Anche se non sono del tutto responsabili dei magnifici e rivoluzionari capolavori rap dell’anno—Yeezus, My Name Is My Name, Old, Nothing Was The Same e WOLF—i produttori inglesi e la loro iniezione di sensibilità transcontinentale hanno mostrato nuovi orizzonti alla musica rap. Sono passati i giorni in cui Mark Ronson era il solo pesciolino in mezzo all’oceano popolato dai vari Timbaland, Just Blaze e Neptunes.
A inizio millennio, la Gran Bretagna era una fabbrica di piccole band con chitarre strimpellanti e artisti pop che però non erano mai belli o talentuosi quanto Justin Timberlake. Il massimo che poteva dare in fatto di musica metropolitana risiedeva da qualche parte in mezzo a Roots Manuva e Craig David. Ma qualche anno dopo, la Eskibeat si è staccata dalla Rhythm Division Records e ha raggiunto le orecchie dei giudici di Mercury Music Award, sottoforma di Boy In Da Corner di Dizzee Rascal. Mancava ancora molto alla Gran Bretagna per avere una scena musicale urbana di successo, ma alla fine anche il rap inglese ce l’ha fatta a conquistare l’etere. La commercializzazione del grime, che lo vogliate o no, ha aiutato il Regno Unito a rimettersi in gioco. Diddy ha voluto con sé Skepta, alle partite di football a scuola mettevano Tinie Tempah e Dizzee Rascal non era più una faccia nota solo nei quartieri di Londra Est. Nonostante sia stato deleterio per il genere, il successo nelle classifiche di Dizzee Rascal, e poi di altri rapper e artisti come M.I.A, ha inaugurato una nuova era della musica inglese, in cui era maggiore la predisposizione alle multiculture e alle unioni di generi musicali.
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Un po’ di anni dopo, il sound inglese di metà anni ‘00 ha cominciato a far breccia nei processi creativi di artisti americani. Boy In Da Corner di Dizzee Rascal rimane un punto di riferimento per Danny Brown. A Tim Westwood ha detto: “Se non fosse per Dizzee Rascal, per il grime in generale, per The Streets, oggi non starei facendo la musica che faccio. Quindi massimo rispetto, per forza. È stata una grande ispirazione. Una grande ispirazione per quello che volevo fare e un esempio di come, nonostante la gran carriera fatta, nonostante questi artisti siano diventati immensi, ancora oggi facciano quello che vogliono.”
Questo sound si è espresso nelle fasi più recenti della carriera di Danny. Dietro al suo ultimo disco, Old, ci sono tre produttori inglesi. Paul White, produttore di Londra Sud strappato via dal relativo anonimato da Brown e messo a lavorare su cinque tracce, l’ex collaboratore Darq E Freaker, e Rustie, novello nella cricca di produzione di Danny.
Rustie ha un contratto con la Warp Records, ha fatto uscire il suo primo album nel 2011, album che ha vinto il The Guardian First Album Award. Fa parte di quella elettronica occasionale che, insieme a Skream e James Blake, ha spinto oltreoceano il fuoco della sperimentale inglese. È questo tipo di produzione che ha avuto più successo, rappresentando un accrescimento della tecnica e della ricerca esplorativa dei rapper di oggi.
Nel Gennaio 2013, Hudson Mohawke (scozzese come Rustie), ha firmato un contratto con la G.O.O.D music. Mohawke, membro dei TNGHT, è diventato un punto di riferimento trap-centrico di tutto il materiale di questo tipo che si riversava nell’Internet. È questo sound che ha invogliato Kanye West ad assicurarsi Hud Mo come produttore di svariate tracce di Yeezus. Ha lavorato su “I Am A God”, “New Slaves” e “Blood On The Leaves”, che include anche un sample di “R U Ready”, pezzone dei TNGHT. Oltre a Hudson Mohawke, Kanye ha anche ingaggiato l’abilità di un altro produttore inglese, Evian Christ, probabilmente dopo averlo beccato da qualche parte su HypeBeast.
Kanye West e Danny Brown non sono gli unici due musicisti ad aver tratto beneficio dalle collaborazioni con produttori inglesi. Per il suo secondo disco, Take Care, Drake ha voluto collaborare con Jamie XX. Allo stesso modo, nel suo nuovo lavoro, Nothing Was The Same, ha lavorato con Sampha, sia al cut da pre-disco “The Motion” sia alla traccia dell’album, “Too Much”.
Ancora più di recente, Chance The Rapper ha collaborato con James Blake per la traccia “Life Round Here”. Essenzialmente, i legami tra gli artisti inglesi e americani sono sempre più forti. Il panorama musicale plasmato in Inghilterra è stato un piano di lavoro molto fertile per la musica di quest’anno, e lo sarà per sempre.