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Abbiamo incontrato i primi americani ad aver già votato alle elezioni presidenziali

Mancano ancora 43 giorni all’otto novembre, data delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Venerdì scorso, tuttavia, il Minnesota e il South Dakota hanno dato il via al voto più controverso e avvincente della storia americana.

Un tempo, i primi voti dai seggi arrivavano a mezzanotte del giorno delle elezioni da piccole cittadine del New Hampshire. Ora, i primi saranno i cittadini dei due stati già menzionati, per un programma di estensione del voto anticipato voluto dal presidente Obama dopo le elezioni del 2012.

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Venerdì mattina il primo della fila per votare negli uffici della contea di Hennepin era Matthew Galloway, un 33enne democratico “temporaneamente in pensione.” Secondo Galloway, Donald Trump è un personaggio “che divide, è un demagogo e la sua retorica è pericolosa,” dice a VICE News, spiegando perché è arrivato in bici fino agli uffici così presto la mattina. Hillary Clinton ascolta le persone, aggiunge: “le sue politiche vogliono aiutare gli altri.”

Prima dell’apertura delle porte alle 8 del mattino, l’avvocato Gwynn Rosen si è messa in fila dietro a Galloway dicendoci che era “davvero molto entusiasta di essere una delle prime donne negli Stati Uniti a votare per una donna, cioè Hillary.”

In un gesto di galanteria tipica del Minnesota, Galloway ha offerto a Rosen di passargli avanti, così da essere la prima donna a votare per Hillary Clinton.

Dopo aver votato, Rosen è uscita dal seggio con un’andatura impettita e si è messa sul petto, con fierezza, un adesivo con su scritto “Io ho votato.” Ha spiegato a VICE News di esser fiera di aver votato per Clinton, e che il candidato del partito Repubblicano “è un pericolo per gli Stati Uniti e per chiunque ci viva.”

Il Minnesota è in prima linea per una riforma del voto negli Stati Uniti. Nel 1980, solo il 5 per cento dei voti era inviato per posta o espresso di persona prima del giorno ufficiale delle elezioni. Nel 2012 lo ha fatto più del 25 per cento degli elettori, e da allora gli stati come il Minnesota hanno allargato i programmi per il voto anticipato. I funzionati della contea di Hennepin hanno visto il numero totale dei voti anticipati salire del 70 per cento nelle elezioni di metà mandato nel 2014, e prevedono di ricevere il più alto numero di voti anticipati nella storia del paese nei prossimi 43 giorni.

In totale, 37 stati e il District of Columbia hanno all’attivo un periodo per le elezioni anticipate. In più 27 stati – e lo stesso distretto della Capitale – permettono agli elettori di votare per posta. Il North Carolina ha già inviato 53.000 schede elettorali ai cittadini: il risultato è che probabilmente nel 2016 si registrerà il più alto numero di voti anticipati della storia.

L’obiettivo dei sostenitori del voto anticipato è di rimuovere le barriere che portano tanti cittadini a non partecipare alle elezioni.

La terza persona in fila, il somalo-americano Abdisalan Isse, ha detto che così tanti giorni a disposizione per il voto anticipato gli hanno permesso di approfittare di un raro giorno libero dal suo lavoro come autista all’interno dell’aeroporto per votare per Clinton.

Dopo le decine di notizie su file interminabili ai seggi ed elettori frustrati nel voto del 2012, il presidente Obama ha emanato un ordine esecutivo per istituire la Commissione Presidenziale bipartisan sull’Amministrazione Elettorale.

Alla fine si è deciso che l’espansione del voto anticipato poteva essere d’aiuto a “migliorare l’esperienza dell’elettore americano e promuovere la fiducia nella gestione delle elezioni USA.”

Gli oppositori della rivoluzione elettorale sostengono che da oggi al giorno delle elezioni molte cose potranno ancora cambiare. Clinton e Trump devono ancora partecipare ai grandi dibattiti televisivi, possono ancora arrivare delle sorprese, e gli elettori dovrebbero votare dopo la conclusione delle campagne elettorali. In Minnesota, hanno risposto a questa critica permettendo agli elettori di cambiare il proprio voto fino a una settimana prima dell’8 novembre.

La “giornata elettorale” lunga una settimana ha cambiato anche le campagne elettorali dei candidati. “Bisogna gestire una campagna molto diversa — in termini di tempi, numero di apparizioni pubbliche, soldi spesi,” aveva spiegato a Bloomberg News il mese scorso David Plouffe, manager della campagna di Obama del 2008 e consulente informale di quella di Clinton. “A molte delle persone coinvolte nella campagna elettorale che si trovano negli stati col voto anticipato, non interessa del giorno delle elezioni.”

Alcune campagne elettorali usano il periodo del voto anticipato per mandare avanti i propri sostenitori più convinti e racimolare più voti possibile. Altre si concentrano sugli elettori inaffidabili nella speranza che la comodità del voto anticipato li farà votare.

In Minnesota la campagna elettorale di Clinton sta battendo quella di Trump — perlomenoin quanto a organizzazione. Di recente il responsabile per lo stato della campagna di Trump ha abbandonato per spostarsi in Colorado, e il partito repubblicano dello stato ha rischiato di non apporre il nome di Trump sulle schede elettorali.

Anche in uno stato tradizionalmente Democratico, la campagna elettorale di Clinton ha organizzato 34 eventi con più di 500 persone legati al voto anticipato solo nell’ultimo fine settimana. Il partito Repubblicano del Minnesota non ha risposto a numerose chiamate per verificare quali fossero le loro iniziative in programma, sebbene nel documento sulle loro “azioni sul campo” emesso di recente dal comitato nazionale del partito non si faceva menzione dello stato.

In Minnesota sembra essere in vantaggio Clinton. Giovedì inizieranno le elezioni anticipate anche in Iowa, dove l’esito del voto sembra però meno chiaro.

Le elezioni saranno anche cambiate, ma gli americani dovranno comunque aspettare l’8 novembre per scoprire chi sarà il vincitore.


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