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reportage

I migranti del Brennero ci hanno mostrato gli oggetti che li proteggono durante il viaggio

Croci, fotografie, tatuaggi: ognuno fa affidamento sulla protezione di un oggetto diverso, nel corso del lungo e duro viaggio che porta queste persone dal paese di origine al Nord Europa, passando per l'Italia.
Il simbolo religioso nella mano di un migrante a Bolzano. [Foto di Claudia Corrent/Europa Dreaming]

[Tratto dal reportage Europa Dreaming*]

Il passo del Brennero, che separa Italia e Austria, è un valico di frontiera da ormai cento anni — già dal termine della prima guerra mondiale.

Da allora non è stato attraversato solo da turisti, ma anche da persone in fuga dalla guerra, dalla dittatura, dalla miseria.

Per capire meglio quello che succede quotidianamente attorno al confine, dove l'Austria sta costruendo una barriera di accesso - nonostante Schengen, e il sogno dell'Europa unita - abbiamo intervistato alcuni dei profughi che, nel corso del 2015, sono transitati dal valico trentino.

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Gran parte di loro proveniva dall'Eritrea, e desiderava raggiungere il nord Europa. Uomini e donne che avevano lasciato la propria terra a causa della durissima dittatura militare del paese, nel tentativo di raggiungere i parenti, soprattutto in Germania e Svezia.

Nel 2015 sono transitati dal Brennero tra i 30 e i 70 migranti al giorno, soprattutto tra i 20 e i 30 anni — la maggioranza di loro, in un mondo o nell'altro, sono riusciti a passare i controlli trilaterali (effettuati da polizia italiana, austriaca e tedesca) istituiti per contrastarne il passaggio.

Leggi anche: La barriera austriaca con l'Italia rischia di dare vita a una 'giungla di Calais' italiana

In totale, parliamo di una cifra compresa tra i 2500 e i 3000 attraversamenti ogni mese, come calcolato dalla ripartizione Politiche Sociali della Provincia autonoma dell'Alto Adige. Un numero di circa 26.000 persone in tutto il 2015, circa il 30 per cento dei 153.842 profughi che, secondo l'UNHCR, sono sbarcati in Italia nel corso dell'anno.

A quelli che abbiamo incontrato, abbiamo chiesto di mostrarci quale fosse l'oggetto che li ha 'protetti' durante il lungo e duro viaggio dal paese di origine all'Italia, verso il sogno europeo.

Il lungo tragitto e le rapine subite fanno sì che del bagaglio di partenza rimanga ben poco: bibbie, tatuaggi, il proprio smartphone e, raramente, collane ed anelli. Moltissimi cristiani hanno la croce al collo, spesso come simbolo di protezione dai rischi e dai pericoli del viaggio.

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Atu, 28 anni, vuole andare a vivere in Francia. Come molti dei suoi compagni ha fatto un lungo viaggio per arrivare fino alle porte del Brennero, circa 3 mesi. Dall'Eritrea sono arrivati in Sudan, passando per la Libia, il sud Italia e infine Bolzano. Nessuno di loro si vuole fermare in Italia, vogliono tutti andare nel Nord Europa. [Foto di Claudia Corrent]

Rawa, 17 anni, ci mostra il suo crocifisso. Vuole arrivare in Svezia. [Foto di Claudia Corrent]

Con lo smartphone, invece, i profughi scrivono a casa e chiedono informazioni ad amici e parenti già arrivati a destinazione sul tragitto da percorrere. Il cellulare contiene anche l'album delle fotografie di famiglia — forse la cosa più intima e preziosa che i profughi portano con sé, e che solo raramente ci hanno mostrato.

Naitsreit 22 anni sceglie di mostrarci le foto sul suo cellulare. Questa è la sua ragazza, lei è rimasta in Eritrea. Spera di riuscire a ricongiungersi a lei. Per motivi di protezione, abbiamo celato i volti dei parenti o degli amici dei profughi ritratti in queste foto. [Foto di Claudia Corrent]

Naitsreit 22 anni ci mostra alcune foto dal suo cellulare. Qui è in Eritrea con la sua famiglia. [Foto di Claudia Corrent]

I tatuaggi, spesso disegnati da amici o, in alcuni casi, dai propri genitori, sono spesso a tema sacro ed assumono un duplice valore: quello di "protettore" religioso e quello di "legame" con i propri familiari ed amici lontani.

È come se di fronte alle avversità venisse attivata una sorta di modalità d'emergenza, fatta da oggetti e sentimenti riferibili alla sfera intima, familiare e religiosa, in grado di consolare e infondere forza e resistenza.

Nahom ha 19 anni e vuole andare a vivere in Olanda. [Foto di Claudia Corrent]

Weini 20 anni non ha oggetti con sé, così ci mostra il suo tatuaggio. [foto di Claudia Corrent]


"Il sogno, mi pare sia la libera circolazione, l'accordo di Schengen è tuttora un accordo tra polizie e di efficienza poliziesca che non mi sembra il migliore modello europeo. Quando avremo alzato un bel muro saremo perfetti per Schengen". Sono frasi del 1995 pronunciate dal parlamentare europeo Alexander Langer, due settimane prima di togliersi la vita.


* Europa Dreaming è un reportage cui hanno collaborato ricercatori, antropologi, giornalisti, fotografi e designer che racconta il flusso continuo di profughi e "richiedenti asilo" che sostano alla stazione di Bolzano e del Brennero prima di proseguire il loro viaggio verso il Nord Europa.

È un progetto di:

Matteo Moretti - Ricercatore presso Unibz, coordinamento, data visualization, visual storytelling
Massimiliano Boschi - Giornalista, storytelling e ricerche d'archivio
Monika Weissensteiner - Antropologa, Fondazione Langer, consulenze ambito politiche europee di asilo, interviste
Valeria Burgio - Ricercatrice presso Unibz, supporto e consulenza scientifica
Claudia Corrent - Fotografa
Luca Pisoni - Etnoarcheologo, interviste video
Alessio Cimarelli - Data Scientist, Dataninja.it, supporto allo sviluppo delle visualizzazioni
Tobias Bernard - Sviluppatore, supporto allo sviluppo della timeline sulla storia del Brennero