Una lista di cose ripugnanti da fare in quarantena

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È successo: siamo in lockdown da un mese ma sembrano trascorsi anni interi. Una parte di noi ha già smesso di fare paragoni con la nostra vita precedente, mentre alcuni preferiscono non interrogarsi troppo sul futuro, tutti però continuiamo a cercare qualcosa. A cercare di combinare qualcosa.

C’è chi lavora e chi ha figli, chi solo una matassa di noia e lontananze da sbrogliare, nel tentativo di trovare qualche occupazione aggiuntiva, con l’unico complesso scopo di rasserenarsi e portare una ventata di calma nell’aria un po’ stantia delle nostre stanze e della situazione generale. La pandemia ha colpito dove non ci aspettavamo colpisse, tra menti già provate prima del tempo, situazioni di fragilità casalinga e un mondo dell’informazione e dell’economia in balia di forze ancora più oscure del solito.

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Così, un po’ dispersi, andiamo cercando aiuto, consigli, attività da fare, e a fine giornata raccogliamo tutto come nella pesca a strascico, portando a riva quel che si riesce dal mare mosso della quarantena.

Qui però non ci sarà nessun consiglio di film, lettura o podcast, e nemmeno formule per evocare mefitiche creature che accorrano al nostro fianco quando il nostro vicino delatore urlerà di nuovo dalla finestra contro un passante. Al contrario, ci soffermeremo su qualcosa di sin troppo terreno. Ovvero, tutte quelle pulizie che abbiamo sempre rimandato con ogni scusa possibile, e che ora non abbiamo proprio modo di evitare.

Sono tutte esperienze che ho provato personalmente, e per ognuna aggiungerò un consiglio sulla scorta dei miei errori. Magari, a ogni compito portato a termine, se ne andrà anche un pezzettino d’ansia e potremo cauterizzare una parte della ferita personale e collettiva.

DISFARSI DELLE PIANTE MORTE

Se anche voi siete dotati di un incredibile pollice nero, di quelli in grado di distruggere qualsiasi forma di vita vegetale sulla vostra strada, allora avete certamente un buon numero di piante rachitiche, rinsecchite o morte in giro per casa, sul davanzale o in terrazzo.

Mentre procedevate all’accumulo di esemplari, vi siete raccontati troppe volte e per troppi anni che alla prossima stagione sarebbero tornate in vita. Non è più il momento d’illudersi sul loro destino. Prendete e buttatele. Diventeranno il felice compost di qualcun altro. Forse. In ogni caso smetteranno di ricordarvi quanto portiate morte e distruzione con le vostre azioni, e quanto la vita sia romanticamente caduca.

Consiglio: ovviamente, mentre le povere piantine defunte possono comodamente finire tra i rifiuti compostabili, nella frazione organica “umida”, altrettanto non si può dire dei vostri vasi. Se potete riutilizzarli, lavateli e fatelo. Altrimenti, a seconda del materiale, vi aspetta il nero o la plastica. In ultimo, ricordate che potete e dovete riciclare anche il terriccio, se non presenta parassiti di sorta.

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Il temutissimo freezer.

SBRINARE IL FREEZER

Da qualche parte nel vostro freezer si è creata una singolarità climatica che nemmeno all’epoca delle grandi glaciazioni. Immensi cumuli di ghiaccio e permafrost, colossali iceberg che rimetterebbero in moto le sorti dei poli e l’equilibrio degli oceani. Dentro a quei freddissimi abomini si nasconde una moltitudine di organismi che parassita i peggiori incubi di H. P. Lovecraft, forme di vita e muffa che nessuno avrebbe mai osato immaginare.

È giunto il momento di staccare la spina. Fate bollire l’acqua in alcune pentole, infilate tutto nel freezer e con qualche strofinaccio evitate di toccare direttamente le superfici. Poi, chiudete lo sportello e attendete con calma zen lo scongelamento finale tipo apocalisse di Atlantide in cucina. E sperate non torni in vita niente di troppo pericoloso.

Consiglio: assicuratevi di aver tappezzato il pavimento di giornali, bacinelle e stracci. E non cercate di affrettare il procedimento grattando via il ghiaccio con strumenti metallici o affilati: potreste combinare un disastro e dover buttare il frigorifero!

ELIMINARE LE RIVISTE ACCUMULATE

Avete idea di quanto sia faticoso trascinare la carta lungo sei piani di scale e fino al bidone bianco pronto al riciclo? La mia ernia, sì. Per evitarvi un’eguale mattanza è giunta l’ora di prendere tutte quelle tonnellate di riviste mai aperte, volantini accantonati a futura memoria, libri da leggere in un futuro che non arriverà mai e fare l’unica cosa che abbia davvero senso: bruciarli. No, scusate, file mnemonico sbagliato.

La ricetta giusta consiste in uno sbrigativo e massiccio filtraggio iniziale, seguito dal ritaglio delle parti che ci interessano (ricette, articoli interessantissimi ma così interessanti che non li avete mai letti fino in fondo, immagini straordinarie da usare in collage che farete in pensione) e, infine, una catartica eliminazione. Se avete l’ascensore, però, è meglio.

Consiglio: qualora rimaniate con un tesoretto interessante di cui non sapete davvero che fare, siate nobili e generosi. Contattate biblioteche, librerie di quartiere, carceri e ospedali; sapranno come adoperarlo.

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PULIRE I FILTRI

Scordatevi la mercificazione visiva della vostra esistenza su qualsiasi fotocamera del cellulare, la vostra vita è stracolma di altri filtri, ben più essenziali e invisibili ai più: l’anima delle nostre faccende quotidiane quali lavatrici, condizionatori, lavastoviglie e aspirapolvere. È giunto il momento di rendere loro giustizia.

Munitevi di pazienza e testimoniate la vita che avete creato ad ogni singolo respiro, pasto e cambio di biancheria. Finalmente capirete perché tutti i vostri vestiti odorano di morte al lavoro. Se non avete idea di dove siano, o cosa siano, i filtri dei vostri elettrodomestici, affidatevi al libretto delle istruzioni che sicuramente avete messo da parte, oppure siate pragmatici e scaricate da internet.

Consiglio: munitevi di guanti e mascherine e togliete l’accumulo maggiore di polvere e sporco, magari con un pennellino ad hoc. Poi passate a un panno morbido in microfibra, inumidito con un detergente naturale adatto all’occasione, e scoprite quanto sporco ancora avete da affrontare. Se potete invece procedere direttamente con acqua calda, aceto o bicarbonato, tanto meglio: all’attacco.

PULIRE LA CAPPA

Ogni molecola frutto del vostro lavoro in cucina finisce sotto forma volatile per innalzarsi in cielo. Al che, i più lucidi tra di voi obietteranno: ma io accendo la cappa per risucchiare tutto quel fumo e quegli odori! E qui vi volevo.

Prendete il coraggio a due mani, staccate i ganci della cappa e invocate ogni dio in cui credete. Ne avrete bisogno per lavare tutto quell’accumulo di grassi e orrore stratificato.

Consiglio: un modo di procedere, se non la toccate da anni, è quello di infilare l’accrocco ammollo nella vasca di bagno per una notte e forse più. Personalmente, non è bastato. Ora mi ha preso in ostaggio e vuole un riscatto. Se siete più fortunati di me, invece, dopo vi basterà spruzzare qualche tonnellata di sgrassatore e con una bella spugnetta ruvida, o una spazzolona robusta, mettervi alacremente a grattare.

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Cose che servono per pulire altre cose.

RIMUOVERE IL CALCARE

Sono due anni che ogni volta che tentate di utilizzare l’acqua vi dovete accontentare di un fiotto striminzito e strano, tutto storto e insoddisfacente sotto ogni punto di vista. Cosa potrà mai essere successo, oltre alla vostra impagabile sfiga? Viene quasi il dubbio che l’acqua presente nelle nostre tubazioni sia un concentrato unico di calcare. Possibile?

A meno che non vogliate aspettare qualche millennio affinché il tempo faccia il suo corso e sgretoli il monolitico nemico, dovete farvi avanti. Dunque, prendete il vostro anticalcare preferito e impiegatelo in un esercizio meditativo che ricorderete a lungo.

Consiglio: quando avete finito, ricominciate, e poi fatelo ancora, e ancora. La sofferenza sarà estrema, ma la soddisfazione, e il fiume d’acqua che ne seguirà, saranno impagabili. Farvi il bidet, ora, tornerà ad avere un senso.

PS. La direzione/redazione non risponde per: mancata riduzione dell’ansia in eccesso, allergie fulminanti, crisi di pianto ed epifanie pseudo religiose.

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