Bianchi che si sentono discriminati: spiegatemi perché
Norman Rockwell, ‘New Kids in the Neighborhood (Negro in the Suburbs),’ 1967. (© 2013 the Norman Rockwell Family Entities)

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razzismo

Bianchi che si sentono discriminati: spiegatemi perché

Mi sembra così irreale che ho deciso di chiedere spiegazioni direttamente a loro.

Nel suo libro Between the World and Me, Ta-Nehisi Coates definisce i bianchi "persone che vivono in un sogno." Sono tali per via della loro disconnessione con la realtà, come se non fossero del tutto vigili. Non sono sicuro che sia la definizione più corretta: a me ricordano più degli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia per non vedere la realtà. Ed è proprio questo che mi infastidisce di più: la riluttanza dei bianchi nel riconoscere l'impatto enorme che hanno e hanno avuto, come gruppo, sulle vite loro e di molte persone intorno a loro. Quello che, di fronte a un movimento come Black Lives Matter, fa ridere loro "Ma perché ce l'hanno così tanto coi bianchi questi?"

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Il cittadino medio bianco, in America, fa parte di uno dei gruppi di persone più potenti sul pianeta, eppure crede fermamente di essere vittima di razzismo. I sondaggi lo confermano. Uno studio del Public Religion Research Institute ha rilevato che il 52 percento dei cittadini bianchi si dice d'accordo con l'affermazione "Oggi la discriminazione contro i bianchi è diventata un problema grave quanto la discriminazione contro i neri o contro altre minoranze."

In uno studio del 2011, un professore della Harvard Business School ha analizzato la questione, dimostrando che negli ultimi cinquant'anni, sia le persone bianche che le persone nere pensano che il razzismo contro i neri sia diminuito, ma allo stesso tempo, i bianchi pensano che gli episodi di razzismo nei loro confronti siano aumentati. Eppure, come sottolinea lo studio, "sotto ogni punto di vista—occupazione, rapporti con la polizia, concessione di finanziamenti, istruzione—le statistiche dimostrano che i cittadini neri sono sempre più svantaggiati rispetto ai cittadini [americani] bianchi."

Ma allora perché così in tanti si sentono discriminati? E perché credono che concedere libertà ai cittadini neri significhi privarsi della loro libertà? Ho deciso di chiederlo direttamente a loro, visto che sono ovunque e possono essere facilmente studiati nel loro habitat naturale.

Il privilegio bianco ha perso il suo valore

Per alcuni, il fatto di essere bianchi oggi avrebbe meno valore economico rispetto al passato. È un po' la stessa cosa che è successa al dollaro, si è svalutato. All'epoca di Mad Men, bastava essere un uomo bianco qualunque per ottenere un ottimo lavoro e riuscire a badare alla famiglia. Be', secondo questi bianchi oggi non è più così. Ma cercare di capirne le ragioni profonde è difficile. Una donna che ha chiesto di rimanere anonima ha detto, "Essere un uomo bianco non ti dà più diritto al rispetto o a uno stile di vita da classe media. E questo è principalmente dovuto all'andamento dell'economia, ma è molto più semplice dare la colpa ai cittadini neri o ispanici che ci rubano posti di lavoro."

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Jon Dariyanani, co-fondatore di una start-up, ha ribadito il concetto. "È più semplice puntare il dito contro un gruppo di persone pigre e accusarle del declino dell'intera middle class e dell'esaurimento delle nostre risorse, piuttosto che rendersi conto che questo cambiamento è dettato dalla globalizzazione e dalla cattiva gestione delle politiche macroeconomiche che vanno ben oltre del controllo di ognuno di noi. Il razzismo 'anti-bianco' si basa su un'ansia economica diffusa che è in realtà pura fantasia."

È molto più facile accusare una persona di colore piuttosto che accettare la realtà: il complesso meccanismo economico globale ha avuto la meglio su tutti noi e ora non sappiamo con chi prendercela.

La razza bianca è in declino

Nella storia americana, la razza bianca è sempre stata quella dominante. Oggi, però, gli studi confermano che, in America, nel 2043 le persone di colore supereranno numericamente le persone bianche. Tra i bambini sotto i sei anni la transizione è già avvenuta: ci sono più bambini di colore che bambini bianchi. Immagino che questa prospettiva debba essere terrificante per i bianchi.

Tim Wise, educatore anti-razzista dice, "Quando hai sempre avuto il lusso di considerarti la norma, il prototipo dell'americano tradizionale, qualsiasi cambiamento nella realtà culturale e demografica della tua società ti apparirà come un attacco alla tua supremazia. Quando hai sempre avuto tutto, dividere quel tutto con qualcun altro ti sembrerà subito discriminante, anche se nella realtà è soltanto un adeguamento per una società più equa e inclusiva. Se fino a oggi hai avuto il 90 percento della torta per te, accontentarti del 75 percento ti sembrerà assurdo, quasi la fine del mondo."

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Che cos'è il razzismo?

Alcuni dei cittadini bianchi con cui ho parlato hanno la percezione che molti bianchi non capiscano davvero la questione di razza e il razzismo. Tim Wise dice, "I bianchi considerano il razzismo come una questione interpersonale, piuttosto che istituzionale. Infatti, tutti ci ricordiamo di quella volta che siamo stati trattati male da una persona di colore all'assistenza clienti, o di quando siamo stati presi in giro e pensiamo, 'ora siamo noi le vittime del razzismo,' non considerando il costante squilibrio dell'intero sistema a nostro favore." Fa parte della natura stessa del privilegio, e cioè che se non vuoi pensarci, te ne dimentichi.

Secondo Erikka Knuti, strategist in politica, "Parte del privilegio bianco è il fatto di non essere nemmeno consapevoli di avere quel privilegio. Se tu traessi beneficio dal razzismo, vorresti davvero saperlo?" Posso capire che per alcuni possa risultare complicato ammettere di avere una vita agiata, a discapito della condizione sfavorita di qualcun altro, ma è proprio questa mancanza di consapevolezza l'essenza del problema. I cittadini bianchi hanno dei doveri all'interno della comunità, devono essere onesti con se stessi e con i propri concittadini e ammettere che il colore della loro pelle li favorisce. Questo tipo di razzismo, quello più pericoloso, non è relazionale, ma istituzionale. È il sistema che decide chi vive dove, chi ha accesso all'istruzione, ai posti di lavoro, chi viene arrestato e così via, plasmando in modo determinante le vite dei cittadini bianchi a discapito dei cittadini di colore. Ignorare questo dato di fatto significa non comprendere la società, il paese. Se le persone bianche ammettessero queste cose, apparirebbe chiaro che non sono loro, in nessun modo, le vittime.

Non voglio che le persone bianche si sentano in colpa, voglio solo che siano più oneste. Molti dicono di non voler assolutamente affrontare il tema della razza per paura di essere fraintesi, di essere accusati di razzismo. Ma la mancanza di dibattito porta a una mancanza di conoscenza, e di approfondimento sul tema.

I sociologi distinguono le famiglie in cui si parla di razza (race-aware) da quelle in cui non si affronta il tema (race-averse), e sostengono che i bambini cresciuti in un ambiente restio al dialogo hanno più difficoltà ad affrontare il tema una volta diventati grandi, perché semplicemente non hanno gli strumenti per farlo. Per la maggior parte, le persone bianche crescono in ambienti dove non si parla della razza e quindi fanno più fatica ad affrontare questo tema così complesso e delicato. Ecco, questo non è progresso. Dichiarare di non avere alcun pregiudizio razziale, di non considerare il colore della pelle delle persone non è progressista, è offensivo. Progresso significa parlare di razza, fare uno sforzo per capire la complessità del problema, comprendere in che modo il sistema abbia sempre favorito i bianchi a discapito di tutti gli altri e rifiutare fermamente la nozione del vittimismo bianco. Questo è progresso.

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