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Queste foreste non arriveranno al 2050

A questi ritmi, un'area della foresta tropicale grande quanto l’India potrebbe andar persa tra il 2016 e il 2050.
Foto di Alain Compost/WWF/EPA

Un report su deforestazione e cambiamento climatico, pubblicato lo scorso agosto, contiene un avvertimento tragico: se il mondo mantenesse il suo andamento attuale, una quantità di foreste tropicali equivalente alla grandezza dell'India potrebbe andare perduta tra il 2016 e il 2050.

Lo studio, realizzato dall'organizzazione no profit di ricerca Center for Global Development, prevede che fino a 2,890,000 chilometri quadrati di foresta tropicale potrebbero scomparire a causa della deforestazione dovuta al recupero dei terreni per l'industria agricola.

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I ricercatori hanno basato la loro indagine sui dati raccolti da un satellite NASA e su uno studio successivo pubblicato sulla rivista Science. Secondo le loro stime, una grande estensione di foresta tropicale - circa 966,065 chilometri quadrati in 101 paesi - è stata distrutta tra il 2001 e il 2012.

Jonah Busch, uno dei co-autori del rapporto, ha spiegato qual è lo "schema di distruzione" che guida la deforestazione nel mondo.

"La deforestazione non procede in linea retta anno dopo anno. Si comincia in aree remote con tagli piccoli e controllati che accelerano rapidamente; successivamente la deforestazione si stabilizza fino ad arrestarsi," ha spiegato a VICE News.

Busch e il suo team hanno realizzato le previsioni per il 2050 considerando le probabilità di un territorio di essere disboscato—attraverso fattori come la vicinanza di quel territorio ad una città, la sua altitudine e la pendenza.

"L'estensione della deforestazione avrà un grande impatto sul clima poiché gli alberi immagazzinano una quantità ingente di carbonio," ha spiegato Busch, "e quando vengono bruciati o tagliati per ottenere soia, campi da pascolo oppure olio di palma, tutto il carbonio al loro interno si sprigiona e viene liberato nell'atmosfera."

Busch e i suoi colleghi ritengono che fino a 169 miliardi di tonnellate di anidride carbonica potrebbero essere sprigionate, all'incirca l'equivalente annuale dell'inquinamento prodotto da 44,000 fabbriche che bruciano il carbone.

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Secondo Busch circa metà della deforestazione totale dovrebbe verificarsi in America Latina, con l'altra metà suddivisa tra Asia e Africa.

Per porre un freno a questo processo, i ricercatori suggeriscono di inserire una tassa sull'inquinamento da carbonio (la carbon tax), il che vorrebbe dire tassare le emissioni causate da centrali energetiche, industrie o deforestazione, o addirittura pagare le persone affinché non abbattano le foreste. Come possibile alternativa, i ricercatori individuano un modello nel Brasile, che ha regolamentato la deforestazione attraverso restrizioni sempre maggiori sugli insediamenti e migliorando l'applicazione delle leggi—anche se oggi la deforestazione del paese potrebbe essere tornata ad aumentare.

I diplomatici si incontreranno a Parigi nel dicembre di quest'anno per elaborare un patto internazionale sul clima, con l'obiettivo di porre un freno alla crescita globale delle temperature, che non potranno superare una maggiorazione di 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali.

"Le foreste tropicali dovrebbero rappresentare una grande parte della soluzione al problema," ha spiegato Busch, "perché sono uno strumento potente ed economico per combattere i cambiamenti climatici. Questo significa che le acquisizioni internazionali di carbonio da parte dei paesi ricchi ai paesi poveri dovrebbe essere considerate parte dell'istituzione di politiche per ridurre la deforestazione."

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Robert Walker, che studia il cambiamento del territorio e insegna studi Latino Americani e geografia all'Università della Florida, ha confermato a VICE News che le stime inserite nel report sulla deforestazione futura sono "assolutamente ragionevoli." Tuttavia, citando alcuni progetti infrastrutturali in Brasile, ha messo in guardia sulla possibilità di un aumento reale della deforestazione nel paese.

Il nuovo studio contrasta con altri report precedenti, i quali prevedevano una diminuzione dei tassi di deforestazione globale, spiega Ruben Lubowski, capo economista di risorse naturali presso il Fondo per la Difesa Ambientale (Environmental Defense Fund).

"Il messaggio principale qui è che la deforestazione non è un problema destinato a sparire magicamente," ha detto a VICE News.

Come Busch, Lubowski individua nel Brasile un buon modello nazionale da seguire per arginare la deforestazione.

"C'è un forte slancio," spiega Luboswki. "Ma dobbiamo fare in modo che questo slancio continui, e che crei davvero un mercato in grado di premiare la riduzione del disboscamento su larga scala."

Daniel Nepstad, ricercatore di lunga data sull'Amazzonia e direttore esecutivo dell'Earth Innovation Institute, ha elogiato il report perché evidenzia le opportunità di successo nel frenare la distruzione delle foreste.

"[Lo studio] riafferma l'importanza critica delle foreste tropicali e di un rallentamento della deforestazione e della riduzione della superficie alberata, come la più grande opportunità a breve termine e low cost per rallentare il cambiamento climatico," ha detto Nepstad a VICE News. "Abbiamo già delle prove che questo sia possibile attraverso ciò che il Brasile ha già fatto in Amazzonia. Questo ci da un senso di quanto potremmo ottenere replicando quel modello anche in altre nazioni."

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