Le vite dei giovani in un istituto italiano per non vedenti
Tutte le foto di Claudio Menna.

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Le vite dei giovani in un istituto italiano per non vedenti

In The World Is Blind Claudio Menna ha fotografato le vite dei giovani dell'unico convitto per non vedenti in Italia, a Napoli.
Niccolò Carradori
Florence, IT

L'atmosfera emotiva che si respira in una struttura di supporto per disabilità visive è piuttosto intensa rispetto al mondo esterno. Una piccola lite per futili motivi fra fidanzati che si sono conosciuti da appena due giorni, una sigaretta fumata di nascosto dai custodi del convitto, una camerata di adolescenti che bucano il coprifuoco: sono tutte occasioni in cui si tenta di evidenziare una quotidianità laterale, per quanto apparentemente normale.

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L'istituto Paolo Colosimo di Napoli è l'unica struttura ancora attiva in Italia che ospita giovani e adulti con disabilità visive allo scopo di insegnare loro quell'autonomia ormai persa o per certi versi mai avuta. Nell'istituto, che ospita persone ipovedenti e non vedenti da tutta Italia, si tengono lezioni su come ottenere il maggior grado possibile di autonomia domestica e urbana, si gioca a Torball (una disciplina per non vedenti che si pratica indossando maschere ottiche e utilizzando palle sonore) e si fanno corsi di teatro o autodifesa.

Tre anni fa, spinto anche da una vicenda personale—un disturbo degenerativo che ha minato la sua vista, e che lo ha spinto a fotografare per "conservare ricordi grafici"—il fotogiornalista 31enne Claudio Menna ha deciso di dedicarsi a un reportage fotografico in grado di testimoniare la quotidianità di giovani e adulti affetti da disabilità visiva, ospiti all'interno dell'Istituto Paolo Colosimo.

Sergio (24 anni) si prepara per un'uscita romantica con la sua ragazza Sara, conosciuta diversi anni fa all'interno dell'Istituto nel quale vivono e studiano. Napoli, gennaio 2017.

È così che è nato The World Is Blind, un progetto tuttora in corso che riesce a comunicare pienamente il senso di isolamento—ma anche di gioia, vicinanza e normalità—che si vive in un contesto del genere. Claudio, che nella struttura è anche volontario, lo ha fatto attraverso un filtro interpretativo basato quasi esclusivamente sull'intuito, e la capacità di "sentire" le immagini che cercava di immortalare. "Il ricordo che ho di certe immagini mi aiuta a orientarmi quando penso a quello che voglio ritrarre," mi ha detto.

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Un approccio del genere, però, richiede un certo grado di fiducia e intimità. Così Claudio ha iniziato a passare del tempo a stretto contatto con i convittori della struttura—cechi e ipovedenti dalla nascita o a causa di malattie intervenute nel corso della loro vita, e che spesso presentano altre disabilità o disturbi di natura psicologica—mettendo insieme immagini che restituiscono una realtà che quasi nessuno, al di fuori di chi ne fa parte, conosce.

"Via via che lavoravo al progetto, ho capito che quello che mi interessava realmente era cercare di rendere 'meno cieca' la società su certi temi. E per farlo ho utilizzato anche un filtro stilistico."

Matteo (19 anni) e Luigi (31) attendono nei corridoi della scuola l'inizio delle lezioni. Le classi che frequentano sono miste, e l'integrazione tra gli alunni avviene gradualmente attraverso un percorso di fiducia reciproca. Napoli, giugno 2015.

Alcune delle foto scattate da Menna, infatti, giocano molto sul contrasto di luce e l'esposizione dei soggetti: in alcuni casi sembra che i protagonisti "escano" da piccoli coni di luce, mentre in altre si possono scorgere solo i loro profili, immersi come sono nell'ombra.

"I problemi quotidiani che queste persone devono affrontare sono molti, spesso legati a un'indifferenza quasi totale che il mondo ha di certe necessità. La mancanza di strutture adeguate, e gli incidenti dovuti alla barriere architettoniche urbane sono gli esempi più semplici. Come mi hanno insegnato i ragazzi della struttura, 'è il mondo ad essere cieco'."

Emanuele (31 anni) e Marco (30) si allenano nella palestra dell'Istituto prima di un importante torneo nazionale di Torball nel quale la squadra del Colosimo risulta essere tra le più accreditate per il titolo di campione italiano. Napoli, novembre 2016.

Lucia è nata cieca a causa della sindrome di CHARGE. La parola "CHARGE" corrisponde all'acronimo delle più comuni caratteristiche di questa malattia. La sua disabilità non ha mai rappresentato una limitazione, difatti dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore e aver partecipato ai campionati nazionali di Torball, si è iscritta all'Università frequentando i corsi della facoltà di Scienze dell'Educazione. Napoli, aprile 2015.

Lucia (22 anni) e Michela (14) hanno differenti disabilità visive. Michela è ipovedente grave mentre Lucia è cieca dalla nascita. Napoli, febbraio 2016.

Myriam (19 anni), non vedente da circa cinque, ripassa la lezione di storia prima di un'interrogazione. L'iter che ha dovuto affrontare è stato particolarmente complesso, soprattutto riguardo l'apprendimento del linguaggio braille (adesso divenuto per lei indispensabile). Napoli, novembre 2016.

Carlo (22 anni) e Stella (18) tentano di riappacificarsi dopo una piccola lite. Napoli, ottobre 2015.

Giuseppe (20 anni) ha differenti disabilità fisiche e psichiche ed è uno degli alunni del laboratorio creativo dell'Istituto. Spesso i ragazzi che frequentano la struttura hanno anche altre disabilità di natura psico-fisica. Napoli, marzo 2015.

Carlo (22 anni) si addormenta in attesa del suo turno di gioco durante una partita di bowling insieme ai suoi amici dell'Istituto Paolo Colosimo. Carlo è ipovedente grave ma nonostante la sua disabilità riesce a portare avanti numerosi hobby e passioni: ha un canale YouTube sul quale recensisce videogame, ama suonare la chitarra e recitare nella compagnia teatrale dell'istituto, fondata dal Presidente Antonio Cafasso. Napoli, ottobre 2015.

Carlo e Stella di ritorno da una giornata insieme al bowling. Napoli, ottobre 2015.

Vedi altre foto di Claudio sul suo sito.