L'atmosfera emotiva che si respira in una struttura di supporto per disabilità visive è piuttosto intensa rispetto al mondo esterno. Una piccola lite per futili motivi fra fidanzati che si sono conosciuti da appena due giorni, una sigaretta fumata di nascosto dai custodi del convitto, una camerata di adolescenti che bucano il coprifuoco: sono tutte occasioni in cui si tenta di evidenziare una quotidianità laterale, per quanto apparentemente normale.
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L'istituto Paolo Colosimo di Napoli è l'unica struttura ancora attiva in Italia che ospita giovani e adulti con disabilità visive allo scopo di insegnare loro quell'autonomia ormai persa o per certi versi mai avuta. Nell'istituto, che ospita persone ipovedenti e non vedenti da tutta Italia, si tengono lezioni su come ottenere il maggior grado possibile di autonomia domestica e urbana, si gioca a Torball (una disciplina per non vedenti che si pratica indossando maschere ottiche e utilizzando palle sonore) e si fanno corsi di teatro o autodifesa.Tre anni fa, spinto anche da una vicenda personale—un disturbo degenerativo che ha minato la sua vista, e che lo ha spinto a fotografare per "conservare ricordi grafici"—il fotogiornalista 31enne Claudio Menna ha deciso di dedicarsi a un reportage fotografico in grado di testimoniare la quotidianità di giovani e adulti affetti da disabilità visiva, ospiti all'interno dell'Istituto Paolo Colosimo.
È così che è nato The World Is Blind, un progetto tuttora in corso che riesce a comunicare pienamente il senso di isolamento—ma anche di gioia, vicinanza e normalità—che si vive in un contesto del genere. Claudio, che nella struttura è anche volontario, lo ha fatto attraverso un filtro interpretativo basato quasi esclusivamente sull'intuito, e la capacità di "sentire" le immagini che cercava di immortalare. "Il ricordo che ho di certe immagini mi aiuta a orientarmi quando penso a quello che voglio ritrarre," mi ha detto.
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Un approccio del genere, però, richiede un certo grado di fiducia e intimità. Così Claudio ha iniziato a passare del tempo a stretto contatto con i convittori della struttura—cechi e ipovedenti dalla nascita o a causa di malattie intervenute nel corso della loro vita, e che spesso presentano altre disabilità o disturbi di natura psicologica—mettendo insieme immagini che restituiscono una realtà che quasi nessuno, al di fuori di chi ne fa parte, conosce."Via via che lavoravo al progetto, ho capito che quello che mi interessava realmente era cercare di rendere 'meno cieca' la società su certi temi. E per farlo ho utilizzato anche un filtro stilistico."
Alcune delle foto scattate da Menna, infatti, giocano molto sul contrasto di luce e l'esposizione dei soggetti: in alcuni casi sembra che i protagonisti "escano" da piccoli coni di luce, mentre in altre si possono scorgere solo i loro profili, immersi come sono nell'ombra."I problemi quotidiani che queste persone devono affrontare sono molti, spesso legati a un'indifferenza quasi totale che il mondo ha di certe necessità. La mancanza di strutture adeguate, e gli incidenti dovuti alla barriere architettoniche urbane sono gli esempi più semplici. Come mi hanno insegnato i ragazzi della struttura, 'è il mondo ad essere cieco'."
Vedi altre foto di Claudio sul suo sito.