Nonostante gli esseri umani consumino cannabis da migliaia di anni, gli scienziati brancolano ancora nel buio quando si parla dell’erba del diavolo. Ora ,però, grazie a una nuova ricerca, abbiamo una potenziale risposta a uno dei misteri più grandi della scienza del fumo: perché l’erba ha principi attivi speciali che ci fanno sballare, mentre altre piante no?
Sto parlando, chiaramente, del THC e del CBD, i composti noti come cannabinoidi che si trovano nella cannabis e procurano effetti diversi sugli esseri umani. Il THC è noto per essere la componente psicoattiva principale della cannabis (leggi: la roba che ti sballa), mentre il CBD è diventato in tempi recenti un ingrediente in voga per qualsiasi prodotto, dalle bevande ai cosmetici.
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Stando a uno studio pubblicato nel numero di novembre di Genome Research, questi due composti distinti non sono sempre esistiti nella pianta che ora chiamiamo cannabis: milioni di anni fa, virus antichi potrebbero aver colonizzato il genoma della pianta e accelerato un processo evolutivo che ha cambiato il suo DNA, dandoci il THC e il CBD.
“Le proteine [del THC e del CBD] sono inserite in questa matassa disordinata di sequenze tipo virus,” ha detto al telefono con Motherboard Tim Hughes, professore di genetica molecolare dell’Università di Toronto e co-autore dello studio. “Un aspetto per cui queste sequenze sono note è che facilitano la riorganizzazione dei cromosomi, e sono anzi un po’ pericolose in questo senso.”
Stando a Hughes, questi virus potrebbero aver accelerato un processo evolutivo che ha portato un singolo gene enzimatico nella cannabis a trasformarsi in due, regalandoci a un certo punto il THC e il CBD. “È facile immaginare che, nel corso di un lungo intervallo di tempo, questo processo si è verificato ancora e ancora nella parte del cromosoma dove si trovano questi due enzimi,” ha detto.
Questo cambiamento ha portato la cannabis antica a dividersi in due tipi chimicamente distinti, e gli esseri umani hanno poi selezionato le piante con le caratteristiche desiderate, come alto THC, stando a un comunicato stampa relativo allo studio.
È difficile dire come fosse la cannabis prima che una serie di virus antichi la aiutassero a sviluppare le proprietà per cui la conosciamo oggi — ma, stando a Hughes, alcune delle sue parenti più prossime sono specie innocue come il gelso e il luppolo.
Un aspetto importante ancora da capire è lo scopo del THC e del CBD per la pianta stessa.
La scoperta del probabile legame tra i virus antichi e il motivo per cui le persone si girano una canna oggi per rilassarsi è il risultato del lavoro di ricerca più ampio di Hughes e colleghi, che è dedicato alla costruzione della prima mappa integrale mai pubblicata in campo accademico del genoma della cannabis. A febbraio scorso, Sunrise Genetics — una startup con sede in Colorado — ha presentato una mappa del genoma della cannabis durante una conferenza, ma non ha pubblicato un paper a riguardo, dicendo che avrebbe condiviso pubblicamente il lavoro “in meno di un anno.” Hughes e colleghi hanno pubblicato una prima bozza del genoma della cannabis nel 2011, ma non era abbastanza dettagliato da rivelare la posizione dei geni sul cromosoma.
Queste mappe sono essenziali per migliorare la nostra scarsa comprensione della cannabis come pianta. La mappa creata da Hughes e colleghi sta già facendo la differenza anche al di là della scoperta del possibile ruolo dei virus nella produzione del THC e del CBD. Stando ai ricercatori, hanno anche identificato un gene responsabile della creazione di un terzo cannabinoide, chiamato CBC.
E c’è ancora tanto da imparare su una pianta che molte persone consumano regolarmente, ma che la scienza non ha ancora chiara del tutto. Un aspetto importante ancora da capire, stando a Hughes, è lo scopo del THC e del CBD per la pianta stessa, considerato che questi composti si sono sviluppati parecchio tempo prima che gli esseri umani comparissero sulla Terra. “È solo una coincidenza fortunata che abbiano questo effetto sulle persone,” ha detto Hughes.
È facile che vedremo presto nuovi studi che scandagliano tutto ciò che è ancora ignoto della cannabis, grazie a un’ondata emergente di ricerche scientifiche alimentate dalla legalizzazione della pianta in Canada. Prima di oggi, era molto difficile per i ricercatori mettere le mani sulla pianta per studiarla e sui soldi necessari per finanziare la ricerca stessa. Ora, le cose stanno cambiando e così anche la nostra comprensione della cannabis.
“È una pianta e fa queste cose biochimiche e non è che non abbiamo le capacità per fare tutti gli esperimenti che facciamo su altre piante, animali o microbi,” ha detto Hughes. “Non l’abbiamo fatto finora perché non si poteva.”
Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.