FYI.

This story is over 5 years old.

Attualità

L'ottimismo vano di La La Land

Non è un caso che uno dei film più gioiosamente nostalgici dell'anno sia uscito in questo periodo—ossia, subito dopo le elezioni americane.

Attenzione: il post contiene spoiler su La La Land. Consideratevi avvisati.

Il musical americano ha una luga tradizione di sognatori (Annie sogna di avere una famiglia; Dorothy di tornare in Kansas; Maria e Tony di poter stare insieme), così come ha la capacità di distillare e trasmettere al meglio l'anima di queste aspirazioni. Le canzoni, per esempio, sono piene delle promesse di "tomorrow," "somewhere over the rainbow," e "someday". Ma l'aspirazione definitiva e ricorrente, quella che sta dietro a prodotti come Funny Girl, Billy Elliot e Hairspray, è una sola: quella di farcela all'interno dello show business. È a questa categoria che appartiene La La Land.

Pubblicità

Il film ha come protagonisti Emma Stone e Ryan Gosling, rispettivamente nel ruolo di Mia, che sogna di fare l'attrice, e Sebastian, un pianista jazz che vorrebbe un locale tutto per sé in cui suonare musica vecchio stile. Come ogni musical che si rispetti, però, Mia e Sebastian devono superare una lunga serie di ostacoli e difficoltà per vedere realizzato il proprio desiderio. Se per Fanny Brice queste difficoltà sono il naso importante e l'aspetto—appunto—da "funny girl", per Billy Elliot le origini proletarie e il fatto di essere un maschio, e per Tracy Turnblad il peso, Mia e Sebastian devono vedersela con la competizione spietata e la morte del jazz.

Dopo audizioni catastrofiche e ingaggi persi per colpa dell'istinto, le vite dei due si intrecciano e si uniscono per poi essere separate, ancora una volta, dallo scontro tra le aspirazioni e la realtà. Il film si conclude cinque anni più tardi, quando Mia, ormai famosa e sposata, torna a Los Angeles e incontra Sebastian nel locale di grido che è finalmente riuscito ad aprire. Il successo di cui entrambi godono, ci lascia intendere il film, è stato possibile solo tramite la loro separazione: entrambi sono soddisfatti delle loro carriere, e felici—come si evince dal sorriso consapevole che si scambiano in una delle ultime scene—nonostante quel desiderio da realizzare sia passato per la fine della loro storia.

Grab via YouTube

La La Land è intriso di nostalgia—o, come hanno detto alcuni commentatori, della "lotta tra il vecchio e il nuovo." La rivalutazione del passato e l'ottimismo trasudano pesantemente dal guardaroba di Mia, pieno di vestiti anni Quaranta o Cinquanta, colori pastello e stretti in vita, così come dall'arredamento delle sale da ballo che compaiono in ogni scena. Quando hanno appena cominciato a frequentarsi, Mia spiega a Sebastian che il sogno di fare l'attrice è nato dopo che sua zia le ha fatto vedere vecchi classici come Notorious - L'amante perduta, Susanna! e Casablanca e che la sua idea di celebrità attinge a piene mani da quelle che immagina siano le vite delle star della vecchia Hollywood—non dalla vita senza privacy e costantemente invasa dai paparazzi di quelle odierne. All'inizio del film, durante una cena, l'ex ragazzo di Mia, suo fratello e la moglie di suo fratello si mettono a parlare del "teatro di oggi" la cui qualità "è precipitata." Dopo che Mia e Sebastian guardano insieme il film del 1955 Gioventù bruciata (in cui i protagonisti vestono in modo sorprendentemente simile a loro) il cinema in cui vanno, il Rialto, chiude.

Pubblicità

La nostalgia di Sebastian è ancor meno nascosta. Commenta salace la trasformazione del suo jazz club di fiducia in un locale che fa salsa. Si lamenta del declino di popolarità del jazz e del fatto che il genere stia morendo. Quando esprime la sua preoccupazione al riguardo con il suo vecchio amico Keith, che suona in una band jazz pop di successo, questi gli risponde che "il jazz sta morendo per colpa di quelli come te" che "si aggrappano a idee romantiche sul passato." "Come puoi dirti rivoluzionario quando sei così tradizionalista?" gli chiede Keith. Ma Sebastian ignora ogni critica. A un certo punto del film chiede a sua sorella, "Perché dici 'romantico' come se fosse una parolaccia?"

Non è un caso, come del resto è stato fatto notare, che uno dei film più gioiosamente nostalgici dell'anno sia uscito in questo periodo—ossia, subito dopo le elezioni americane. Il tempismo era calcolato: La La Land è stato fatto diventare volontariamente uno dei film da vedere per riprendersi dallo shock della vittoria di Trump. La La Land ha ricevuto recensioni entusiastiche perché con il suo ottimismo offre un attimo di pace e respiro dalla situazione politica americana di oggi, che sembra farsi sempre più cupa ogni giorno che passa. La prima scena del film, prima ancora dei titoli di testa, mostra un centinaio di ballerini con abiti di colori sgargianti che danzano su delle auto e cantano della voglia di "inseguire le luci che splendono" e che "è un altro giorno di sole." Nella sua recensione del film per il New York Times, la critica cinematografica Manohla Dargis ha detto che guardare La La Land nello "stato terribile" in cui si trovava quando l'ha visto "dev'essere stato come guardare Fred Astaire e Ginger Rogers durante la Grande Depressione." Un'altra recensione suggeriva che il film avesse "un calore e un ottimismo in grado di scacciare ogni sentimento negativo accumulato durante la difficile campagna elettorale."

Secondo questi ragionamenti La La Land ci farà uscire tutti dalla nostra disperazione collettiva ricordandoci cosa vuol dire sognare e inseguire "le luci che splendono." Ma a rischio di sembrare eccessivamente scettica o pessimista, dirò che per me non è affatto scontato che genere di ottimismo ci accompagnerà fuori dal cinema. Certo, molte delle scene di ballo (specialmente quelle in cui ci sono ballerini professionisti accanto ai quali Emma Stone e Ryan Gosling non possono non sfigurare) mi hanno fatto venire voglia di ballare. E mi sono anche commossa per la storia d'amore idilliaca in cui i due partner si sostengono a vicenda nei propri sogni e ambizioni. (Ho apprezzato anche la parte in cui ci si immaginava cosa sarebbe successo se Sebastian avesse sacrificato la sua carriera—mentre Mia dal canto suo non ha mai nessun dubbio, anche se molti film la costringono a scegliere tra il successo professionale e l'amore.) Ma ho trovato incredibilmente narcisistico il tipo di speranza che questo film dovrebbe ispirare. Se Mia e Sebastian riescono a trasformare i loro sogni in realtà, entrambi e insieme, allora—ci diciamo—posso farlo anche io. Se la faccia di Mia finisce stampata sui cartelloni pubblicitari, allora anche la nostra può finirci.

Quando da ragazzina facevo danza guardavo un sacco di musical perché mi aiutavano a trovare uno scopo al duro lavoro che facevo durante gli esercizi e a coltivare il sogno che un giorno ce l'avrei fatta. Ma per chi non ha mai avuto esperienze del genere, non mi è chiaro che genere di speranza La La Land dovrebbe ispirare. Che tipo di "luci che splendono" dovremmo inseguire noi americani liberal depressi e delusi?

Ci sono molte belle scene in La La Land, e le persone a cui non dà noia che all'improvviso i protagonisti inizino a cantare e ballare potranno senza dubbio apprezzarlo. Ma quello che alla fine ti lascia è ben poco. Le sue conclusioni ottimiste—Mia riesce a diventare quell'una su un milione che finisce a Hollywood, Sebastian a omaggiare la storia del jazz come si proponeva di fare fin dall'inizio—dicono molto poco della storia della maggior parte delle persone, sia dal punto di vista personale che politico. In più, e questa è la parte peggiore, La La Land ci invita a indulgere nella tentazione della nostalgia, cosa poco utile e molto pericolosa. Il titolo della recensione di Dargis—"La La Land Makes Musicals Matter Again"—si rifà alla promessa alla base della campagna elettorale del demagogo che abbiamo appena eletto presidente, quella che a sua volta fa leva sulla percezione di una grandezza passata di poche persone. Non sto dicendo che Fred Astaire o Susanna! o Cantando sotto la pioggia non siano degni di essere guardati più e più volte. Ma la nostalgia acritica non fa altro che nascondere le realtà sociali di quella che viene percepita come un'età dell'oro e cancellarne le parti che anche all'epoca non luccicavano affatto.