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Creators

Abbiamo parlato con Ryan Gosling del suo debutto da regista in "Lost River"

Ma anche di sogni, di Detroit e del disagio di frequentare le superiori.

Il regista Ryan Gosling sul set di “Lost River." Foto courtesy di Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Un re di una città derelitta, che mozza gli arti ai suoi nemici; un banchiere che ha una vita parallela come proprietario di un club fetish omicida; una città sommersa, dimora di una forza sovrannaturale. Ecco il preambolo nero come la pece di Lost River, debutto registico di Ryan Gosling (nei cinema e on demand dal 10 aprile). Dietro l’immaginario degno di Mario Bava, però, c’è la storia semplice di una madre (Christina Hendricks) e di un figlio (Iain De Caestecker) che cercano di sopravvivere. Saoirse Ronan, Ben Mendelsohn e Matt Smith rimpolpano il cast del film, che vanta anche il superbo lavoro del direttore della fotografia Benoît Debie (Spring Breakers) e del compositore di Drive, Johnny Jewel. Il tutto si combina in una fiaba sorprendentemente cupa ad opera dell’attore di The Place Beyond The Pines.

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Le leggende che riguardano Detroit non hanno mai lasciato la mente di Gosling. Ammiratore da sempre di Motown, ha deciso di visitare quei luoghi da solo, tra un progetto e l’altro, ma al posto di una metropoli fiorente e maestosa ha trovato teatri, negozi e case abbandonate. Ha incominciato a scattare foto—prima con il suo iPhone, poi con una macchina reflex, e infine con una RED, prima che la sua troupe lo raggiungesse per cogliere l’ambiente peculiare. Dopo un premiere al SXSW, ho parlato con Gosling della fusione tra realtà e fantasia in Lost River, del suo mancato debutto registico con un film sui soldati bambini, e di altro ancora.

The Creators Project: Come è nata la sceneggiatura di Lost River? È stata scritta di getto, o costruita lentamente?

Ryan Gosling: Nell’arco di un anno ho fatto su e giù da Detroit per girare. Lì  facevo ricerche e scrivevo nella mia testa. Quando mi sono seduto a scrivere davvero, mi ci sono voluti alcuni mesi, e il lavoro è stato completato del tutto dagli attori, quando ci siamo trovati di persona. Grazie a loro, e grazie al fatto che abbiamo incluso persone di quelle zone, il film si è animato di vita propria. È successo a fasi.

Christina Hendricks e Ryan Gosling sul set di “Lost River." Foto gentilmente concesse da Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Il film prende in prestito certi elementi da archetipi e simboli delle fiabe—quali hanno incarnato i membri del cast nei loro personaggi?

Christina è una meravigliosa combinazione di forza e fragilità, intrinseca al personaggio di Billy. Saoirse possiede un’innocenza che volevo a tutti i costi. E Iain… L’ho trovato su un sito chiamato Cast It Talent, dove non hai bisogno di un agente o di un’audizione per le parti. È una cosa fantastica per tutti, ricevi così tante proposte, così diverse tra loro. Alcune sono girate come cortometraggi; altre sono girate con degli iPhone. Sono davvero intime, e raccontano così tanto. In un certo senso, guardi il tuo film in un milione di incarnazioni.

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Sono estremamente grato a quel sito perché ho trovato Iain, che è venuto a vivere a Detroit per un mese, a distruggere edifici con un teppista professionale. Ha vissuto la vita del suo personaggio, e l’ha fatto in un modo molto privato, segreto. Ha aggiunto l’autenticità necessaria, perché l’obiettivo era far sì che tutta questa fantasia avesse radici nella realtà.

Christina Hendricks interpreta Billy in "Lost River." Foto courtesy di Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Mentre giravate, hai chiesto agli attori di prendere nota dei loro sogni ogni notte e di raccontarli sul set il giorno dopo. Da dove sono arrivate queste idee, e perché?

È un modo di recitare piuttosto popolare oggi: gli attori usano i loro sogni come un collante per il materiale su cui stanno lavorando in quel momento. Non ero sicuro della cosa—sai, sondi le acque e vedi cosa salta fuori. Ma poi tutto si è rivelato in linea con i temi e le storie del film, che raccontano di una donna il cui sogno si trasforma in un incubo, e ho pensato che il film dovesse avere la stessa qualità. Ho pensato che potevamo esplorare i nostri sogni in prima persona. So che suona un po’ bizzarro, ma è come un simbolo che rappresenta molte cose, una specie di scorciatoia. Abbiamo provato, e la cosa è tornata utile in un paio di occasioni.

Saoirse Ronan nei panni di Rat in “Lost River." Foto courtesy di Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Ben Mendelsohn nei panni di Dave in “Lost River." Photo courtesy of Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Come ti sei relazionato alla reazione di Cannes dell'anno scorso quando è successo per un film di cui eri regista e non solo attore?

Beh… direi che il liceo ti prepara già a tutta questa merda. Non cambia molto, sul serio. Ogni volta che a scuola provi a uscire dal coro, c’è qualcuno pronto a tagliarti le gambe. Hollywood non è diversa. Ma sono solo opinioni su un film, e la mia opinione sulle loro recensioni è “due pollici in giù.”

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Iain De Caestecker nei panni di Bones in “Lost River." Foto courtesy di Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Una delle cose più sorprendenti che ti ho sentito dire durante il SXSW è stata che hai quasi diretto un film scritto da te che parla di soldati bambini. Qual era la trama, e a che punto sei arrivato della produzione?

Quando avevo una ventina d’anni sono andato nel Chad al confine con il Sudan, e lì ho incontrato persone che discutevano del LRA (Lord’s Resistance Army). Allora sono partito per l’Uganda e ho iniziato a girare, un po’ come per Lost River. Ai tempi avevo una macchina Aaton A-Minima 16mm, e ho iniziato a lavorare sperando di poter un giorno montare il girato in un film. Poi ho scritto la sceneggiatura e l’ho mandata a Benoit un po’ per scherzo—non pensavo neanche che mi avrebbe risposto, tanto meno che avrebbe acconsentito a realizzare il film.

Ma ero in un momento della mia vita e della mia carriera in cui semplicemente non ero in grado di realizzare un film del genere. Non conoscevo le persone che conosco adesso. Inoltre, era ambientato in Africa e, come puoi immaginare, non c’erano bianchi nel film. La gente continuava a dire che se ci avessi messo un attore famoso sarebbe stato più accattivante. Ma non era quello che stavamo cercando di fare. Piuttosto che stravolgerlo, ho deciso di non realizzarlo affatto.

Matt Smith nei panni di Bully in “Lost River." Foto courtesy di Warner Bros. © 2015 Warner Bros. Entertainment

Lost River si è formato per un accumularsi graduale di risorse, nel corso di due anni. Ci sono progetti, film o altro, a cui pensi di ritornare come prossima avventura?

Sono stato molto concentrato su questa produzione, per i nuovi trailer che stiamo montando, per le scene che stiamo trasformando nel videoclip della canzone che Saoirse canta nel film, e per il lavoro che stiamo facendo di luogo in luogo per i poster e le grafiche. Anche se il film è stato girato un po’ di tempo fa ormai, c’è ancora molto lavoro da fare. Aspetto di finirlo, poi sceglierò il prossimo progetto.

Lost River è nei cinema e disponibile on demand dal 10 aprile.