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Perché si è creato tutto questo casino sul liceo Virgilio di Roma?

Ne abbiamo parlato con uno dei rappresentanti del Collettivo Autorganizzato Virgilio, il gruppo di studenti che da giorni è al centro delle polemiche.
Foto per gentile concessione di Collettivo Autorganizzato Virgilio via Facebook

A chiunque abbia seguito un minimo la cronaca nazionale, non sarà sfuggita una storia piuttosto particolare: quella del Virgilio di Roma, un liceo statale della Capitale di cui negli ultimi tempi si è parlato in associazione a parole come “droghe”, “video hard”, “clima mafioso,” all’interno di contesti descritti come apocalittici e dominati da sballo e degrado.

Innanzitutto, per chi non fosse familiare con la storia, il Virgilio è uno dei migliori e più prestigiosi licei della Capitale. Si trova al centro di Roma, ed è frequentato da circa 1,300 studenti. Da anni, per casi che spesso hanno a che fare con droghe e occupazioni, finisce ciclicamente al centro delle polemiche. Ma negli ultimi tempi la situazione è decisamente sfuggita di mano, e la storia ha assunto toni sempre più surreali.

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I problemi recenti del Virgilio iniziano nello primavera dello scorso anno, quando all’interno di una più ampia campagna volta a contrastare il problema delle droghe nelle scuole, due carabinieri in borghese fanno irruzione nell’istituto perquisendo diversi studenti e arrestandone uno, con l’accusa di spaccio.

Dopo qualche mese di silenzio, la scuola torna sotto i riflettori. A inizio ottobre di quest’anno c’è un tetto che crolla, con conseguente evacuazione. Ma è l’occupazione di metà ottobre—e di cui si è tuttavia parlato soprattutto nei giorni scorsi—a portare definitivamente il Virgilio alla ribalta della cronaca nazionale.

L’occupazione dell’istituto viene infatti descritta come un “rave party” a pagamento in cui a suon di “trap” gli studenti fanno “danni per decine migliaia di euro”, si fanno le canne, spacciano droghe, tra cui pasticche e psicofarmaci. Durante questa, si parla anche della realizzazione di un video hard che vedrebbe protagonisti due inconsapevoli studenti, e che sarebbe stato diffuso su Whatsapp e sul web. Poco importa se di quel video, di cui gli studenti hanno sempre messo in dubbio l’esistenza, non esiste alcuna prova né testimonianza diretta.

A coronare questo scenario, qualche giorno fa, durante la ricreazione, vengono fatti scoppiare dei petardi. La scorsa settimana arriva infine un’intervista al Corriere della preside dell’istituto, Carla Alfano. La preside, in carica da settembre, parla di “clima intimidatorio e mafioso creato da ragazzi della Roma bene.” Dice che gira droga “e tanta,” parla di genitori che assecondano gli studenti e di professori “impauriti,” e se la prende in particolare con gli studenti del “fantomatico collettivo”, “una minoranza di soggetti che comanda su una maggioranza silenziosa.”

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Le sue parole, a cui fa eco l’intervista anonima di un genitore che descrive un clima simile e che fanno il giro di giornali e trasmissioni televisive, contribuiscono a far passare un messaggio che addirittura Rutelli, in quanto padre di un’ex studente del Virgilio, si sente in dovere di confermare: il Virgilio è una scuola allo sbando, invaso dalle droghe e in mano a un gruppo di figli di papà che comandano su studenti e professori con modi intimidatori.

Non serve a niente la recente smentita di queste accuse da parte della questura: oggi la scuola è presidiata dalla polizia e si parla addirittura di una sua possibile chiusura. Ma quanto c’è di vero in questa rappresentazione? Come è possibile che un liceo di Roma abbia attirato su di sé tanta attenzione? Per fare chiarezza sulla situazione, ho deciso di rivolgermi ai diretti interessati: i ragazzi del Collettivo Autorganizzato VIrgilio, nella persona di uno dei portavoce, Gabriel.

Ovviamente quello che segue è il suo punto di vista, e la vicenda risulterebbe del tutto diverso se raccontata, che so, da Gramellini, ma questo è quello che mi ha detto.

VICE: Ciao Gabriel. La lista delle cose per cui il Virgilio negli ultimi giorni è finito sotto accusa è infinita. Partiamo da quella che mi sembra meno controversa, i petardi scoppiati durante la ricreazione. Che dici a riguardo?
Gabriel: Innanzitutto se ne è parlato come di bombe carta. Invece erano petardi. E sì, sono scoppiati a ricreazione. Non è la prima volta che succede da quando sono al Virgilio, sono bravate che non andrebbero fatte ma alle quali non va cercato nessun simbolo e che non hanno nessun significato politico. Le condanniamo, ma la cosa è stata montata all’inverosimile, come succede con tutto ultimamente.

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A questo ci arriviamo. Il secondo elemento, più controverso, è il fantomatico video hard. Come avete scoperto dell’esistenza di quel video? O meglio, quel video per voi è mai esistito?
A quanto ne so io l’esistenza del video è stata smentita dagli stessi carabinieri, e sicuramente io mi sento di smentirla. Abbiamo appreso della notizia sui giornali, ed è stata confermata dalla preside. Ne abbiamo subito parlato con lei ma non abbiamo avuto molte informazioni. Abbiamo quindi indagato noi stessi, cercando di capire se tra gli studenti c’era qualcuno che lo aveva visto: niente, eppure ti posso assicurare che in una scuola normale se un video del genere esce la gente lo guarda e ne parla. Lo descrivevano come virale, ma io non ho mai parlato con una persona che lo avesse visto.

Però ho letto anche le presunte dichiarazioni dei genitori della protagonista, che dicevano di voler procedere per vie legali.
Sì infatti nonostante ne abbiamo fin da subito messo in dubbio l’esistenza non ce la siamo mai sentita di smentirla completamente, dato che la preside confermava e poi c’erano quelle dichiarazioni. Ma noi davvero abbiamo seguito la vicenda esclusivamente dai giornali.

Veniamo all’occupazione. Si parla di droghe e biglietti in vendita. Possiamo dire che vi è un po’ sfuggita la situazione di mano?
Guarda, io ti posso dire solo che ho visto quattro occupazioni nella mia scuola e molte altre in molte scuole di Roma. In questa non ho visto assolutamente nulla di diverso rispetto alle altre. È durata poco, non è successo nulla di particolare, non c’è stato nessun rave. Non ho visto girare droghe pesanti, che posso assicurare nella mia scuola non vengono spacciate.

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I danni ci sono effettivamente stati?
Sì, anche se non sono stati assolutamente le decine di migliaia di euro di cui alcuni hanno parlato. Qualche porta sfondata e finestra rotta a causa di pallonate, cose che succedono in tutte le occupazioni e per cui ci siamo proposti di ripagare. Diciamo che non è colpa dei danni, da noi le occupazioni fanno sempre discutere perché abbiamo un collettivo molto radicato e siamo molto attivi politicamente.

Al di là delle cose materiali, è anche il clima che viene messo in discussione. Come rispondete alle parole della preside, che parla di “clima intimidatorio e mafioso” e vi descrive come un gruppo di ragazzini viziati?
Rispondiamo che evidentemente la preside non sa cosa vuol dire mafia, non sa qual è la realtà che può esserci a piazza Gasparri a Ostia. Poi possiamo dire che a noi sembra parli di un’altra scuola: non riconosciamo quella in cui andiamo tutti i giorni nelle sue parole.

Per quanto riguarda invece l’accusa sui figli di papà, è ancora una volta evidente che non conosce la nostra realtà. Il Virgilio è molto trasversale, è una scuola di persone che provengono da tutte le parti della città, di sicuro la maggior parte degli studenti non sta in Via Giulia e in Via del Corso. Ci sono figli di professori, di colf, di liberi professionisti e anche di personaggi importanti. È questo il bello del Virgilio, le differenze vengono appiattite.

Però le voci che parlano di un brutto clima non arrivano solo dalla preside. Ci sono anche per dire, Rutelli e il padre di un’allieva, che ha rilasciato un’intervista in anonimo.
Lo so, e per noi è del tutto paradossale. L’aspetto mediatico ha portato a drammatizzare tantissimo alcune situazione e alcuni aspetti che esistono in tutte le scuole. La nostra è anche una scuola particolare, molto attiva a livello politico.

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Non siete però l’unica scuola attiva politicamente, ma siete di certo quella che più spesso delle altre genera polemica. A cosa attribuisci questa cosa?
Per prima cosa è vero che non siamo l’unica scuola attiva politicamente, ma siamo quella più attiva. Dentro scuola facciamo attività politica e sociale, organizziamo mobilitazioni e negli anni abbiamo, grazie alla costanza e a studenti particolarmente agguerriti, acquisito importanza all’interno dell’Istituto e anche a livello cittadino.

Poi quest’attacco strumentale, così paradossale e invadente, e le voci di chiusura ci preoccupano. Il palazzo in cui si trova la nostra scuola ha un valore molto alto, e non sarebbe il primo istituto che viene chiuso per esser trasformato in qualcosa altro—un esempio è una scuola a Piazza Barberini che è diventata un hotel.

Ho letto che anche i rappresentanti dei genitori hanno fatto riferimento a quest’aspetto. Per il resto i vostri genitori che dicono?
Io posso parlare di mia madre. Non era contenta dell’occupazione e spesso critica le cose che facciamo, ma allo stesso tempo leggendo le dichiarazioni della preside è consapevole che non descrivono in alcun modo la realtà di suo figlio, degli amici di suo figlio, e della scuola in cui mi ha mandato a studiare.

Parlate con i professori della situazione?
Sì ultimamente lo stiamo facendo di più. Diciamo che gli avvenimenti di questi giorni invece di dividerci ci hanno uniti, parliamo di quello che succede e cerchiamo di analizzarne le motivazioni. In questo senso le polemiche hanno fatto bene.

Infine, cosa vi aspettate succeda nei prossimi giorni?
Sinceramente ci auguriamo che la preside faccia un passo indietro, che ammetta di aver sbagliato. Inoltre ci piacerebbe andare a scuola senza incappare nelle decine di telecamere di giornalisti, e magari neanche nella polizia. Non è piacevole andare in una scuola piena di poliziotti e cani antidroga. l Virgilio è una scuola normalissima, e vorremmo tornasse tale. Invito chiunque non ci crede a visitarla di persona.

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