Yo soy 132

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Yo soy 132

Alla scoperta del movimento studentesco messicano che sta mettendo in crisi le elezioni presidenziali.

Foto di Trevor Snapp

Mancano meno di due settimane alle elezioni presidenziali in Messico, e in pochi si aspettavano che le altrimenti poco sorprendenti votazioni democratiche sarebbero state accompagnate da studenti in rivolta che cantano insieme ai mariachi fuori dagli studi del network televisivo più importante del Paese.

Queste manifestazioni, messe in atto dal recente movimento studentesco YoSoy132, stanno però diventando una presenza costante nei telegiornali della sera messicani. In un Paese con ben pochi precedenti di pubblica espressione di malcontento nei confronti dei colossi mediatici, migliaia di giovani che protestano contro lo strapotere dei media e la manipolazione dell'informazione hanno attirato l'attenzione di molti.

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Tutto è iniziato l'11 maggio, quando il candidato alla presidenza Enrique Peña Nieto ha incontrato gli studenti e i docenti dell'Università Iberoamericana a Città del Messico. Durante la visita, Peña Nieto ha subito per ore gli insulti umilianti di quello che sembrava un corteo studentesco spontaneo. Secondo i video, le foto, e i resoconti dell'evento, le urla sono iniziate dopo che uno spavaldo ragazzo coi capelli gonfi si è alzato tenendo in mano un cartello su cui c'era scritto solo TE ODIO.

Dopodiché, le urla e i cori si sono fatti più forti. Peña Nieto cercava una via di fuga, ma all'esterno c'erano altri contestatori ad attenderlo. Il candidato, look da divo e moglie attrice di soap opera, è stato inseguito tra corridoi e cortili dell'università dagli studenti che urlavano "assassino" e "codardo" riferendosi alla cattiva gestione dell'incidente con i campesinos, verificatosi a San Salvador Atenconel 2006, quando era Presidente. Questo video lo mostra con gli occhi spalancati e vuoti, la faccia tesa e una smorfia di paura.

Peña Nieto è letteralmente fuggito dall'edificio. Mentre si infilava in un SUV nero un giornalista è riuscito a chiedergli cosa pensasse della protesta. Accennando un sorriso ha risposto "Non è autentica," ed è partito. Da quel momento, la lotta per la presidenza messicana—lotta che Peña Nieto avrebbe dovuto vincere senza il minimo sforzo—ha subito una decisa deviazione.

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L'incidente all'Università Iberoamericana ha obbligato Peña Nieto a correre ai ripari. Il giorno successivo, le voci sul carattere non spontaneo della manifestazione sono state confermate dal suo responsabile della campagna elettorale, da qualche docente e da praticamente tutti i giornali provinciali che sostengono  indirettamente lui e il PRI, il Partito Rivoluzionario Istituzionale di cui è alla guida.

Gli studenti hanno risposto con un video che mostra i primi piani di 131 di loro (da cui il nome YoSoy132), mentre guardano nella webcam del loro portatile e ripetono i loro nomi e numeri di matricola mostrando il tesserino universitario.

Il PRI ha investito molto nella campagna elettorale, ma il colpo mediatico innescato dall'iniziativa studentesca è stato così forte che le cifre e i consulenti hanno potuto ben poco. Tra i trending topic messicani di Twitter è subito apparso l'hashtag #yosoy132, io sono 132.

E non importa se l'incidente è avvenuto all'Ibericoamericana, l'università fighetta in cui uno viscido e attento ai media come Peña Nieto dovrebbe sentirsi a casa. Anche se le rate sono più alte di quello che guadagnano milioni di messicani in una vita intera, alla base delle proteste c'era un comune sentire del "quando è troppo è troppo" che non si curava delle differenze di classe. Il weekend seguente era già nato un movimento mediatico popolare.

Le manifestazioni YoSoy132 sono partite da Città del Messico. Decine di migliaia di persone hanno percorso le vie del centro e si sono raccolte sotto la Colonna dell'indipendenza per dimostrare la loro contrarietà al PRI. Il partito è stato alla guida del Paese per la maggior parte del Ventesimo secolo e fino al 2000, usando strategie che possono essere riassunte in "potere-a-tutti-i-costi". Il suo nome è associato alla compravendita del voto, frodi, collusioni con i trafficanti di droga, censure, intimidazioni, elezioni truccate e, spesso, a violente repressioni dei dissidenti—dall'omicidio di esponenti di spicco del partito come Luis Donaldo Colosio nel 1994 ai massacri degli studenti nel 1968 e nel 1971. Peña Nieto sostiene che con lui il partito sia cambiato, e che la campagna elettorale non dovrebbe pagare il prezzo degli "errori" del passato.

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Oggi, nel 2012, mentre le elezioni del 1 luglio si avvicinano e il PRI rimane in cima ai sondaggi, gli studenti non ne possono più.

Le manifestazioni YoSoy132 si sono tenute anche a Monterrey, Guadalajara, Tijuana, Durango, Zacatecas, Tlaxcala, Aguascalientes, Veracruz e molte altre città messicane. Altre manifestazioni a sostegno del movimento sono state organizzate dalle comunità messicane a Chicago, Barcellona, Madrid, San Francisco e di fronte alla Casa Bianca. Gli studenti di più di 35 università e college sparsi per il Messico si sono uniti al movimento, ed è in atto la formazione di una coalizione orizzontale di atenei (privati e pubblici) la cui forza ha un precedente soltanto nelle proteste della fine degli anni Sessanta.

Ora, questa non è la Primavera Messicana. Non è un movimento che vuole far cadere il governo, e anzi ha una posizione politica particolare, poiché si oppone a un candidato ma non ne sostiene un altro. Per quanto ne sappiamo, Peña Nieto ha già vinto le elezioni. È in vantaggio di 15 punti, e finora il resto dei voti se lo dividono Andrés Manuel López Obrador a sinistra e la conservatrice Josefina Vázquez Mota, che ha invocato l'esercito per le strade contro il traffico di droga.

Indipendentemente dal risultato, #YoSoy132 cercherà di mantenere in vita il movimento, chiedendo una riforma dei mezzi di informazione volta a eliminare il duopolio di Televisa e TV Azteca, palese estensione dello status quo messicano rappresentato perfettamente da Peña Nieto e dal PRI.

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Daniel Hernández è l'autore di Down&Delirious in Mexico City (Scribner, 2011).

Uno studente membro del movimento #YoSoy132 in attesa del corteo. Il cartello dice "La rivoluzione non verrà trasmessa. #YoSoy132."

"Il nostro movimento trascende il tuo silenzio."

Dopo la manifestazione di domenica il governo ha sborsato milioni per far suonare Justin Bieber a un concerto gratuito.

Fuori da un'edicola di Città del Messico, una delle poche riviste che si occupa del movimento.

Di fronte a un poster della candidata Josefina Vázquez Mota, una ragazza tiene in mano un cartello a sostegno del movimento.

Uno dei motti di #YoSoy132 è "No más Sangre", niente più sangue. 

Attempati attivisti sotto il sole per il corteo #YoSoy132.

iPhone, maschere Anonymous e ombrelli…

Manifestazione sotto l'edificio di Telavisa, uno dei colossi mediatici del Paese.