Più di 710.000 migranti, stando ai dati forniti dall’agenzia europea Frontex, hanno attraversato i confini europei nei primi nove mesi del 2015. Un numero altissimo, se si considera che durante l’intero 2014 sono arrivate in Europa 282.000 persone.
Proprio per cercare di gestire il forte flusso di migranti che sta transitando per i paesi dell’area balcanica diretto verso il nord Europa, si è riunito domenica un summit che ha coinvolto i leader di otto paesi dell’Unione Europea (tra cui Germania, Austria e Grecia) e di tre paesi candidati: Albania, Macedonia e Serbia.
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Ai margini del vertice, un alto ufficiale dell’Unione Europea ha detto all’agenzia Reuters che quest’inverno potrebbe riaprirsi la rotta via mare tra Albania e Italia, già percorsa negli anni Novanta da migliaia di profughi albanesi.
L’apertura di una nuova rotta sorgerebbe dal bisogno di trovare una via alternativa ai percorsi attuali, resi impraticabili dai blocchi sorti ai confini di diversi paesi del centro e dell’est Europa. Sta diventando sempre più difficile per i migranti trovare una rotta aperta verso il nord. Da qui, la necessità di trovare delle alternative, non solo via terra.
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“Mi sembra assolutamente plausibile che si possa aprire questa rotta,” ha detto a VICE News Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana. “Non si può pensare di risolvere [il problema] soltanto chiudendo le frontiere. Chiusa una frontiera, i migranti troveranno altre rotte,” ha spiegato.
La visione della Croce Rossa Italiana è sostenuta anche da Andrea Rossini, giornalista e redattore di Osservatorio Balcani e Caucaso, che ha seguito i migranti ai confini serbi con Croazia, Bulgaria e Macedonia. “Se vengono chiuse le frontiere in alcuni punti, è possibile che i profughi esplorino nuove strade,” ha spiegato.
Tra i fattori che potrebbero determinare l’apertura di nuove rotte, secondo Rossini, avrà un forte peso la scelta delle vie “meno costose dal punto di vista economico e della distanza da percorrere.”
“Se verranno aperte nuove vie, mi sembra probabile che saranno scelte quelle più semplici per quel che riguarda i trasporti e la spesa necessaria [ad attraversarli]. Tuttavia, credo che nessuno sia in grado di dire se questi percorsi saranno attraverso l’Albania e l’Italia, o dalla Slovenia all’Italia,” ha spiegato.
Il Ministro degli Esteri austriaco Johanna Mikl-Leitner ha annunciato mercoledì che il paese costruirà una recinzione lungo il confine con la Slovenia per rallentare il flusso dei migranti che cercano di entrare nel paese. Il ministro ha specificato che la recinzione non servirà solamente a bloccare i migranti, ma anche a garantirne un ingresso controllato e ordinato.
L’Ungheria ha già completato una recinzione al confine con la Serbia, e si sta adoperando per costruirne una anche sul confine croato. Senza poter passare dall’Ungheria, di migranti hanno iniziato a dirigersi verso la Croazia e poi la Slovenia, ma le autorità slovene hanno iniziato ad aumentare i controlli—senza contare la recinzione appera eretta dall’Austria.
Rossini, che ha seguito principalmente i migranti ai confini serbi con Croazia, Bulgaria e Macedonia, ha raccontato che spesso nei paesi della penisola balcanica il trasporto dei migranti su autobus o treni viene garantito gratuitamente dalle autorità statali (come nel caso della Croazia) o da privati, a pagamento, con la “silente approvazione” del governo (come accade invece in Serbia).
Sulla tratta via mare tra la Turchia e la Grecia, invece, la gestione dei flussi è stata lasciata completamente in mano ai trafficanti che, a detta di Rossini, “mettono a disposizione dei migranti dei gommoni ‘usa e getta’ per cui devono pagare dai 1.000 ai 1.500 dollari a persona.”
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Quando VICE News gli ha chiesto se è verosimile pensare che anche nel tratto tra Albania e Italia il passaggio sarebbe gestito dai trafficanti, Rossini ha risposto che il tutto dipenderebbe “dall’atteggiamento delle autorità albanesi e italiane.”
I due paesi potrebbero mettere a disposizione dei mezzi di trasporto legali, strappando il flusso dei migranti dalla morsa dei trafficanti e garantendo un passaggio sicuro alle migliaia di persone dirette verso il nord Europa. Se invece il trasporto venisse lasciato in mano ai trafficanti, “sarebbe un disastro dal punto di vista umanitario,” ha spiegato Rossini.
Molti paesi della penisola balcanica, tra cui l’Albania, devono affrontare delle realtà economiche problematiche, che limitano la loro capacità di gestire l’intensissimo flusso di migranti. “Parliamo di realtà spesso difficili sotto il profilo economico, quindi è ovvio che la capacità di risposta spesso fa più fatica,” ha spiegato Rocca. E proprio la difficoltà incontrata dalle autorità nel garantire assistenza ai migranti potrebbe fornire ai trafficanti lo spazio per prosperare.
“È ovvio che la criminalità dove vede occasione di fare affari riemerge in un attimo,” ha detto Rocca. “Nel momento in cui si crea un bisogno, la criminalità è subito pronta a fornire soluzioni se non lo fanno i governi. E questa è la vergogna.”
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Foto di Gémes Sándor/SzomSzed rilasciata sotto licenza Creative Commons