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Posso andare al cinema a vedere i Pokémon anche se ho trent'anni?

Per chi ha superato la pubertà e avrebbe voluto fare l’allenatore di Pokémon nella vita, ecco "Detective Pikachu".
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
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Quando nel 2010 mi sono diplomato, ho scritto uno status Facebook in cui confessavo che finalmente avrei abbandonato tutto per intraprendere il sogno di una vita: diventare un grande allenatore di Pokémon. Del resto all’epoca abitavo a due passi da Biancavilla, la città in cui in Pokémon Rosso e Pokémon Blu gli aspiranti allenatori possono scegliere il proprio starter nel laboratorio del professor Oak per iniziare la propria avventura. Peccato che nella realtà Biancavilla sia solo un minuscolo comune siciliano, in cui non c’è nemmeno l’ombra di un Bulbasaur o di un barboncino spelacchiato lontanamente somigliante a un Growlithe. Quindi mestamente ho continuato a invecchiare, prendere una stupida laurea, cambiare un po’ di lavori—il tutto mentre la Game Freak continuava a sfornare videogiochi e oltre 700 Pokémon nel complesso.

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In questo lasso di tempo, ci sono stati solo pochi momenti in cui mi sono riavvicinato al mio sogno: essere sopravvissuto alla possibilità che un tir mi investisse mentre cercavo di catturare un evanescente Gastly con Pokémon Go; recitare ubriaco lercio in più occasioni, con la mia migliore amica, il motto del team Rocket; e la scoperta che al cinema stesse per uscire il film Detective Pikachu, tratto dall’omonimo videogioco.

Si tratta, dopo 20 anni di pellicole animate, di una mastodontica novità: il primissimo film in assoluto in computer grafica e live action—in pratica per la prima volta i Pokémon sono davvero tutti peli, petali o squame, e inseriti in un contesto reale. Ma conscio ormai di avere 27 anni e più capelli bianchi in capo di un Jynxs, mi sono arrovellato il cervello per capire se fosse stato giusto o meno andare al cinema. O crescere.

In una vampata di orgoglio nerd, ho iniziato a caricare il mio entusiasmo per Detective Pikachu nelle stories di Instagram, per vedere come avrebbero reagito soprattutto i miei coetanei. La sfilza in DM di “sei uno sfigato” o messaggi simili è stata effettivamente notevole, ma le reazioni entusiastiche sono state nettamente superiori. Qualcuno ha mandato delle semplici emoticon nelle più diverse forme a cuore, chiesto quando il film uscisse [il 9 maggio], o si è sbilanciato dicendomi che sarebbe andato a vederlo solo perché finalmente come protagonista non ci sarebbe stato “quel cagaca**o animato di Ash.”

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Così, munito di biglietto e carte Pokémon in regalo—che fanno subito effetto déjà vu—mi sono seduto sulla mia poltrona con la nonchalance di chi sta per vedere la versione restaurata di un film di Hitchcock.

Detective Pikachu non è il lungometraggio di Pikachu che balla ininterrottamente per oltre un’ora e 40 pubblicato da quel burlone di Ryan Reynolds, che nel doppiaggio originale gli presta la voce. Tralasciando questa trovata disturbante, il film—nato da una collaborazione nippo-statunitense, e diretto da Rob Letterman—parla delle vicissitudini del Pokémon elettro e di Tim Goodman (interpretato da Justice Smith), un ragazzo 21enne sulle tracce del padre probabilmente morto. Alla loro ricerca si uniscono presto Lucy Stevens (Kathryn Newton) e il suo Psyduck, e tutti insieme poco a poco scoprono che la scomparsa è collegata a un folle piano per sconvolgere gli equilibri di Ryme City, una città che fonde la City di Londra, Tokyo e la Los Angels di Blade Runner in cui i Pokémon stanno sempre fuori dalle Pokéball e le lotte Pokémon sono una rarità.

Per chi ha seguito almeno una parte delle serie animate è indubbio che la trama sia diversissima, ma senza girarci attorno: Detective Pikachu è un film pensato per gli incassi, tutte le fasce di età, e anche per chi ha una conoscenza dei Pokémon che si esaurisce a “mostriciattoli”/”animaletti”/“il topo giallo.” Proprio per questo mi hanno davvero deluso alcune delle recensioni che ho letto al riguardo: i recensori di New York Times, BBC, Vox non solo usano nei loro pezzi sinonimi del genere ma—a prescindere dal loro giudizio sul film—ammettono di sapere poco o niente del mondo dei Pokémon. O paragonano addirittura Detective Pikachu a Chi ha incastrato Roger Rabbit.

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Per i più ferrati invece—lungi da me nel fare spoiler—sono state disseminate nel film diverse “citazioni” dal passato. Ad esempio, a un certo punto si vede un Jigglypuff, simile a quello della serie animata, pronto a imbrattare le facce di chi si addormenta una volta ascoltato il suo ‘canto; nella prima battaglia del film è coinvolto un Gengar, come nella prima lotta delle intro dei videogiochi Rosso, Verde, Blu e del primo episodio della serie animata; è presente un Ditto la cui trasformazione in altri pokémon non riesce perfettamente, come nell’episodio “Un Pokémon dopo l’altro.” Ma sicuramente la citazione più invasiva è il costante parallelismo al primo film animato del 2000, Pokémon il film - Mewtwo colpisce ancora: la presenza di laboratori, scienziati e di un pokémon creato a partire dal DNA di Mew—”20 anni fa nella regione di Kanto,” dicono nel nuovo film, perché effettivamente sono passati già due decenni—sono una costante.

Come però è stato fatto notare, solo nel trailer si vedono oltre 60 tipi diversi che provengono non solo da Kanto, ma dalle regioni più disparate: Greninja dalla regione di Kalos, Torterra dalla regione di Sinnoh, Aipom da Johto, Treecko da Hoenn. Tutti Pokémon, tradotto per chi ne capisce poco, considerati “nuovi” o sconosciuti da chi guardava i primi cartoni su Italia Uno nei primi anni 2000 e poi ha smesso; ma familiari soprattutto per le generazione Z che magari non ha invece tanta familiarità con tutti i primi 151 pokémon usciti all’epoca.

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Adesso, mi sono messo a fare una breve lista dei Pokémon che figurano nel film perché la parte più apprezzabile per chi è cresciuto (o cresciuto con loro, o sta crescendo con loro) è sicuramente la seguente: il guilty pleasure nell’osservare come i tuoi più reconditi desideri sembrano più reali che mai. È questa la grande differenza coi live action tanto in voga negli ultimi anni: alla fine sai già come sono fatti nella realtà il Baghera de Il libro della Giungla, Gli elefanti di Tarzan, o i leoni del Re Leone (in uscita il prossimo 8 agosto).

Proprio per questo trovo che la storia in sé di Detective Pikachu, che piaccia o meno, sia del tutto secondaria—come del resto lo è sempre stata la narrazione dell’anime, se raffrontata alla possibilità nei videogiochi di crearti una tua storia personale, con la squadra di Pokémon che scegli tu.

Piuttosto, un aspetto ancora da sottolineare in Detective Pikachu, messi in conto i Pokémon reali, è l’attenzione posta nel non scegliere solo protagonisti bianchi, come succede già da alcuni anni nell’anime. O ancora le battute sul cambiamento climatico, quando i protagonisti si ritrovano a dover fronteggiare una sorta di insolito terremoto causato da dei giganteshi Pokémon geneticamente modificati dall'uomo.

Però sono passati più di 20 anni, e nessuno è ancora riuscito a dirci cosa mangia la gente nel mondo dei Pokémon, dato che non esistono animali, quando mangia carne. Persino il direttore della serie Junichi Masuda dice che nemmeno lui lo sa.

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