A cosa serve il pronto soccorso psicologico che vogliono aprire a Milano?

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Ci sono i disturbi psicologici e psichiatrici cronici per cui è il caso di iniziare un percorso di terapia più o meno lungo. E poi ci sono situazioni in cui si può avere bisogno di un’assistenza molto più immediata. Sono le cosiddette emergenze emotive—episodi d’ansia o depressione scatenati da lutti, incidenti, mobbing, bullismo, crisi relazionali, aggressioni, traumi. È per rispondere anche a questo tipo di evenienze che a Milano un team di psicologi ha elaborato il progetto Pronto Soccorso Psicologico, per il momento ancora in fase di ideazione.

La raccolta fondi per avviarlo, insieme alle prime sperimentazioni, è iniziata a febbraio e termina questa settimana. Il funzionamento, su carta, è semplice: l’accesso al Pronto Soccorso Psicologico è su strada e non richiede un appuntamento, con interventi low cost per under 25 e over 65. Un team di psicologi e psicoterapeuti esperti di tecniche e protocolli d’emergenza, accoglie la persona e le permette di esprimersi liberamente dal punto di vista emotivo. A quel punto, applica una tecnica specifica di sollievo e educa la persona a usarla in autonomia, lasciando inoltre delle indicazioni pratiche per le ore e i giorni successivi. Questo fino a un massimo di otto volte, e ricevendo indicazioni necessarie per un eventuale percorso strutturato.

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Per capire di più ho però contattato Alessandro Calderoni. Ideatore di Pronto Soccorso Psicologico, Calderoni è psicologo e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, esperto in ipnosi medica e tecniche psicofisiologiche. Tra i suoi progetti precedenti c’è Zheng, il primo servizio italiano di ascolto e assistenza gratuita per adolescenti attraverso Facebook.

Calderoni ha avuto l’idea a inizio del 2018. Come mi ha raccontato, l’esperienza sul lavoro lo ha portato a confrontarsi con pazienti che chiedono aiuto mentre stanno attraversando emergenze emotive, pretendendo soluzioni rapide e praticamente miracolose. Anche se i miracoli non sono alla sua portata, ha pensato di mettere a punto un modello terapeutico per dare sollievo a chi si trova in questo stato, partendo dalle tecniche che applicava già in percorsi terapeutici strutturati.

”Ogni volta che nella nostra vita si presenta un ostacolo o un evento difficile—litigi, abbandoni, problemi lavorativi—l’emozione è il sistema automatico utilizzato dal nostro cervello per relazionarsi con quel ostacolo e per produrre un adattamento. Se è molto forte, ci turba perché genera pensieri che possono avere una loro deformazione cognitiva e farci credere che le cose andranno per forza male,” mi ha spiegato Calderoni. ”Le emergenze emotive possono capitare a chiunque ogni giorno, ma non tutti sappiamo che sono semplicemente delle emozioni—cioè dei contenuti della mente che hanno un inizio, un decorso e una fine.”

”Alcuni modi funzionali per gestire queste emergenze sono, ad esempio, condividere ed esprimere le emozioni, stare tra amici, fare attività sportiva, dedicarsi a ciò che ci piace. I modi meno funzionali sono berci sopra, utilizzare sostanze o strafogarsi di lavoro,” ha spiegato lo psicologo. L’idea del Pronto Soccorso Psicologico è fornire una via di mezzo per chi non ha molti metodi funzionali a disposizione—o per chi sta attraversando un’emergenza emotiva un po’ più ampia del solito.

”Nei pronto soccorso abituali, capitano raramente persone con emergenze emotive—a meno che questo non abbia un correlato psichiatrico grave o fisiologico. Al contrario, una percentuale delle persone che si recano in ospedale pensando di avere un attacco di cuore—naturalmente arrivandoci con i propri piedi—hanno in realtà degli attacchi di panico. In pronto soccorso, si può intervenire sull’ansia solo con i sedativi e, nel caso di un’emergenza psichiatrica, si può pensare a un ricovero. Ma l’ansia di chi sta affrontando momenti difficili deve essere gestita autonomamente e non ha un vero e proprio luogo di cura che ti permetta di avere a che fare con le emozioni in modo efficace,” mi ha raccontato Calderoni.

Il metodo consiste in una serie di tecniche psicoterapeutiche integrate per generare sollievo attraverso un intervento cognitivo-comportamentale. Tra quelle citate da Calderoni ci sono ”tecniche di immaginazione attiva, tecniche di biofeedback, tecniche di alterazione posturale, tecniche di tremore neurogeno, tecniche di EMDR, tecniche di ipnosi, tecniche di ristrutturazione cognitiva.” Essenzialmente possono essere raggruppate sotto tre modalità: tecniche immaginative, espressive e fisiologiche, che sfruttano a loro volta i canali dell’immaginazione, del ragionamento e del corpo.

Ho chiesto di farmi qualche esempio per capire meglio. ”Una persona può essere aiutata a generare un’alternativa immaginativa riscrivendo uno scenario o l’atteggiamento che può avere rispetto a esso. Gli altri tipi di intervento puntano a ristrutturare il pensiero, generare alternative rispetto ai pensieri dominanti, recuperare facoltà critiche e razionali in un momento di esasperazione emotiva. Dal punto di vista della fisiologia, gli interventi riguardano il miglioramento della postura, modalità di rilassamento muscolare, e l’intervento su variabili come battito cardiaco, respirazione o conduttanza cutanea attraverso un software.” Proprio queste ultime tecniche applicabili con la presenza dal vivo del paziente sono il valore aggiunto rispetto a servizi come Telefono Amico, tanto per fare un esempio.

Anche se l’ispirazione per l’approccio di Pronto Soccorso Psicologico è la manualistica statunitense sulla psicologia dell’emergenza—in particolare, RAPID (Johns Hopkins Protocol) e Seven-stage Intervention Crisis Model (Roberts)—assieme alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in cui si parla di intervento psicologico vicino al territorio che riguarda anche l’emergenza emotiva oltre che ai disturbi conclamati, Calderoni mi ha spiegato che, a quanto gli risulta, il loro progetto è unico per l’approccio da intervento d’emergenza usato non in caso di catastrofe [a Roma è stata avviata un’iniziativa che ha qualche caratteristica in comune, ma anche varie differenze].

Ho anche chiesto se la scelta di una città stressante come Milano per i primi esperimenti sia stata puramente casuale. ”Milano è una grande città con un ritmo e una quantità di stress elevati,” mi ha spiegato. ”Questi sono dei moltiplicatori della possibilità di entrare in contatto con eventi che generano emozioni forti e non sempre gradevoli. Quindi, tante persone, tanti eventi, tanta velocità sono comunque un ‘fattoriale’ che fa sì che alla fine le emozioni in gioco possano essere notevoli e che ci possano essere più occasioni di disregolazione.”

Al di là delle emergenze emotive di chi vive a Milano, il progetto è quello di esportare gradualmente in altre città Pronto Soccorso Psicologico. ”[Quelli della raccolta fondi] sono spiccioli rispetto all’organizzazione del progetto, ma speriamo anche di trovare delle entità che ci diano luoghi e mezzi a titolo gratuito con prezzo calmierato,” ha spiegato Calderoni. Il denaro raccolto sulla piattaforma sarà utilizzato per l’avvio della Start Up di Pronto Soccorso Psicologico, per realizzare un sito, investire nella pubblicità e comunicazione ma soprattutto allestire il primo laboratorio con le tecnologie per gli interventi. Nel frattempo, per chi volesse sapere come andare dallo psicologo quando si è giovani e senza troppo denaro, qui c’è la guida di VICE.

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