FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Ma cosa fa nella vita un Digital Champion?

Dopo i raduni, le autocelebrazioni e le critiche, abbiamo parlato con uno dei tanti digital champion per capire cosa fa durante il giorno.

Tutto ciò che è reale, è criticabile. Tutto ciò che è irreale, è a sua volta criticabile per il fatto stesso che non esiste.

La figura del digital champion in Italia oscilla tra le categorie di reale e irreale, ma è di certo criticata su entrambi i fronti. Sta di fatto che, fisicamente, queste persone esistono perché si sono incontrate sabato scorso a Venaria per festeggiare se stessi e il Digitale.

Pubblicità

Ma chi sono i digital champion distribuiti sul territorio? Cosa fanno durante il giorno per digitalizzare l'Italia? Sono davvero dei burattini nelle mani di Riccardo Luna che a sua volta è un burattino nelle mani della grande propaganda della fuffa? I discorsi dei digital champion vengono scritti da Baricco?

Queste e altre domande hanno invaso la nostra mente scientifico-tecnologica e ci siamo chiesti come chiarirci le idee senza farci influenzare dalle opinioni pro e contro—che, quando si tratta di politica, sono sempre molto poco oggettive. Allora abbiamo pensato di contattare un digital champion, uno qualunque, e chiedergli in cosa consiste la sua carica in concreto. Abbiamo anche pensato di trascorrere una giornata con lui, ma alla fine abbiamo scoperto che non ce n'era bisogno.

Giornata straordinaria! #italiandigitalday pic.twitter.com/UCpOFwHses
— Digital Champion (@DigitalChampITA) 21 Novembre 2015

Motherboard: quello di sabato è stato il primo raduno di digital champion in Italia?

Annamaria Vicini: ce n'è stato uno a Roma l'anno scorso, a cui però io non ho partecipato. A quanto so si trattava di un raduno molto più informale e con molte meno persone, era il primo nucleo di 100 digital champion. L'incontro davvero ufficiale, invece, è stato quello di sabato.

È vero che vi siete dovuti pagare il biglietto per andare?

Sì il viaggio e il pernottamento sono stati a nostro carico. Una volta lì ci è stato offerto il pranzo. Comunque è stata una bella esperienza, ho avuto la sensazione che in Italia ci sia un potenziale enorme da sfruttare: persone capaci ed entusiaste, che hanno voglia di fare per migliorare il paese.

Pubblicità

Lei come è stata contattata? Come si diventa digital champion?

C'è stata una serie di scambi di informazioni sul sito digitalchampions.it. Riccardo Luna era appena stato eletto digital champion nazionale e ha lanciato una proposta che a me è sembrata fin dall'inizio molto sensata: non potendo agire da solo su tutto il territorio italiano ha pensato di istituire questa carica in ogni comune, un digital champion che si occupasse da vicino di promuovere il digitale. Poteva partecipare chiunque, io mi sono candidata in maniera spontanea e in seguito ho inviato il curriculum. Ovviamente i candidati sono stati tutti selezionati.

"Ho avuto la sensazione che in Italia ci sia un potenziale enorme da sfruttare"

E cosa fa, praticamente, un digital champion?

Io sono stata nominata a giugno, ma di fatto ho iniziato a darmi degli obiettivi a settembre. Mi sono prefissata di agire in due ambiti: mi occuperò dell'insegnamento del coding nelle scuole e seguirò delle start-up sul mio territorio. Per quanto riguarda l'insegnamento del coding, per esempio, mi sono messa in contatto con alcune scuole superiori i cui alunni andranno nelle scuole elementari a insegnare ai più piccoli. Seguirò la procedura da vicino e mi accerterò che tutto funzioni al meglio.

Lei di formazione è un'insegnante, visto che si occupa di scuola?

Io sono laureata in filosofia, ho insegnato per qualche anno e al momento sono una giornalista pubblicista.

Pubblicità

Ha dovuto presentare un progetto? Ha degli obiettivi annuali, o mensili?

No, lavoro in piena libertà. In realtà, visto che l'iniziativa è partita da poco, l'organizzazione centrale della rete di digital champion sta migliorando pian piano. Inoltre non avendo a disposizione mezzi finanziari è tutto un po' più lento e macchinoso. Però è una realtà che nasce dal basso, e questo bello, non c'è qualcuno che detti le regole: chiunque abbia i requisiti può agire come meglio crede per migliorare il posto in cui vive. Però, certo, il risvolto è anche che l'organizzazione non è ancora pienamente efficiente. Ma credo che questo sarà il prossimo passo.

#italiandigitalday per un'Italia più semplice e più giusta - @matteorenzi pic.twitter.com/UKwZ1APu1X
— Riccardo Luna (@RiccardoLuna) 21 Novembre 2015

L'obiettivo, quindi, è quello di creare un network di persone che implementino il digitale in Italia lavorando gratis, se ho capito bene.

Sì, esatto. Dipende tutto dall'iniziativa del singolo, da quanta voglia ha di adoperarsi. Io vivo in una realtà piuttosto piccola di 14.000 abitanti, una cittadina della Brianza, e faccio quello che posso. In città più grandi ce ne sono più di uno.

Secondo lei si stanno gettando le basi per una futura figura professionale in ogni comune, come una specie di "assessore al digitale"?

Sì, non proprio un assessore ma comunque qualcuno che abbia le deleghe per poter agire sul campo… Anche se poi, il fatto in sé di avere una delega, non è certo garanzia di efficienza.

Negli ultimi giorni ci sono state una serie di polemiche a proposito dei digital champion, lei cosa ne pensa?

Le polemiche sterili mi hanno fatto abbastanza male. Accetto le critiche pensate, perché effettivamente l'organizzazione è ancora in fieri e la struttura vera e propria deve ancora formarsi, ovvio che ci siano delle migliorie da apportare. Però non accetto gli insulti gratuiti, da chi non sa niente di quello che facciamo, e non fa niente per migliorare le cose.

La nostra mente scientifico-tecnologica è piuttosto soddisfatta, abbiamo capito che i digital champion sono sul territorio e lavorano per il Digitale, ma indipendentemente da un'organizzazione centrale. E che passare una giornata con Annamaria non avrebbe avuto senso, perché un digital champion una giornata lavorativa vera e propria non ce l'ha. Almeno per ora.