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Tecnologia

Tutto ciò che c'è da sapere sulla multa da 13 miliardi di euro ad Apple

La Commissione Europea afferma che l'accordo sulle tasse tra Apple e l'Irlanda equivale a un aiuto statale illegale. Ecco ciò che devi sapere.

Apple non è mai troppo lontana dalle prime pagine, ma se spesso l'attenzione è centrata su qualche nuovo prodotto--o i rumor riguardo qualche nuovo dispositivo—martedì è salita alla ribalta per una ragione molto differente. La Commissione Europea ha sancito che un accordo fiscale stipulato tra il governo irlandese e Apple sarebbe a tutti gli effetti illegale e da considerarsi nullo con il risultato che l'azienda rischia di dover pagare quasi 13 miliardi di euro di tasse arrestrate.

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Ma come è potuto capitare che una delle aziende con più valore al mondo debba a un piccolo paese alla periferia del continente Europeo una somma che equivale grossomodo al prodotto interno lordo dello Zimbabwe?

Nel 2014 Apple veniva effettivamente tassata per lo 0.0005 per cento.

La storia di Apple in Irlanda è piuttosto lunga. Nel 1980 ha inaugurato uno stabilimento di produzione a Cork, con circa 60 dipendenti. I decenni successivi hanno visto la presenza dell'azienda nel paese crescere significativamente e per il 1990 la fabbrica era passata da circa 4.000 metri quadrati a oltre 31.000 e, parallelamente, i dipendenti erano diventati 1.000.

Trovandosi a essere l'azienda più grande del paese, all'epoca, Apple aveva abbastanza leva da riuscire a stipulare alcuni accordi con il governo irlandese sulle modalità con cui avrebbero pagato le tasse e nel 1991 un consulente dell'agenzia delle entrate irlandesi ha avviato la negoziazione per un accordo fiscale.

Questi i fatti che hanno dato inizio alla relazione particolarmente complessa tra Apple e la tassazione irlandese, una relazione ulteriormente cementatasi, nel 2007, quando è stata varata una nuova legislazione fiscale dal governo irlandese. E sono proprio queste due leggi che hanno convinto l'EU a investigare la cosa, rendendosi presto conto che l'Irlanda si era resa disponibile all'accordo per salvaguardare il grande numero di posti di lavoro che l'azienda assicurava.

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Margarethe Vestager, a capo della regolamentazione EU per la concorrenza. Immagine tratta da Johannes Jansson/Wikimedia.

Gli accordi con l'Irlanda hanno permesso ad Apple di pagare molte meno tasse per i progetti assegnati alle sue sussidiarie irlandesi, rispetto al tasso del 12,5% che sarebbe stato altrimenti applicato.

Apple ha fondato due sussidiarie, Apple Sales International e Apple Operations Europe, entrambe registrate in Iralnda, ma non residenti in quel paese dal punto di vista delle tasse.

È stato attraverso queste due società (in particolare Apple Sales International) che Apple ha fatto passare la grande maggioranza dei suoi profitti europei. La Commissione Europea scrive che, grazie all'accordo con il governo irlandese, Apple stava usufruendo di un tasso effettivo dello 0.005 nel 2014, o, per dirlo in altro modo, per ogni milione di euro di profitti, pagava 50€ di tasse.

Questo, stando alla Commissione Europea, sarebbe illegale e conterebbe come caso di aiuto di stato, un fatto ammissibile solo nell'ambito di circostanze molto limitate. "L'Irlanda ha garantito 13 miliardi di dollari di indebita insolvenza fiscale ad Apple. Questo è illegale per quanto previsto dalle normative EU in fatto di sovvenzioni statali, perché ha permesso ad Apple di pagare, in modo del tutto anticoncorrenziale, meno tasse di altri businesses", recita il testo.

A una conferenza per la stampa tenutasi mercoledì, Margarethe Vestager ha reso chiaro come non si tratti di una multa o di una penalità; si tratta semplicemente di tasse che Apple avrebbe dovuto pagare e ora dovrà pagare.

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Irish tax rulings to Apple are illegal state aid. Effective taxation as low as 0,005 pct. #Apple has to repay up to €13 billion unpaid tax.
— Margrethe Vestager (@vestager) August 30, 2016

A ogni modo, la Vestager ha aggiunto che nonostante 13 miliardi di euro sia il tetto massimo imponibile dall'irlanda, altri paesi aderenti all'Unione che lamentino mancato guadagno a causa dei benefici fiscali irlandesi potrebbero farsi avanti per recuperare altri soldi.

"La tassazione agevolata irlandese ha permesso ad Apple di evitare quasi del tutto la tassazione sul profitto generato dalle vendite dei propri prodotti e dispositive nell'intero mercato unico europeo," ha aggiunto la Vestager. "Questo ha a che fare con la decisione di Apple di registrare tutte le vendite in Irlanda, piuttosto che nei singoli paesi dove erano stati venduti i prodotti. Se gli altri paesi paese richiedessero a Apple di pagare maggiori tasse sui profitti delle aziende, per lo stesso periodo di riferimento e seguendo i singoli regolamenti nazionali, questo ridurrebbe l'ammontare dei soldi dovuti alla sola Irlanda"

Per quanto il fatto possa sembrare un colpo decisivo per Apple, è altamente probabile si tratti solo del primo round di una battaglia che procederà molto, molto a lungo.

Tanto Apple quanto il governo Irlandese si sono opposti alla decisione e hanno dichiarato ricorreranno in appello. Il governo irlandese, in particolare, ha fatto sapere di "essere profondamente in disaccordo con l'analisi svolta dalla Commission e che l'Irlanda non avrebbe mai garantito un trattamento fiscale di favore ad Apple."

Apple, dal canto suo, nega di aver qualsiasi responsabilità o commesso alcun sinistro. "Seguiamo la legge nazionale e paghiamo tutte le tasse dovute in ogni paese in cui operiamo." Tim Cook, l'attuale amministratore delegato dell'azienda, ha scritto una lettera aperta rivolta a "l'intera comunità Apple europea," minacciando il fatto che una decisione di questo tipo, se confermata, non danneggerebbe grandemente la sola azienda, ma l''intera economia europea. "A parte gli ovvi problemi per Apple, l'effetto più profondo e doloroso di questa delibera sarebbe la riduzione degli investimenti e della creazione di posti di lavoro in Europa," scrive Cook.

L'UE è ovviamente del tutto intenzionata a tutelare il mercato unico e non c'è nulla di strano, quindi, nel fatto che indaghi approfonditamente qualsiasi sospetto che un singolo paese dell'unione cerchi di guadagnare una posizione favorevole rispetto agli altri, per esempio stringendo accordi fiscali anticompetitivi. L'irlanda è già al centro di molte attenzioni per la sua imposta fiscale di appena il 12.5 per cento--la più bassa tra tutti gli stati membri--ma Vestager come la decisione della commissione non volesse mettere in questione il sistema fiscale irlandese, quanto piuttosto questo singolo accordo tra le parti in causa.