Nel 1971 il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham ideò il cosiddetto Panopticon, un carcere modello nel quale un guardiano ha la possibilità di controllare in ogni istante ognuno dei carcerati, senza che questi possano sapere se il guardiano li sta osservando o meno. Bentham intuì che per esercitare un potere di sorveglianza non è necessario vedere davvero, ma è sufficiente lasciare che gli individui sappiano di essere potenzialmente sempre osservati.
Il concetto di Panopticon è stato utilizzato come metafora di un potere invisibile e onnipresente da molti filosofi, come Noam Chomsky, Zygmunt Bauman e Michel Foucault—che nel suo Sorvegliare e punire considera questa struttura carceraria un modello dei meccanismi del potere nella società contemporanea. Un potere pervasivo, biopolitico, non calato dall’alto ma diffuso nella società, nei rapporti, nella vita. Anche George Orwell fa uso indiretto del meccanismo del Panopticon tramite la sua “psicopolizia”, la “televisione bidirezionale” e il misterioso Big Brother, il Grande Fratello, ormai affermatosi nella cultura di massa come simbolo del controllo onnipresente.
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Superfluo ricordare che, con l’avvento delle nuove tecnologie di ripresa e di memorizzazione dati e infine con la digitalizzazione, le infrastrutture di controllo e sorveglianza hanno fatto passi da gigante, avvicinandosi sempre più all’incubo distopico di un guardiano onnipresente e onniscente. Sebbene oggi gran parte delle preoccupazioni in merito arrivino dallo spazio digitale, anche quello urbano è intessuto di una rete di osservazione composta da telecamere, webcam, sensori di controllo, autovelox e, rilevatori GPS per la geolocalizzazione. Grazie a questi sistemi, le informazioni che ogni giorno cediamo, volontariamente o meno, a terzi, sono innumerevoli.
Oltre a ciò, in tempi di maggiore allerta e attenzione mediatica sui fenomeni di terrorismo, il potere ha una forte leva emotiva con cui poter argomentare le misure di controllo sociale—In breve tempo la sicurezza nazionale è diventata l’argomento principe di qualunque forza politica, benché la maggior parte degli omicidi in Italia continui a verificarsi all’interno delle mura domestiche. Con il passare del tempo, è diventato sempre più evidente il ruolo della sorveglianza come mezzo di esercizio del potere.
In questo scenario, da qualche anno alcuni attivisti hanno avviato il Progetto Anopticon, un portale che si pone come obiettivo quello di segnalare su una mappa interattiva—il Big Brother Viewer—le telecamere distribuite sul territorio urbano di molte città italiane. “Quis custodiet ipsos custodes?” scriveva Giovenale, e questo è quello che fa Anopticon: sorvegliare i sorveglianti, mappare la rete di occhi elettronici indiscreti in giro per le strade segnalandone le irregolarità nel caso in cui i sistemi di sorveglianza non rispettino le regole (per esempio, senza segnalare l’area videosorvegliata, o in caso di telecamere private che catturano anche immagini su una zona pubblica).
“Quis custodiet ipsos custodes?” scriveva Giovenale, e questo è quello che fa Anopticon: sorvegliare i sorveglianti
Tutto parte da Venezia dove cittadini, stanchi di veder leso il proprio diritto alla privacy, hanno iniziato a segnalare le telecamere indicando per ognuna la tipologia di dispositivo e l’area sorvegliata. Finora, nonostante la mappatura non sia completa, risulta che il 37,4% dello spazio urbano è vigilato da una telecamera. Lo stesso, poi, è stato fatto in altre città, tanto che ora la maggior parte dei capoluoghi ha una mappatura almeno parziale. Chiunque può partecipare al progetto aggiungendo dati alla mappa.
Una delle questioni sollevate riguardo alla zona di Venezia è la presenza di Argos, un sistema dichiaratamente utilizzato per il monitoraggio del moto ondoso del Canal Grande, della velocità e del traffico delle barche transitanti. Come è possibile riscostruire da filmati e documenti raccolti sul sito, Argos è un servizio inadeguato e poco sicuro. Oltre a tracciare gli spostamenti di tutti i mezzi e gli utenti che transitano per il Canale e l’Isola Nova del Tronchetto, anche a terra, si è scoperto che trascrive i dati raccolti in un file XML pubblico e leggibile online da chiunque.
“Questo tipo di dati è pubblicato in piena violazione di qualsiasi norma di sicurezza e legge sulla privacy,” si legge sul sito. “Attraverso questi dati si possono ricostruire i tracciati e le abitudini in tempo reale di tutti i soggetti interessati, anche delle forze dell’ordine. Questa situazione pone seri rischi per la sicurezza pubblica e privata. Tale sistema mette chiunque nelle condizioni di poter pianificare o attuare qualunque azione illecita monitorando le forze dell’ordine.”
Oltre a ciò, come descritto nel video qui sotto, con un minimo di conoscenze di html è possibile per chiunque attivare delle funzioni sul sito che permettono di mostrare la posizione di tutti gli oggetti tracciati nell’area sorvegliata, inclusi i pedoni che transitano per strada. Navigando nella mappa gli attivisti di Anopticon si sono accorti di un indicatore posizionato a Roma che indica “casa di Antonio”.
Il Progetto Anopticon ha già provveduto a segnalare le inadeguatezze del sistema ARGOS al Garante Per La Protezione Dei Dati Personali. Paradossalmente, un sistema che dovrebbe garantire maggior sicurezza potrebbe essere utilizzato davvero da chiunque per tracciare gli spostamenti di persone o veicoli, anche a scopi malevoli.
Sul sito del progetto, inoltre, vengono affrontati temi vari riguardo la sorveglianza e la libertà di informazione, come le analisi sui video censurati da Youtube o la strumentalizzazione della cronaca nella costruzione di un immaginario: secondo uno studio dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, nel periodo elettorale del 2006 le notizie su reati e omicidi è aumentato sensibilmente, aumentando di conseguenza la percezione del pericolo, senza però che si fosse registrato un aumento dei reati.
Per avere maggiori informazioni riguardo il progetto e i suoi più recenti sviluppi ho fatto qualche domanda a Epto, attivista e fondatore di Anopticon.
Motherboard: Ciao Epto, quando e come vi è venuta l’idea di mappare le telecamere in città?
Epto: Il progetto Anopticon parte nel 2009, precisamente il 4 aprile. La data è stata scelta perchè è la stessa riportata nel diario di Winston Smith nel film 1984 tratto dal romanzo di Orwell.
All’epoca era già stato approvato il pacchetto di sicurezza, tra cui l’articolo 8 (se non sbaglio), poi sparito dal sito del governo. Tale articolo permetteva l’installazione immotivata delle telecamere di videosorveglianza. Oltre a tutto ciò, mi era anche stata mandata la documentazione sui sistemi di riconoscimento biometrici e del volto da applicare alla videosorveglianza urbana per tracciare gli spostamenti delle persone.
Nel periodo 2006-2009 sono stati analizzati alcuni pattern comportamentali della politica che facevano comprendere l’incremento del rischio dominanza provocata per le questioni più disparate. All’epoca si è passati dalla strategia mediatica del terrore basata sul terrorismo alla strategia mediatica del crimine comune e della sicurezza. Circa un anno prima c’era stata un’ondata di censura su YouTube dove moltissimi canali di informazione sono stati chiusi. L’aumento delle telecamere in ambito urbano fu quasi esplosivo tra il 2007 ed il 2009.
All’inizio il nome in codice del nostro progetto era GFBoot 0000:7C00 che sta per Big Brother Boot (ossevare l’avvio del Grande Fratello) e la sigla a seguito non è altro che la posizione del settore di avvio nella RAM dei sistemi x86. Poi, il tutto è evoluto in quello che oggi conosciamo come Anopticon. La mappatura delle telecamere è utile per fare un reverse del comportamento e conoscere gli obiettivi del Grande Fratello. Oltre a mostrare gli sprechi e le violazioni, mira soprattutto a fare un reverse dal punto di vista psicologico del Grande Fratello ed a comprendere per poi arginare i rischi tecnologici di una sorveglianza globale.
Stanno diminuendo in generale, quando si costruiscono nuovi edifici non ci sono più le telecamere incluse.
Qual è stata la reazione pubblica al vostro progetto?
La reazione pubblica è stata interessante. Ci sono stati numerosissimi articoli e alla fine anche il Garante Per La Protezione Dei Dati Personali ha dato una risposta positiva. Nel provvedimento riguardo alla videosorveglianza fatto dal Garante ci sono molte cose che provvengono dal progetto Anopticon. Come per esempio la crittatura obbligatoria dei segnali video, divieti e precauzioni particolari per i sistemi biometrici e di riconoscimento del volto. L’aumento dei cartelli di informativa sulle telecamere è stato tale che si è dovuta aggiornare gran parte della mappa in pochi giorni.
Anche il processo di sensibilizzazione ha dato buoni frutti. Infine le sanzioni per le telecamere senza informativa sono state aumentate fino a 6.000-36.000€.
Ovviamente a carico del progetto non può esserci alcuna denuncia, perchè è perfettamente legale.
Come ampiamente dimostrato sul vostro sito, il sistema Argos è totalmente inaffidabile oltre che rischioso per la sicurezza dei passanti. La vostra lotta contro Argos come è andata avanti? Avete ricevuto risposta dal Garante ai vostri solleciti?
Siamo andati avanti, oggi le cose sono un po’ diverse. Non è ancora chiaro cosa sia successo ma pare che stiano togliendo alcune telecamere. Per esempio una delle due telecamere Argos a terra è stata tolta, insieme ad altre telecamere hydra. Stanno diminuendo in generale, quando si costruiscono nuovi edifici non ci sono più le telecamere incluse.
Guardando la mappa di Big Brother Viewer ci si accorge che la mappatura sta procedendo in molte città. Avete scoperto altre irregolarità nella sorveglianza, oltre al caso di Venezia? Quali sono gli illeciti più frequenti riscontrati?
Gli illeciti più frequenti sono omessa e inidionea informativa, eccedenza, telecamere nascoste. E tanti modelli di telecamere analogiche cinesi che permettono l’accesso ai malintenzionati.
Telecamere “politiche”: si mettono le telecamere, le pattuglie di Polizia non passano più e i reati ci sono comunque.
Come si può contribuire alla mappatura?
Per contribuire alla mappa basta fotografare le telecamere, annotando la posizione oppure usare uno smartphone con GPS che salva la posizione nelle immagini.
Poi basta andare su http://tramaci.org/anopticon e mettere le telecamere sulla mappa. In ogni caso, segnalate ogni telecamera sospetta.