'Il Risveglio della Forza' è (quasi) solo nostalgia
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'Il Risveglio della Forza' è (quasi) solo nostalgia

un eccitante episodio di Star Wars dal ritmo serrato che restituisce l’atmosfera e l’estetica della trilogia originale, ma niente di più.

Attenzione: Spoiler.

Il risveglio della Forza può già tirare le somme tra scontrini, recensioni e guardate tutti quegli zeri e quei bei pomodori su Rotten Tomatoes. La critica e i fan sembrano entusiasti del lavoro fatto da JJ Abrams, un eccitante episodio di Star Wars dal ritmo serrato, che è davvero divertente da guardare, che restituisce l'atmosfera e l'estetica della trilogia originale e che supera tutti i record di botteghino. Non c'è dubbio, Il risveglio della Forza fa tutto ciò—e con forza, per giunta. Il problema è che non va molto oltre.

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Non mi fa particolarmente piacere gettare altra benzina sul fuoco di Star Wars. Ma le recensioni sono state talmente ruffiane, il successo è stato declamato talmente tanto che non posso più star zitto. Perché ci hanno preso in giro. Ci hanno servito un reboot banale che aggiunge poche, se non zero, nuove idee alla più grande mitologia commerciale che c'è. È l'ultimo e forse più consistente segnale che la fantascienza su grande schermo tende a una sorta di monocoltura. E noi facciamo la nostra parte.

Ovviamente non si può definire Il Risveglio della Forza come il peggior film della saga di Star Wars, ma forse si può dire che è quello meno interessante. In un certo senso, il trionfo di questo Star Wars 2.0—con tutti quei prevedibili richiami nostalgici ben impacchettati—rappresenta una sconfitta per ciò che ha reso straordinaria la prima trilogia: l'originalità fantascientifica e la sperimentazione tra diversi generi narrativi.

Il Risveglio della Forza è l'episodio più derivativo; come alcuni hanno fatto notare, è quasi un remake scena per scena di Una nuova speranza. All'inizio la cosa solleva (niente disastri stile prequel in vista) ed eccita anche. Guardiamo le truppe di un impero galattico andare alla ricerca di un robot che si è intascato i piani di qualcosa, attraverso un pianeta desertico e dritti da una giovane solitaria dotata di strani poteri, che è poi soccorsa da uno spiritoso contrabbandiere e dalla sua scimmia spaziale in una taverna interstellare, dove alieni allegri suonano una canzone orecchiabile—ecco che si allarga un sorriso enorme sulla faccia di ognuno di noi.

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Ma nel vedere i Ribelli/Resistenza che fanno saltare per aria la terza incarnazione della Morte Nera in quasi altrettanti film, non vi sembra che la Forza si stia un attimo ripetendo? Ci siamo passati già così tante volte. Per non parlare della quantità allucinante di richiami agli episodi precedenti, dei cameo di svariati personaggi dei film originali e dei familiari crescendo di John Williams.

Secondo Entertainment Weekly, Il risveglio della Forza rende omaggio—o saccheggia—Una nuova speranza in 18 modi diversi—di più, secondo altri. (Come dice Tasha Robinson su The Verge, se non avesse avuto la benedizione di Lucas, questo film sarebbe un caso di plagio sfacciato.) Si tratta anche, ovviamente, di una ricetta perfetta per massimizzare le entrate. Il film è già instradato verso un profitto tanto assurdo da essere comico: Il film è costato 350 milioni di dollari tra produzione effettiva e marketing, e ha già fatto 517 milioni di dollari in biglietti venduti in tutto il mondo. Ha superato il record per le vendite in una giornata—diventando il primo film a fare 100 milioni di dollari in un giorno—e ha rastrellato 238 milioni di dollari solo in Nord America.

In fin dei conti, Il risveglio della Forza ha la stessa logica di marketing dei film della Marvel—una logica che premia l'imitazione e la nostalgia sopra ogni cosa; riutilizzare idee, personaggi e archi narrativi che hanno già dato prova del loro potenziale lucrativo—quasi quarant'anni fa.

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Dato che Star Wars è praticamente l'unico argomento, ora, consiglio di leggere l'articolo di Forrest Wickman a proposito della genesi della serie, tanto per ricordare quanto fosse innovativa e strana quando è uscita per la prima volta negli anni Settanta. Era un esperimento a dir poco ambizioso, basato su un modello che si è poi rivelato essere facilmente riproducibile—rincorso poi da registi e gente nell'industria tecnologica per decenni a venire. Il Risveglio della Forza è solo l'ultimo della fila.

JJ Abrams goal? "to acknowledge how much I love what George Lucas created" https://t.co/3XIaVCtgcc #StarWarsEvent pic.twitter.com/JLDhuyTfAn
— Trippin With Tara (@tasalinas) December 18, 2015

Non credo che sia colpa di JJ Abrams. Ha fatto praticamente il miglior film che il mercato potesse sopportare. Si tratta più di una testimonianza sul mondo del cinema moderno (vedi la frustrazione di Joss Whedon nei confronti di Avengers 2 come riprova) e sullo scolo nostalgico e tossico a cui restiamo aggrappati noi del pubblico.

Eccovi l'esempio perfetto: mi sono divertito molto a guardare Il Risveglio della Forza. Si può quasi dire che fossi inchiodato alla sedia. Ma non appena sono partiti i titoli di coda, l'intero pastiche ha iniziato a emergere tra i ricordi, scene che si tramutavano rapidamente nelle immagini da cui erano tratte (il villaggio massacrato nei corpi carbonizzati degli zii di Luke, il locale su quel pianeta pieno di alberi nella taverna di Mos Eisley). Poi, mentre andavo a casa in macchina, ho pensato che avrei voluto che fosse più come i prequel. Che George Lucas fosse stato più coinvolto.

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No, non sto trollando e sì, sono assolutamente consapevole di quanto siano terribili i prequel e che la colpa di tale disastro sia di Lucas. Ma mi sono reso conto per la prima volta che, in quanto opere di fantasia, sono impressionanti. Hanno cercato non di creare un'imitazione in scala della trilogia originale, ma di espanderne e arricchirne l'universo; i film sono un'esplosione di colore, di mondi-città, di eserciti di cloni, di duelli su pianeti vulcanici e spiegano in dettaglio la caduta di una società intergalattica democratica e l'ascesa al potere di un impero autocratico.

Questo approccio è stato un buco nell'acqua, in buona parte per via della misera messa in pratica—"dispute commerciali" e "midichlorian" sono diventati sinonimi per "spiegare come un perfetto stronzo la magia celata in ogni cosa," e la trama ambiziosa è finita per essere incomprensibile—ma l'intento era nobile. Persino Jar Jar Binks, forse il personaggio più odiato nella storia del cinema, rappresentava qualcosa di innovativo; sia in quanto membro di una nuova razza aliena, sia perché è stato uno dei primi personaggi in CGI completamente integrati della storia del cinema. In altre parole, Lucas non si è accontentato dei concetti istituiti dalla trilogia originale; ha voluto espandere la mitologia di Star Wars, forgiare nuove frontiere. Insiste a farsi chiamare regista sperimentale e forse non ha tutti i torti.

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Sfortunatamente, le frontiere che ha scelto di esplorare si sono rivelate pessime, e in questo lo Star Wars Lucas-free di JJ Abrams è l'esatto opposto. Abrams ha riorganizzato meticolosamente un film di Star Wars, ne ha indovinato il ritmo, gli stimoli, l'estetica. Ha anche creato dei personaggi principali più diversificati (gran cosa, considerando quanto abbiano fallito su questo piano i vecchi Star Wars) e li ha adattati a un pubblico di millennials. Ma si è fatto prendere da una fobia totale per le spiegazioni eccessive al punto di evitare di esporre in modo significativo qualsiasi cosa (aspettate un attimo, come è nato il Primo Ordine? Come era fatto questo nuovo governo galattico prima che fosse distrutto dalla Super Morte Nera? Perché la "Ribellione" ha dovuto cambiare nome?) o qualsiasi idea o personaggio che avrebbe stonato con la serie originale.

Lucas è stato deriso e preso in giro per i nuovi elementi introdotti nei prequel—ma è stata la sua incapacità a dirigere il film, cosa di cui è perfettamente consapevole, a segnarne la condanna. Senza Lucas, Abrams ha semplicemente rifatto Star Wars. Una pessima notizia per un mercato della fantascienza che abbraccia sempre di più l'autoreferenzialità, la mania dei sequel e le economie di scala di universi condivisi.

Di passaggio solo per i fan, e per diminuire significativamente il rischio finanziario associato al film. Immagine: Lucasfilm/Promo

Il fato ha voluto che l'altro mega-blockbuster di quest'anno fosse un altro quarto episodio di una saga celebre che è, tecnicamente, un sequel ma funziona molto di più come "reboot." Jurassic World non sarà destinato al secondo posto nel botteghino di quest'anno con un guadagno di soli 74 fantastilioni, ma si è servito dello stesso identico espediente usato da Il risveglio della Forza: rivestire una trama già consolidata con una combinazione di facce e ambientazioni un po' nuove un po' familiari, introdurre un numero di elementi sufficiente per lanciare una "nuova" fase del franchise ma restare fedele alla storia quanto serve per evitare rischi finanziari reali.

Persino il miglior film di fantascienza hollywoodiana dell'anno passa per un altro quarto episodio di una serie celebre ma, di nuovo, non è altro che un reboot; Mad Max: Fury Road. Stesse dinamiche narrative del famoso predecessore, stesso titolo vendibile, stessa ambientazione, diversi attori, una maggiore diversificazione nel cast e nelle nuove meccaniche di storia. (Il fatto che sia stato di per sé un film fenomenale e che abbia scatenato un dibattito importante sulle politiche di genere ha un che di miracoloso.) E poi ci sono, correggetemi se sbaglio, tre film del Marvel Universe in uscita ogni anno, con la DC che corre dietro? Si riducono tutti alle stessa generica megastruttura; e sono sempre più noiosi.

Considerate, per un secondo, le opere di fantascienza che non hanno fatto numeri stellari quest'anno; Jupiter Ascending dei Watchowski, e Tomorrowland della Disney, per dirne un paio. Né l'uno né l'altro avevano budget ristretti, entrambi erano creativi e moderatamente rischiosi da un punto di vista finanziario. Sono stati due flop, Jupiter di più. In parte certo perché non erano film incredibili—ma non lo era neanche Jurassic World. Magari non sono i contro-esempi migliori da fare, ma ho paura che permetteremo alle nostre aspettative di diventare troppo condizionate dal cinico algoritmo sforna-successi di Hollywood e dalla nostra stessa nostalgia, troppo facilmente manipolata.

La fantascienza dovrebbe riguardare l'esplorazione dell'ignoto, non la replica di qualcosa di già visto. Man mano che i franchise diventano sempre più importanti per l'economia dei colossi del cinema, impegnati a difendersi dallo streaming e dall'on-demand, preparatevi a vedere film sempre più stereotipati e meno interessanti. È già cominciata: una delle imprese creative più sfacciate del Ventesimo secolo è già stata ridotta all'ennesimo reboot di Hollywood: tanto godibile, quanto dimenticabile.