di fingersi membri del mondo tecnologico che gli fatto da ponte per la festa, “L’attuale stato del mondo lo rende sensibile ad un altissimo tasso di infiltrabilità: anche andare ad un rave significa recarsi in uno spazio ospitale per una polizia speciale, per degli hacker black hat, per degli amministratori di botnet,” mi spiegano parlandomi del tipo di personaggi giocati durante la festa. “Il CryptoRave sfrutta il rave come interfaccia di protezione per individui unici e allo stesso tempo per palesare apertamente la loro presenza. Questo è anche il motivo per cui l’Omsk Social Club preferisce il termine Real Game Play (RGP) invece che LARP, perché le sue caratteristiche gli permettono di espandersi alla vita reale, continuando a custodire il potenziale di influenzarla al di fuori dell’ambiente di gioco chiuso.”

Tra gli altri, “C’era Hans Ulrich Obrist (noto curatore d’arte, ndr), ma sembrava molto più giovane. C’era un intero gruppo di persone provenienti dalla tecnologia e dalle ONG che ballava a fianco a dei ricercatori AI dei nuovi laboratori Google. Ben Vickers (ricercatore luddista, ndr) è stato attaccato al telefono invece che alla pista — A quanto pare non balla più. C’era addirittura qualcuno che si è presentato come Satoshi Nakamoto, inoltre c’erano persone che indossavano le unità di camuffamento CV Dazzle di Adam Harvey. C’era anche l’assistente di Peter Thiel — ubriaco marcio, che faceva un gran casino. Ma questo caos è la realtà delle nostre reti quando diventano fisiche,” continuano descrivendomi i fenotipi umani partecipanti, “È impossibile dire da dove siano venuti o chi fossero, visto che diamo per scontato che abbiano adottato identità alternative per presenziare al CryptoRave: tutto era un’illusione della vita reale, volevamo incoraggiare una ribellione rave delle singole vite dei partecipanti.”

La premessa di riflessione di CryptoRave, però, ignora volontariamente il “lato oscuro” della mania per la decentralizzazione ed è importante riflettere sin dall’inizio su come rendere queste conversazioni vulnerabili alla messa in discussione dell’attuale status quo della decentralizzazione, “Per farlo dobbiamo contribuire

attivamente all’adozione e allo sviluppo della nostra visione del futuro all’interno degli spazi delineati da queste tecnologie,” mi rispondono quando metto in dubbio le loro intenzioni. “La parte pubblica è molto importante: vogliamo eliminare la conoscenza tecnologica centralizzata e aprirla a potenziali interessati, e questo processo può consumarsi attraverso il gioco. Se assumi un ruolo di gioco, in genere devi fare un po’ di ricerca, quindi una persona che non ha mai minato un singolo Bitcoin diventa improvvisamente un milionario delle criptovalute — Devono sapere che cos’è Bitcoin per vestire quel ruolo. Quando il novellino diventa il giullare, è allora che le cose diventano interessanti.”

L’equazione è semplice, “È importantissimo che persone provenienti da background, vite, esperienze, gender diversi vengano incluse nel processo di sviluppo della tecnologia. Il mondo della tecnologia sta modellando sempre di più l’aspetto della nostra vita offline e delle nostre esperienze online. Dobbiamo assicurarci che questi spazi siano eterogenei e multi-livello e soddisfino i bisogni più svariati. In quanto artisti, vogliamo contribuire.”

La componente LARP, infine, non è casuale, secondo i collettivi, “La singola identità di molte persone su Facebook fa sì che il capitalismo debba faticare molto meno per raccogliere i nostri dati. Cosa succederebbe se tre persone utilizzassero lo stesso account? Sarebbero comunque in grado di usufruire di una rete sociale globale, ma le informazioni su di essi vendute da Facebook non sarebbero precise. Tutto sta nell’hackerare il sistema di lucidità.” In effetti non riesco a immaginarmi un modo migliore di iniziare ad hackerare i sistemi di lucidità di andare ad un rave.

Segui Federico su Twitter: @nejrottif