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Cinque film da vedere in attesa del sequel di Trainspotting

A maggio cominceranno le riprese del sequel di Trainspotting, con lo stesso sceneggiatore del primo film e il cast originale al completo. Nell'attesa, ecco cinque film da guardare per prepararsi.

I motivi per cui il sequel di Trainspotting sembra troppo bello per essere vero sono tanti: il cast originale al completo, la sceneggiatura scritta da Hodge che è lo stesso che ha scritto il primo, la fotta di Danny Boyle e di Ewan McGregor nelle interviste. Eppure è tutto vero, e la trama si ispirerà—seppure parzialmente —a Porno, il romanzo di Irvine Welsh che riprende le vite dei personaggi principali una decina di anni dopo le vicende di Trainspotting, tutti più o meno inguaiati fra night club e industria pornografica.

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Passato l'entusiasmo iniziale ci sono però un paio di punti su cui riflettere: innanzitutto, in un certo senso il fatto che la droga potrebbe non essere più al centro del film e delle esistenze dei personaggi è abbastanza rassicurante. Questo perché attenua almeno in parte il rischio di trovarci di fronte soltanto l'ennesimo tentativo di capitalizzare la nostalgia, il sentimento preferito degli ex giovani d'oggi che per tutti questi anni si sono goduti questo piccolo culto a botte di poster in cameretta e monologo scegli-la-vita postato a intervalli regolari su Facebook. C'è da dire che i coinvolti nelle riprese hanno mostrato nelle interviste parecchia consapevolezza di questo aspetto, e si sono dichiarati tutti molto protettivi nei confronti di Trainspotting e di quello che ha significato per il pubblico di allora e per il cinema. Quindi forse ci si può concedere un po' di cauto ottimismo in questo senso. Al tempo stesso, sono anche passati vent'anni dall'uscita di Trainspotting nelle sale: sono cambiate le periferie in cui il film era ambientato, sono cambiati i giovani tossici che descriveva, è cambiato in parte anche in modo in cui si vivono il tutto. Eppure solitamente la filmografia del drogato medio si ferma inspiegabilmente intorno ai primi anni Duemila, arrestandosi su Requiem For A Dream o su Spun e Paradiso + Inferno nel più fortunato dei casi. Parte di questo potrebbe accadere perché a una certa età i più smettono di riconoscersi in pellicole del genere e quindi perdono interesse, ma in realtà negli ultimi anni il cinema di questo genere ci ha regalato alcune notevoli bombette. Chiaramente non c'è più stato un film che parlasse di eroina e che ottenesse l'esposizione mainstream che ha raggiunto Trainspotting, quindi nessuno di questi si è rivelato—per adesso—così incisivo sulla cultura popolare.

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Restano, però, valide alternative mentre ci consumiamo dall'ansia di sapere come se la passa adesso Renton.

HEAVEN KNOWS WHAT (2014)

Arielle Holmes abita a New York, è molto innamorata e molto eroinomane. Il film è basato sul memoir della sua attrice principale—indovina—Arielle Holmes e in America è diventato

un piccolo caso

con tanto di ospitate a

The Morning Show

e critici in estasi.

I due fratelli registi del film hanno incontrato la protagonista 19enne e homeless in metro, ed è stata lei a raccontare ai due la storia col ragazzo che è diventata la trama del film. Per darle una mano i fratelli le hanno rimediato un lavoro su un video musicale girato da Richard Kern, ma come prevede la religione degli eroinomani lei ha detto di sì per poi sparire e staccare il telefono per giorni. Si è rifatta viva qualche settimana dopo, appena rilasciata da un ospedale dopo un tentato suicidio, ed è stato a quel punto che sono riusciti a convincerla a scrivere la storia. Se questo non dovesse bastare: è pieno di musica zarra e pazzesca.

DER NACHTMAHR (2015)

Il regista di questo film totalmente pazzo si chiama AKIZ, fra i suoi fan ci sono Banksy e David Lynch ed è anche un visual artist. Quest'ultima è un'informazione abbastanza fondamentale, vista l'estetica complicata e coloratissima con cui è costruito il film. La storia rimbalza fra horror, rave e stranezza pura, e racconta la vicenda di Tina, 17enne berlinese che ha parecchio di meglio da fare che studiare per gli esami—questo nonostante la sua professoressa sia interpretata da Kim Gordon—e che ha un rapporto molto particolare con la droga visto che comincia presto a vedere questo omuncolo pelato simil ET ovunque si trovi. Questa è anche una delle cose più normali che succedono nel film.

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PARTY MONSTER (2003)

Macaulay Culkin non è proprio il primo nome che abbinerei a film di questo tipo, ma chiaramente è un limite mio visto che questo è stato il suo primo ruolo subito dopo quel mega filmone che è

Richie Rich

. È la storia vera di Michael Alig, fra i padri fondatori della club culture newyorkese, a cui piaceva organizzare feste, vestirsi in modo sfarzoso, disfarsi con tutte le possibili combinazioni chimiche e uccidere persone. Se la passa ancora abbastanza bene, visto che è uscito l'anno scorso di prigione, è tornato a vivere a New York, sta scrivendo un libro ed è anche

parecchio seguito

.

DOPE SICK LOVE (2005)

Dope Sick Love

è un documentario di HBO su due coppie di eroinomani a New York. Non so che tipo di cose guardiate, ma c'è una buona probabilità che sia uno dei film più impegnativi e hardcore che vi capiterà di vedere in tema. La camera segue semplicemente le coppie, non c'è alcun tipo di voce narrante né ci sono interviste all'interno del racconto. Le persone il più delle volte sembrano a malapena accorgersi di essere filmate e se qualcuno si stesse chiedendo come ridefinire il concetto di "straziante" credo che questo documentario sarebbe un'ottima risposta.

ANIMALS (2015)

Animals

è la storia di Jude e Bobbie, anche loro molto innamorati ma molto tossici. È di sicuro il titolo più adatto ai super fan di

Requiem for a Dream

, perché cerca molto quel tipo di atmosfera quasi sospesa, anche se

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Animals

lo fa in modo molto più delicato e fighetto e quindi forse anche meno efficace. Diciamo che se l'obiettivo di molti film sulle dipendenze è quello di fare un ritratto ultrarealistico delle condizioni e della fisicità drammatica di questa esperienza,

Animals

prova a descriverla da un lato più intimo ed emotivo e non sente nemmeno troppo l'esigenza di avere una trama serrata—infatti non succede granché nel film.

È stato premiato in diversi festival del circuito indie americano ed è un film realmente malinconico e interessante. Solo non riesco a non vederlo come una specie di lunga canzone indie folk sull'eroina per barbe consumatrici di birra artigianale. Ma anche questo potrebbe essere un problema mio.

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