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A Roma c’è stata l’ennesima protesta violenta contro i migranti

Dopo gli incidenti avvenuti a Quinto di Treviso, nella periferia di Roma residenti ed estremisti di destra si sono scontrati contro la polizia per non fare arrivare dei migranti in un centro d'accoglienza.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Scontri a Casale San Nicola, Roma, 17 luglio 2015. Foto via Facebook

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A poco più di 24 ore dal rogo e dall'assalto contro i richiedenti asilo a Quinto di Treviso—con i militanti di Forza Nuova in prima linea nella "rivolta"—oggi il fronte delle proteste si è spostato nella periferia di Roma, più precisamente a Casale San Nicola, dove qualche ora fa si sono verificati pesanti scontri tra residenti, militanti di CasaPound e la polizia.

Per capire come si sia potuti arrivati a questo punto, va ricordato che in quel quartiere benestante di Roma—composto da ville e villini immerse nel verde e abitato da "professionisti, nobili e diplomatici"—c'è parecchia tensione da ormai diversi mesi, ossia dell'apertura di un centro d'accoglienza nell'ex scuola Socrate.

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I residenti hanno messo subito in piedi un presidio più o meno permanente, affiancati e sostenuti dai militanti di CasaPound, e sono arrivati a manifestare anche sotto il Campidoglio. L'opposizione degli abitanti è sempre stata nettissima: nel caso in cui si fosse effettivamente aperto il centro, riporta un articolo su Repubblica dello scorso maggio, ci sarebbe stata "una nuova Tor Sapienza" o direttamente la "guerriglia urbana."

Sempre a maggio, in quella che è sembrata come una lotta sul predominio della strumentalizzazione, nel piazzale antistante alla scuola era stato allestito un fantomatico "campo profughi per italiani" da "Nessuno tocchi il mio popolo"—una sigla di estrema destra che riunisce elementi di Forza Nuova e del Movimento Sociale Europeo.

Nel corso della scorsa settimana, la decisione del prefetto di Roma Franco Gabrielli di trasferire a Casale San Nicola un centinaia di migranti aveva fatto ripartire la mobilitazione—questa volta, con molta più forza. In una nota, CasaPound aveva dichiarato che "insieme ai residenti ci opporremo in tutti i modi all'arrivo dei profughi a Casale San Nicola."

Il 13 luglio, non appena era arrivata l'ufficialità del prossimo trasferimento, i residenti avevano fatto delle barricate in strada con jersey e rete metalliche per "ostacolare la manovra di eventuali pullman con a bordo i profughi." Dal presidio, intanto, ci si lamentava del fatto che "nessuno ha preso in considerazione le nostre argomentazioni. Questo è un vero e proprio abuso di Stato." Un abitante, invece, aveva dichiarato che "qui [i migranti] non passeranno, siamo pronti a tutto. Anche a incatenarci ai cancelli della Socrate."

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Un'immagine di stamattina del presidio a Casale San Nicola, Roma. Via Facebook

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Questa mattina, quando a Casale San Nicola sono arrivate le camionette della polizia, i vigili urbani e quelli del fuoco, l'impressione che il trasferimento fosse ormai imminente ha riportato in strada residenti e militanti di CasaPound.

Sulla strada sono allestiti due blocchi: il primo formato da persone sedute a terra, il secondo dalle automobili messe di traverso. Secondo il sito VignaClaraBlog, le auto in ingresso nel quartiere vengono addirittura "attentamente ispezionate" per il "timore che all'interno possa esserci qualche profugo." Delle tensioni si sono registrate quando un'auto, uscita dal comprensorio, ha sfondato il blocco del presidio, urtando un'anziana e ferendola a un ginocchio.

Nel frattempo, Gabrielli annuncia che dalla prefettura non ci sarà nessun passo indietro: "Abbiamo inviato 19 richiedenti asilo ma i residenti della zona stanno facendo un blocco stradale per evitarlo. Ovviamente queste persone entreranno nel centro rimuovendo il blocco. […] Io cerco sempre il confronto, ma se dall'altra parte questo confronto è pretestuoso o delatorio, allora mi trovo con le spalle al muro e posso solo andare avanti."

Il mezzo con a bordo i migranti giunge nei pressi della struttura poco prima delle 13, ma— spiega la Questura di Roma—"le operazioni di trasferimento sono da subito risultate difficoltose, per l'ingerenza di elementi estremisti che hanno tentato di dissuadere gli ospiti. In occasione dell'arrivo presso la struttura il convoglio, scortato dalle forze dell'ordine, è stato bloccato da appartenenti al Comitato di quartiere, spalleggiato anche da elementi esterni."

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È a quel punto che, esaurita ogni possibilità di mediazione, scoppiano gli scontri: gli agenti in assetto antisommossa cercano di forzare il blocco, trascinano via chi è seduto a terra e fanno partire una carica; residenti e militanti di CasaPound (con i caschi in testa) rispondono facendo muro contro muro e lanciando sedie. Qualcuno brucia anche una balla di fieno.

Finiti gli scontri, il pulmann con i migranti comincia a muoversi a passo d'uomo verso l'ex scuola, scortato a vista dalla polizia. I cronisti sul posto riportano che, al passaggio del bus, i residenti lanciano qualche sasso. Sul Fatto Quotidiano si parla anche di "un coro di insulti razzisti, saluti romani, minacce e da un lancio di bottiglie." CasaPound, con la consueta delicatezza, pubblica a caldo questo status su Facebook.

Il trasferimento all'interno della struttura è completato intorno alle 14.40. Ora come ora, la situazione pare essersi raffreddata; ma che la questione sia lontana dall'essere risolta lo dimostrano le grida di alcuni residenti: "Tanto je menamo dopo!"

Paradossalmente, quello che è successo a Casale San Nicola non è nemmeno la notizia peggiore della giornata. Da poco, infatti, è iniziato lo sgombero della palazzina a Quinto di Treviso: i migranti, ha comunicato la prefettura di Treviso, saranno trasportati in una caserma. I cittadini di Quinto, che hanno detto di sentirsi "profughi a casa loro," hanno insomma "vinto."

In un clima del genere—in cui una gestione effettivamente disastrosa dell'accoglienza presta il fianco alle strumentalizzazioni di Lega Nord ed estrema destra—il messaggio degli avvenimenti di questi giorni non potrebbe essere più devastante: bruciare i mobili, assaltare gli appartamenti e protestare violentamente contro i migranti è una pratica politica non solo ormai sdoganata, ma terribilmente efficace.

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