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Siamo nel 2019 e Alitalia ha usato il blackface in una sua pubblicità

Il 'nero' non è una maschera, e buttarla sul trucco di scena non basta.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
alitalia-obama
Grab via YouTube. 

[Aggiornamento del 4/7/2019: Alitalia ha rimosso lo spot dai suoi canali social, scrivendo che "per la nostra Compagnia il rispetto è un valore irrinunciabile. Non era nostra intenzione offendere nessuno e trarremo certamente insegnamento da quanto accaduto."]

È difficile pensare che nel 2019 una pratica come il blackface—ossia il truccarsi per assumere le sembianze di una persona dalla pelle nera—possa risultare in qualche modo accettabile.

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Tuttavia, In Italia il blackface è spesso considerato qualcosa di innocuo o scherzoso, che passa quasi sempre inosservato o non è nemmeno considerato come tale.

Solo nell’ultimo anno ci sono stati diversi esempi: come Gino Sorbillo che si dipinge la faccia di nero in solidarietà al calciatore del Napoli Kalidou Koulibaly; i concorrenti della trasmissione Tale e Quale Show mentre impersonano cantanti neri; o il presepe vivente in una scuola elementare di Monreale (Sicilia), in cui i bambini sono stati fatti travestire da “africani” con la faccia pitturata e ossa al collo.

L’ultimo caso in ordine cronologico riguarderebbe una campagna pubblicitaria di Alitalia, la compagnia di bandiera italiana che sta passando un complicato momento societario. In una serie di brevi video, pubblicati sui canali social della compagnia nelle settimane scorse per sponsorizzare la nuova tratta Roma-Washington, compaiono quattro presidenti: Washington, Lincoln, Trump e Obama.

Nei commenti al video su Facebook, a parte chi chiede informazioni sugli scioperi e rimborsi per i bagagli rotti, alcuni utenti hanno fatto notare che forse non era proprio il caso di rappresentare Obama attraverso un una persona palesemente truccata per sembrare nera (l'attore che impersona Obama si chiama Khaled Balti e ha origini tunisine).

“Ma scusate, prendere un attore nero […] no eh?”, si chiede una commentatrice. Un’altra ricorda che il blackface ha “radici assolutamente razziste e che in nessun caso può essere ‘spacciata’ per qualcosa da prendere alla leggera o sul ridere.” In entrambi i casi, la risposta del social media manager di Alitalia è stata la seguente: "Durante le riprese abbiamo incontrato molti turisti americani, tutti si sono molto divertiti con noi ma nessuno ha sollevato questo tema.”

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Su Facebook, il ricercatore di cinema e media Leonardo De Franceschi ha criticato lo spot dicendo che "riproporre ancora nel 2019 un figurante con la faccia coperta di cerone nero che mastica un inglese maccheronico è un espediente che mescola minstrel show e cinepanettone." Mentre su Twitter l'utente YsanDevdas fa notare il "velato implicito razzismo nelle risposte che danno a 'cosa faceva prima di fare il Presidente?' Il giardiniere, il giocatore di pallacanestro, il cameriere, e certo, è nero, mica poteva essere avvocato."

Chi non conosce la pratica del blackface, che ha una storia ben precisa e ha sempre incarnato uno dei simboli dell’oppressione degli afroamericani, potrebbe dunque chiedersi: qual è il confine con il trucco di scena? E cosa c'è di strano se una persona originaria del Nord Africa recita la parte di un presidente afroamericano?

Ho girato queste domande a Oiza Q. Obasuyi, che mi ha detto che "la persona è chiara, la fisionomia è chiara, e rimane qualcosa di grottesco—Obama non è tunisino. Poi c'è comunque l'idea che il nero sia una maschera, ed è letteralmente come se a Mahmood facessero interpretate Martin Luther King."

Ma per l'appunto, continua, "rimane blackface, non funziona così." Per capire determinate cose "serve un dialogo con le minoranze; nel senso che quando dico una cosa del genere sulla blackface, tante persone (anche quelle che si definiscono antirazziste) hanno una sensibilità diversa su queste cose. Tutto ciò che riguarda le persone comuni nere che nascono e crescono in Italia è come se non esistesse."

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Anche per la youtuber afroamericana Tia Taylor, che vive a Milano e a cui ho chiesto un parere sullo spot, non ci sono dubbi: "Quando una persona non nera dipinge la faccia nera per imitare una persona nera è blackface." Se è ancora diffuso in Italia, è perché "non si interessa a cosa pensano le persone nere che lo trovano di cattivo gusto (altrimenti non sarebbe diffusa)."

Bellamy, fondatrice di AfroitalianSouls, ha detto a VICE: "Da ragazza nera sono disgustata, da italiana sono imbarazzata e rassegnata. Penso che sia stata una scelta dettata dalla superficialità e dalla pigrizia che contraddistinguono gli italiani quando si tratta di razzismo. L'attore è di origini tunisine ma non è nero, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di dipingersi la faccia per scurire il colore della pelle. Le sue origini africane non contano perché udite udite, non tutti gli africani sono neri." L'intenzione di fare humour, conclude, "non può e non deve essere anteposta al rispetto della sensibilità e dell'umanità delle persone nere."

Torniamo dunque al punto iniziale: in Italia non ci si rende conto del vero significato del blackface. E se in alcuni usi della blackface è palese l’assenza di malafede, in altri dominano la sottovalutazione della storia e la poca attenzione alle sfumature—cosa, questa, ancora più delicata per una grossa azienda che vuole fare spot nel 2019.

[Abbiamo contattato l'ufficio stampa Alitalia per un commento, e siamo al momento in attesa di risposta.]

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