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Tecnologia

Questo biologo sta studiando il modo di rendere i cani immortali

Il Dog Aging Project ha l'obiettivo di rallentare l'invecchiamento dei nostri amici a quattro zampe.
Matt Kaeberlein e due amici pelosi. Immagine via

Da qualche anno le ricerche sui metodi per allungare la durata media della vita umana o addirittura per protrarla all'infinito costituiscono una delle sfide più importanti per la comunità scientifica. Basti pensare agli sforzi profusi dal [miliardario russo che vuole diventare immortale entro il 2045]( http://motherboard.vice.com/it/read/miliardario-russo-immortale) o alle dichiarazioni rilasciate recentemente a Play Boy, da Ray Kurzweill di Google secondo cui [l'umanità scoprirà come vivere più a lungo entro il 2029]( http://uk.businessinsider.com/googles-chief-futurist-thinks-we-could-start-living-forever-by-2029-2016-4?r=US&IR=T). Ma cosa ne sarebbe di una vita lunghissima senza i nostri amici a quattro zampe?

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La ricerca scientifica si è già occupata di potenziare i cani, trasformandoli in pericolosissime [armi d'offesa cyborg in dotazione ai reparti speciali della polizia]( http://motherboard.vice.com/it/read/ecco-come-la-polizia-ha-trasformato-i-cani-poliziotto-in-cacciatori-cyborg), oppure creando auto che possono essere guidate anche da loro—come la Tesla S di Elon Musk. Ma fino ad ora, nessuno aveva pensato di dedicare i propri sforzi ad allungare la loro vita media che attualmente si aggira intorno ai 10-13 anni.

Il Dog Aging Project risponde proprio a questa esigenza. Il progetto messo in piedi dal Matt Kaeberlein, un biologo dell'Università di Washington, ha l'obiettivo di prolungare la longevità dei cani domestici avvalendosi di una rete composta da proprietari di animali, veterinari e partner scientifici. L'impresa si articola in due componenti principali: uno studio longitudinale per monitorarne l'invecchiamento e un altro mirato a prevenire le malattie e prolungare la vita degli esemplari di mezza età.

Come riportato nel sito del progetto, lo studio longitudinale è il primo studio su larga scala del genere in cui gli esemplari vengono seguiti per tutta la vita in modo da identificare i fattori biologici e ambientali che determinano le morti precoci. Malattie come il cancro, l'insufficienza renale e la demenza, infatti, sembrano coinvolgere solo una parte della popolazione canina, mentre un'altra porzione si dimostra relativamente immune. Chi fosse interessato a partecipare può cliccare qui.

Il secondo studio si avvale di metodi che si sono rivelati utili nel prolungare la vita delle cavie da laboratorio. Il miglior candidato è il farmaco battezzato rapamicina. Questo sostanza viene utilizzata nei pazienti umani per prevenire il rigetto degli organi trapiantati e per combattere il cancro, ma somministrata in piccole dosi, contribuisce a rallentare l'invecchiamento ed estendere la durata della vita in diversi organismi animali—tra cui proprio le cavie—con pochi effetti collaterali. La prima fase dello studio sui cani è già stata portata a termine, sul sito potete ammirare le foto dei primi eroici volontari, se volete partecipare alla seconda fase, invece, cliccate qui.

Pur essendo l'aumento della durata media della vita dei cani un obiettivo desiderabile di per sé, lo scopo a lungo termine di Kaeberlein e compagni è quello di riuscire ad individuare percorsi validi anche per gli esseri umani. La sperimentazione sui cani, infatti, comporta una serie innegabile di vantaggi: i test non devono durare un'intera vita umana—con il rischio che un gruppo di ricercatori debba chiedere ai propri nipoti di portare a termine gli studi iniziati da loro decenni prima—rientrando in un arco di tempo inferiore ai dieci anni. E sopratutto, i cani restano la specie animale che vive nella condizioni ambientali più simili a quelle umane—ammesso che in futuro non ci venga in mente di iniziare a vivere come le cavie da laboratorio.