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Cultura

L'assurda e triste storia di Mr. Hands, morto dopo aver fatto sesso con un cavallo

Dieci anni fa Kenneth Pinyan era stato dichiarato morto in seguito alla penetrazione da parte di un cavallo. Ho contattato l'autore di un documentario sulla vicenda per parlare di zoofilia e altre cose che non riusciamo a spiegarci.

Tutte le foto di Kelly O.

"L'unica intimità che separa l'orgoglioso proprietario di un cavallo da un pervertito che fa sesso con un cavallo è l'atto sessuale"–Charles Mudede

Attenzione: questo articolo contiene una serie di dettagli sulla pratica del sesso con animali.

Su Internet trovi di tutto, anche se non vuoi. E il video di Mr. Hands è l'esempio perfetto di questa massima: 30 secondi di terrore che a metà anni Duemila avevano iniziato a circolare negli angoli più bui della rete, mostrando un uomo determinato a sottomettersi alle attenzioni romantiche di un cavallo.

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Proprio dieci anni fa infatti, più o meno in questo periodo, Kenneth Pinyan di Enumclaw, nello stato di Washington, era stato dichiarato morto in seguito a "peritonite acuta [causata dalla] perforazione del colon sigmoideo avvenuta durante un rapporto sessuale con un cavallo." Una videocamera di sorveglianza aveva ripreso la targa dell'auto che aveva portato l'uomo all'ospedale, permettendo agli investigatori di risalire al 54enne James Michael Tait. Nella roulotte dell'uomo, che viveva accanto a una fattoria, la polizia aveva poi rinvenuto il video che mostrava Pinyan, o "Mr. Hands", come era conosciuto nel circolo zoofilo che frequentava, e il cavallo "Big Dick."

All'epoca nello Stato la bestialità non era illegale e dal momento che non c'erano segni di abuso sugli animali, Tait era stato accusato di infrazione. Lo scandalo era stato tale, però, che poco dopo, col voto unanime del senato, lo Stato di Washington aveva inserito la bestialità tra i reati minori di classe C––punibili fino a cinque anni di carcere e una sanzione di 10.000 dollari.

L'accaduto, così come il video che lo documenta, era finito su tutti i giornali. L'articolo del Seattle Times sulla morte di Pinyan era diventato il più letto della testata, ma non solo: le vicende del gruppo di zoofili di Pinyan sono oggetto di un documentario del 2007, Zoo, poi presentato al Sundance e a Cannes.

Oltre a essere uno degli autori del lungometraggio, Charles Mudede ha firmato un ottimo pezzo investigativo pubblicato su The Stranger nel 2006. L'ho contattato per discutere della vicenda a dieci anni di distanza.

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The gates outside the farm in Enumclaw where Mr. Hands suffered the injury that led to his death

VICE: L'altro giorno è caduto l'anniversario dei dieci anni dalla morte di Pinyan. Ne era al corrente?
Charles Mudede: Sì, e in questo momento mi trovo proprio a Enumclaw, per vedere come sono cambiate le cose. Ho visto che hanno tolto il cartello dalla fattoria in cui si sono svolti i fatti––è l'unico segno tangibile di rimozione che ho notato. E ovviamente nessuno vuole parlare di quello che è successo.

Dopo l'introduzione della legge, quando la bestialità è diventata illegale, tutti ripetevano che cose del genere non sarebbero mai più successe. E che io sappia, da allora non ci sono stati arresti per bestialità. La comunità zoofila si è spostata altrove. Quando ho parlato con alcune di queste persone, tutti mi hanno detto che non avevano la minima intenzione di infrangere la legge. E in parte è per questo che non si è mai sviluppato un circolo di sfruttamento della prostituzione. Dopo che James Michael Tait è stato fermato si è trasferito in Tennessee [dove nel 2009 è stato arrestato e accusato di maltrattamenti sugli animali].

A Enumclaw c'è una vera e propria cultura del cavallo. Ed era difficile distinguere tra passione per i cavalli e zoofilia, se non in caso di scandali. Se Pinyan non fosse morto quelle persone sarebbero ancora lì e nessuno sospetterebbe nulla. Per la gente che fa sesso coi cavalli quello era un paradiso.

Durante le riprese di Zooavete cercato altre comunità zoofile?
Sì, ma non ne abbiamo trovate. Quello che si può dire è che il gruppo di Enumclaw era molto ben organizzato. Tait era molto attento a chi poteva farne parte e chi no. Senza una figura del genere la comunità non avrebbe retto.

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Penso che ci siano altri zoofili, ma credo che agiscano in maniera isolata per il timore di essere scoperti. Perché in quel caso perderebbero tutto.

E quali pensa siano state le conseguenze della morte di Mr. Hands sulla comunità?
Anche loro con la sua morte hanno perso moltissimo. Dal punto di vista di chi ha un problema morale col sesso coi cavalli potrebbe essere una brutta cosa da sentire, ma ci hanno perso eccome: la stabilità, un diversivo, un momento a cui aspirare nel corso della settimana. Hanno perso la loro comunità, perché la morte li ha messi tutti allo scoperto.

Parlando con quelli dello Stato di Washington ho avuto l'impressione che per loro Mr. Hands fosse un po' uno smidollato. Era un intellettuale, un ingegnere che lavorava alla Boeing. Loro avevano esperienza, ma lui era arrivato da poco, lo consideravano una persona debole. E sono certi che abbia rovinato il loro mondo. Scaricarlo all'ospedale è stato come darlo in pasto alla stampa e al mainstream, e al tempo stesso è stato un modo per mettere fine a quello che avevano.

Ma come funziona esattamente il rapporto?
Si mettevano in posizione e aspettavano che arrivasse il cavallo. A volte usavano anche un feromone, di quelli impiegati per la riproduzione dei cavalli.

E capitava mai che gli zoofili diventassero parte attiva?
Loro no, ma ci sono varie tipologie. Loro usavano stalloni e tori, mai mucche. Erano ossessionati dal pene, non parlavano mai di vagine. Se non ricordo male facevano sesso anche tra loro.

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Avevano dei cavalli in particolare, o tutti quelli della fattoria andavano bene?
Avevano le loro preferenze! Individuavano il cavallo con molta forza, quello con il pene più grande. Era come andare a un'asta di cavalli. E poi c'erano i tori. Uno degli intervistati mi aveva detto che avrebbe voluto mangiarselo una volta avvenuta la penetrazione. L'ho trovato piuttosto inquietante, ancora più degli altri. Per molti era un modo per far vedere che erano forti, in grado di resistere a qualcosa del genere. C'era anche chi fantasticava sui delfini, che apparentemente hanno un pene molto grande.

Dan Savage [di The Stranger] e io non riuscivamo a deciderci: era una fissazione per gli animali o per i peni enormi? È una domanda che ci ha tormentato per tutta la lavorazione a Zoo, e alla quale non ho mai trovato una risposta. Ed è una cosa che potrebbe inficiare la loro identificazione di zoofili. All'epoca ci interessava lavorare sulla morte di Mr. Hands e sulla comunità di cui aveva fatto parte. Ma oggi ho la netta impressione che la loro venerazione per i peni potrebbe non aver mai avuto a che fare coi cavalli.

Stando a quanto ha avuto modo di vedere, come definirebbe la zoofilia? Un fetish, uno stile di vita, un'identità sessuale…
Il cavallo che ha ucciso Mr. Hands si chiamava "Big Dick," no? Non "Nice Horse," o "Beautiful."

Ma noi dobbiamo guardare a Coyote, la voce narrante del documentario. Lui era un vero zoofilo, gli interessavano anche i cani. Per lui era amore. Mentre magari per gli altri era più un fetish. Personalmente non penso che Mr. Handy fosse uno zoofilo. Gli piacevano le cose estreme e il dolore. Nel film non se ne parla, ma aveva avuto un incidente in moto che gli aveva provocato dei danni cerebrali e una perdita di sensibilità. Quelli del suo circolo pensavano che questa cosa di farsi penetrare dai cavalli fosse un modo per tornare a sentire qualcosa. Praticava anche il fisting, usava i dildo… ma non credo gli interessassero davvero i cavalli.

È rimasto in contatto con alcune delle persone che avete intervistato per il film?
A loro piaceva Robinson Devor, il regista. Continuano a scriversi, si sentono. Era molto più sensibile di me. Io ci ho parlato e li ho messi in contatto con Rob, ma era lui quello che li ascoltava e non rideva.

Pensa che da allora sia cambiato qualcosa nella percezione della zoofilia?
No, è ancora un tabù proprio come lo era dieci anni fa. Nessuno vuole parlarne o anche solo pensare che esista. Eppure esiste.

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