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Mostrare le tette su internet non aiuterà le donne col cancro al seno

Il 13 ottobre è stato il No Bra Day, giornata in cui 'per sostenere la lotta al cancro al seno' le donne erano invitate a togliersi il reggiseno. Ma alle donne che hanno affrontato la malattia l'iniziativa non è affatto piaciuta.

Grab via Instagram per l'hashtag #nobraday.

Il 13 ottobre è stato il 'No Bra Day', giorno dedicato alla lotta contro il cancro al seno—un po' la versione social del fiocco rosa e delle Stelle di Natale. La giornata è stata istituito nel 2011 con lo scopo di "sensibilizzare sulla malattia, raccogliere fondi per la ricerca e aiutare le donne che sono sopravvissute," ma nella praticaè riconoscibile essenzialmente per le numerose foto di scollature accompagnate dall'hashtag #nobraday che compaiono sui social.

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Come già accaduto per altre iniziative, l'evento non è stato immune da critiche. Secondo Ann Marie Giannino-Otis, che gestisce il blog Stupid Dumb Breast Cancer, il No Bra Day è irrispettoso nei confronti delle donne che hanno dovuto affrontare la malattia. "Rispondetemi a queste domande: che cosa si ottiene togliendosi il reggiseno? È utile alla ricerca? A parte togliersi il reggiseno, cosa fanno attivamente queste donne?" ci ha detto nel corso di un'intervista telefonica. "Non fa niente. Sessualizza il cancro al seno, e il cancro al seno non è una cosa sexy."

Giannino-Otis fa notare che molte donne che hanno affrontato il cancro al seno non accettano il proprio corpo. L'idea che qualcuno si possa togliere il reggiseno in segno di solidarietà la fa particolarmente arrabbiare. "I miei seni non somigliano affatto a quelli di prima. Sono diversi. Quando ci guardiamo allo specchio dopo l'intervento, i capezzoli non ci sono più, abbiamo profonde cicatrici, abbiamo perso o preso molti chili. Siamo cambiate completamente. Non accettiamo il nostro corpo, e voi ci dite di togliere il reggiseno?" spiega. "Quello che ci fa il cancro è strapparci il seno, farci passare sotto i ferri, renderci il contrario dell'erotico. Il No Bra Day vuole sessualizzare una condizione che non è affatto sexy. È terribile."

"Può risultare profondamente offensivo nei confronti di un sacco di donne che si sono sottoposte a chirurgia e non ne hanno avuto i migliori risultati," mi ha detto Gayle Sulik, autrice di un libro sulle donne che sopravvivono al cancro al seno. "Avere il cancro al seno è una condizione complessa, e l'attitudine allegra alla Oggi metto la maglietta aderente senza niente sotto e dico che è una lotta al cancroè esattamente l'opposto della realtà che vivono molte persone."

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L'idea di postare la foto di un capezzolo su Twitter per combattere una malattia che uccide ogni anno 40.000 persone può sembrare ridicola, eppure il tipo di ragionamento dietro al No Bra Day è piuttosto comune. Nel corso degli ultimi anni soprattutto negli Stati Uniti sono nate molte iniziative simili, dalla Save the Ta-Tas Foundation che vuole "combattere il cancro al seno con una risata"; la campagna "I love boobies!" con i suoi omonimi braccialetti, e la campagna dell'associazione per la lotta al cancro Coppafeel! che ha usato dei flash mob per spingere le donne a tenere sotto controllo la propria salute.

E anche i tentativi di lavorare sulla consapevolezza dell'opinione pubblica in modi meno controversi ha scatenato le ire di molti: per esempio, di chi ha notato che le aziende guadagnano moltissimo dalla vendita del merchandising 'per la lotta al cancro'. Comunque, se le vendite e le iniziative facili continuano, le buone cause collegate non sembrano attirare altrettante persone. Per esempio, il 13 ottobre era anche il Metastatic Cancer Awareness Day ufficiale—ma, ovviamente, nessuno se ne è accorto.

"Si è parlato solo del No Bra Day: togliamoci i reggiseni!" ha detto Giannino-Otis. "E invece chi ha un cancro al quarto stadio, un cancro con metastasi—e ha un giorno apposta per parlare della sua malattia, della sua lotta, della terapia, dell'intervento, della ricerca, delle nuove possibilità, di tutto—passa in secondo piano." (L'associazione americana che si occupa di cancro al seno con metastasi ha diffuso un hashtag che non ha nemmeno lontanamente avuto il successo del No Bra Day.)

Anche se spesso il tumore al seno non è di per sé mortale, le metastasi sono tutta un'altra cosa. Eppure solo il due percento delle donazioni va alla ricerca sulle metastasi. "Quello che mi fa arrabbiare ancora di più è il fatto che questa campagna sensazionalistica sta facendo passare inosservata un'altra campagna importante, quella sui tumori al quarto stadio, che è lo stadio terminale," dice Sulik. "La prognosi è di uno-tre anni. E il seno in questo caso è la cosa più lontana dai pensieri delle pazienti."

Sulik ha notato che catturare l'attenzione delle persone è facile, ma fare sì che si interessino al cancro al seno—che è una questione terribile e complessa—è difficile. "Il grande messaggio che voglio far passare è che la 'consapevolezza del problema' è una cosa superficiale. È la superficie. Se volete sostenere la causa, dovete interessarvi davvero."

Giannino-Otis concorda. "Dovremmo parlare del vero problema, non toglierci il reggiseno," ha detto. "La cosa peggiore, per noi, è che al momento tutti parlano solo di questo."