L’hip-hop e la tecnologia sono sempre stati intimamente connessi, dai primi DJ che smanettavano con i giradischi e costruivano i beat con le 808 all’avvento di Fruity Loops come software di produzione fino all’introduzione del plug-in Auto-Tune su Pro Tools. Allo stesso tempo ci sono stati rapper dall’appeal simile a quello di un computer capace di sparare parole a ripetizione, ma almeno c’era sempre un essere umano coinvolto nella produzione della canzone. I computer non potevano rappare. Fino a oggi.
Come ha segnalato il MIT Technology Review, il ricercatore Eric Malmi dell’Università di Aalto in Finlandia, ha creato un algoritmo per insegnare a un computer come scrivere un testo rap. Analizzando la struttura dei versi il programma, chiamato DeepBeat, è in grado di prendere una barra e generarne un’altra che ne segua la tematica e lo schema metrico. Per arrivare a questo risultato, la squadra di Malmi ha inserito 10.000 diverse canzoni di 100 artisti diversi in un database e costruito l’algoritmo in modo che analizzi ogni aspetto delle barre e ricerchi le assonanze (lo stile metrico più comune nell’hip-hop basato sull’assonanza vocalica; es. “yo” fa rima con “bro”).
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Utilizzando questi dati, i ricercatori sono stati in grado di raggiungere diversi risultati. Per prima cosa, hanno cominciato a suddividere i pezzi in base alla densità delle rime, cioè alla lunghezza media delle sequenze di vocali rimate nel testo. Con questo criterio, che dà particolare valore alle rime di più sillabe, Inspectah Deck, Rakim e il rapper finlandese Redrama sono stati considerati i rimatori più densi (come evidenzia il MIT Technology Review, Eminem, che è famoso per i suoi schemi metrici, è relativamente indietro in classifica perché l’algoritmo non tiene conto delle sue frequenti forzature linguistiche).
I ricercatori hanno anche testato l’algoritmo per vedere con quanta precisione sarebbe riuscito a indovinare la seconda barra di un testo analizzando la prima. Ci è riuscito nell’82 percento dei casi.
Ma la cosa più importante è che gli hanno insegnato a scrivere una canzone da solo. Per farlo, DeepBeat è partito da un verso presente nel database e poi ne ha cercato un altro che fosse tanto in rima quanto in argomento. Poi ha ripetuto questa operazione per la barra seguente, eccetera. Questo è uno dei suoi testi, che ha come argomento l’amore:
For a chance at romance I would love to enhance
But everything I love has turned to a tedious task
One day we gonna have to leave our love in the past
I love my fans but no one ever puts a grasp
I love you momma I love my momma – I love you momma
And I would love to have a thing like you on my team you take care
I love it when it’s sunny Sonny girl you could be my Cher
I’m in a love affair I can’t share it ain’t fair
Haha I’m just playin’ ladies you know I love you.
I know my love is true and I know you love me too
Girl I’m down for whatever cause my love is true
This one goes to my man old dirty one love we be swigging brew
My brother I love you Be encouraged man And just know
When you done let me know cause my love make you be like WHOA
If I can’t do it for the love then do it I won’t
All I know is I love you too much to walk away though
Ok, Gel è il più hard, ma questo affare qui è hard-ware (probabilmente non farò mai più sesso in vita mia dopo questa battuta ¯\_(ツ)_/¯). La cruda verità è che i computer sono mostri senza cuore che non sapranno mai che cos’è l’amore, e questo rende il fatto che ci rappino sopra ancora più terrificante.
Fortunatamente, questo pezzo fa molto meno effetto se pensi che ognuna di queste barre è stata presa da una canzone già esistente, dove probabilmente aveva più senso. Che cazzo di copione! Se l’avesse fatto un rapper in carne e ossa sarebbe finito all’ospedale o in tribunale.
Ma DeepBeat ha un asso nella manica: i ricercatori sostengono che sia in grado di costruire le rime meglio di un essere umano: “DeepBeat batte i migliori rapper umani del 21% in termini di lunghezza e frequenza delle rime nei testi che produce,” scrivono; sarebbe fantastico se l’unica cosa che contasse nel rap fosse inventare le rime migliori. Ma in quel mondo, Papoose sarebbe il miglior rapper di tutti i tempi e Young Thug non esisterebbe nemmeno. E questa, a dir la verità, sembra un po’ una distopia rap inventata da scienziati malvagi. Il che è quello che potremmo aspettarci se questa tecnologia finisse nelle mani sbagliate.
Forse il punto è proprio che i computer non hanno sentimenti, e i sentimenti sono una cosa un po’ importante quando si parla di musica bella.
Quindi dobbiamo essere terrorizzati dall’arrivo dei Dominatori Rap Computerizzati? A questo punto hanno ancora bisogno di input umano, quindi direi di no. Ma dobbiamo temere un mondo in cui saranno loro a scrivere tutto il rap? Sì, senza dubbio. Quel mondo farebbe schifo. Immagina come sarebbe ascoltare pezzi che sono solo un’approssimazione algoritmica della fotta. Immagina canzoni sulla vita in un certo quartiere sviluppate a partire da una fredda analisi dei dati socioeconomici. Immagina canzoni che scompongono le didascalie di Instagram e le inseriscono in una formula di imitazione delle emozioni umane. Immagina, e sarebbe la cosa peggiore, un computer fuori controllo che si mette semplicemente a scrivere canzoni sulle sue sequenze di accensione e di avvio. Tutte queste cose sono possibili. Abbiamo la conoscenza tecnologica. Ma se c’è una cosa che la scienza ci sta insegnando, è che non dobbiamo mai passare il mic a un computer.
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