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Italo è libero di fare gli sconti per il Family Day, e la gente di boicottarli

Con la scelta di offrire lo sconto alle persone dirette al Family Day, Italo ha attirato su di sé le critiche della rete. E le uscite su Facebook non hanno fatto che peggiorare la situazione.

Foto via Facebook.

Questo fine settimana, intorno al Family Day e alle polemiche che sta suscitando, pensavamo di aver già visto tutto con la scritta sul Pirellone. E invece, come abbiamo scoperto poco dopo, la faccenda degli sconti ItaloTreno è riuscita a regalare uno dei disastri comunicativi più eclatanti degli ultimi tempi.

Per ricapitolare la vicenda, le voci di un'alleanza tra ferrovie e Family Day avevano cominciato a prendere piede già il 19 gennaio; in quel caso, l'azienda protagonista era Trenitalia. Il comitato organizzatore "Difendiamo i nostri figli," infatti, aveva pubblicato sul suo profilo la notizia secondo cui i manifestanti avrebbero avuto diritto a uno sconto del 30 percento sui biglietti per roma. L'informazione, immediatamente smentita da Trenitalia, aveva continuato a circolare fino al giorno dopo, quando l'azienda aveva definitivamente messo a tacere le voci a riguardo con un post sul suo profilo Twitter.

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Il 22 gennaio, lo stesso comitato ha reso noto dello sconto del 30 perceonto—questa volta reale—offerto da Italo a chi si sarebbe recato al Family Day, attivabile inserendo sul sito il codice "FAMILY30", riservato esclusivamente alla tratta fino a Roma e quindi palesemente ai partecipanti della manifestazione. La notizia, com'era ampiamente prevedibile, ha scatenato un putiferio su Internet e giornali, creando due fazioni contrapposte tra chi ha inondato i social di indignazione e insulti, e chi invece ha appoggiato la mossa della compagnia.

— Maurizio Gasparri (@gasparripdl)January 25, 2016

Mentre sui social la notizia cominciava a prender piede sotto l'hashtag #Boicottaitalo—obiettivo con il quale in queste ore è nata una petizione su change.org—altri, e in particolare Il Giornale, si sono schierati dalla parte opposta, sostenendo che Italo sarebbe finito nel "tritacarne omosessuale." Sulla stessa linea Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia e membro del Comitato promotore del Family Day, ha paragonato il suo popolo—di etero—a Rosa Parks, in quanto impossibilitato a prendere treni "Non per il colore della nostra pelle, ma per il colore, per così dire, delle nostre idee. Che non sono arcobaleno."

A fronte della mole di commenti e di articoli, l'azienda stessa si è sentita in dovere di spiegare le ragioni di questi sconti applicati al Family Day—solo che, a ben vedere, si è velocemente scavata la fossa da sola con una successione di post disastrosi.

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Nella mattinata di ieri, su Facebook, Italo è intervenuto direttamente a chiarire la posizione dell'azienda, intimando gli utenti a evitare "basse dietrologie politiche."

Ma è con il secondo post, pubblicato nel momento in cui la polemica si ingigantiva sempre di più, che l'azienda è entrata di diritto nella hall of fame delle "Cose da non fare assolutamente sui social network."

Al di là dell'infelicissimo "ragazzi" d'esordio, che unito al tono "giovane" e autoassolutorio del post e alla scusa dei "treni come set" rende il tutto decisamente fastidioso, in questa vicenda Italo potrebbe avere ragione almeno su un punto. Quando infatti sostiene che promozioni del genere vengono fatte "ogni giorno e con ogni tipo di organizzazione e associazioni in occasione di eventi musicali, sportivi e sociali, senza fare scelte né ideologiche né di appartenenza, ma nel solo e ovvio rispetto della legge," Italo afferma una cosa vera.

Andando a cercare la posizione dell'azienda nei confronti di manifestazioni passate, si scopre che convenzioni simili sono state offerte in altre occasioni: grandi eventi quali Expo, il Giubileo, ma anche meno importanti come il Rimini Wellness o il Lucca Summer Festival. Ma, soprattutto, Italo ha applicato sconti del genere anche in occasione del Padova Pride Village, manifestazione di segno decisamente opposto al Family Day.

Esclusa la componente "ideologica," dunque, le convenzioni offerte in passato appaiono motivate da una scelta puramente commerciale. Si trattava, infatti, di occasioni con un afflusso stimato abbastanza importante da giustificare la natura del tutto commerciale della scelta (come nel caso di Expo o del Giubileo); o di eventi la cui risonanza mediatica era decisamente modesta, incapace quindi di influenzare l'immagine dell'azienda.

Il Family Day, però, non rientra né nella prima né nella seconda categoria: si tratta una manifestazione fortemente connotata in senso politico e ideologico, per cui ci si aspetta una partecipazione che da sola non rende perfettamente comprensibile la scelta commerciale dell'azienda, e la cui immagine e risonanza avrebbe prevedibilmente attirato pesanti critiche sulla società.

Ovviamente un'azienda privata è libera di fare ciò che vuole e di prendere le posizioni che ritiene più utili alla sua strategia—così come, allo stesso modo, le persone sono libere di criticarla e di rimarcare la trasformazione di una decisione di questo tipo in un fallimento comunicativo di proporzioni epiche.

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