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Cos'è l''affare Kavanaugh' di cui tutta l'America sta parlando

Se non avete ben capito cosa stia succedendo con Christine Blasey Ford, Brett Kavanaugh e il Senato degli Stati Uniti e perché sia così importante, ecco qui.
Giulia Trincardi
Milan, IT
A sinistra, Brett Kanavaugh. Still via The Guardian. A destra, Christine Blasey Ford. still via CNN

Aggiornamento: il 6 ottobre, con 50 voti favorevoli e 48 contrari, è stata confermata la nomina di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema.

Giovedì 27 settembre, la Commissione Giudiziaria del Senato degli Stati Uniti ha tenuto due udienze: nella prima ha interrogato la professoressa di psicologia dell’università di Palo Alto Christine Blasey Ford; nella seconda Brett Kavanaugh, attualmente giudice della Corte d'Appello federale di Washington e prossimo membro (di nomina repubblicana) della Corte Suprema.

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L’oggetto delle udienze è il tentato stupro che Blasey Ford sostiene di aver subito per mano del coetaneo Kavanaugh mentre quest’ultimo era ubriaco, durante una festa nell’estate del 1982, quando aveva 15 anni.

Le accuse sono state inizialmente condivise da Blasey Ford a inizio estate—quando la nomina di Kavanaugh è diventata concreta—in una lettera confidenziale rivolta a un legislatore democratico di Washington. Successivamente, sono state pubblicate in un’intervista rilasciata da Blasey Ford al Washington Post il 16 settembre scorso, quando la donna ha deciso di rinunciare all’anonimato.

All’inizio dell'udienza di giovedì, Blasey Ford ha dichiarato: “Non sono qui perché voglio esserlo. Sono terrorizzata. Sono qui perché penso che sia mio dovere civico raccontarvi cosa mi è successo quando io e Brett Kavanaugh eravamo al liceo."

Se non avete ben capito cosa sta succedendo e perché il risultato di queste udienze abbia un peso enorme non solo sul voto finale per la conferma di Kavanaugh (che si terrà domani), ma anche sulla storia degli Stati Uniti, partiamo dall’inizio.

La nomina a giudice della Corte Suprema è una faccenda piuttosto seria: si tratta di una posizione ricoperta a vita—salvo dimissioni per ragioni personali o di salute—e fondamentale nel determinare questioni sociali. Per fare un paio di esempi: nel 2015 è stata una sentenza della Corte Suprema a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso negli Stati Uniti; a luglio scorso, il cosiddetto “Travel Ban” voluto da Trump è stato approvato—dopo numerosi rinvii e contestazioni—proprio dalla Corte Suprema.

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Le nomine a giudice sono effettuate dal presidente degli Stati Uniti con il consenso del Senato, che a seconda della propria maggioranza repubblicana o democratica può influire sulla proporzione tra giudici più progressisti e più conservatori.

La nomina di Brett Kavanaugh—che è dovuta alle dimissioni del giudice Anthony Kennedy a luglio scorso, ed è la seconda per Donald Trump, dopo quella di Neil Gorsuch nel 2017—era già oggetto di diverse critiche prima che scoppiasse il caso Blasey Ford.

La prima critica riguarda la posizione di Kavanaugh sulle indagini federali verso i presidenti in carica: in un articolo del 2009 pubblicato sul Minnesota Law Review—in cui fa riferimento alla propria esperienza durante l’indagine che ha portato all’impeachment del presidente Clinton nel 1998—Kavanaugh scriveva infatti che “un presidente che è preoccupato per un’indagine criminale [nei suoi confronti], farà inevitabilmente un lavoro peggiore come presidente.” Per questo, a suo avviso, il Congresso “avrebbe fatto bene” a istituire un periodo di immunità presidenziale.

Questa posizione, per quanto precedente alla sua attuale nomina, potrebbe essere tra le ragioni che hanno spinto Trump—a sua volta coinvolto in un’indagine federale al momento—a proporre la nomina di Kavanaugh alla Corte Suprema. Il che rappresenterebbe, in qualche modo, un considerevole conflitto di interessi.

La seconda critica riguarda la posizione di Kavanaugh sui diritti civili. La legge sull’aborto negli Stati Uniti è a sua volta frutto di una sentenza della Corte Suprema, nota come Roe v. Wade. Considerate le posizioni estremamente conservatrici di Kavanaugh sui diritti delle donne, in molti temono un drammatico ribaltamento di Roe v. Wade o una sua più subdola compromissione, in caso la sua nomina andasse a buon fine. A settembre, durante un’altra udienza per Kavanaugh, diverse donne sono entrate in aula in silenziosa protesta, vestite come le protagoniste della serie distopica The Handmaid’s Tale. C’è il timore diffuso che Kavanaugh possa contribuire a sabotare anche la legge sui matrimoni LGBTQ.

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Le accuse della professoressa Blasey Ford—a cui sono seguite altre due testimonianze simili—si inseriscono dunque in un panorama già controverso.

Tornando proprio alle accuse di Blasey Ford, possiamo riassumerle così: mentre si trovava a una festa in casa di un coetaneo, è stata presa di peso e chiusa a chiave in una camera da Kavanaugh e Mark Judge [scrittore e giornalista amico di Kavanaugh]—visibilmente ubriachi—e inchiodata su un letto mentre Kavanaugh cercava di toglierle i vestiti. "Faceva fatica, per via del suo stato alterato e perché indossavo un costume da bagno intero sotto," ha raccontato la donna. “Credevo che mi avrebbe violentata. Quando ho cercato di urlare, Brett mi ha messo una mano sulla bocca per impedirmelo. Temevo che così mi avrebbe ucciso involontariamente."

Brett Kavanaugh ha da subito smentito le accuse portando come prova il proprio calendario di quell’estate—privo, evidentemente, di appunti su una violenza sessuale in programma.

La difesa del nominato alla Corte Suprema montata dai senatori repubblicani e da una parte dei media e dell’opinione pubblica si è mossa su due binari paralleli: il primo, che potevamo purtroppo aspettarci, è stato gettare discredito sulla vittima, insinuando per esempio che i suoi ricordi sull'accaduto potrebbero non essere precisi, il secondo è stato insistere sull’irrilevanza dei comportamenti di un adolescente ubriaco. Inoltre, il Senato ha rifiutato di chiamare a deporre Mark Judge, compagno di scuola di Kavanaugh che, stando alle dichiarazioni di Blasey Ford, era presente durante l’aggressione.

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Screditare le vittime di violenza sessuale è una pratica comune, soprattutto quando l’accusato è un personaggio di rilievo, politico o culturale. Come insegnano alcune conseguenze dell’uragano #metoo a Hollywood, spesso non ci si focalizza sul calvario della passato dalla vittima, ma sul "diritto" che questa vittima non ha di rovinare la vita a un uomo di talento. E cose simili sono state dette anche per Kavanaugh.

È la stessa retorica utilizzata dal Senato americano nel 1991, durante l’udienza giudiziaria di Anita Hill, una donna che accusava l’allora candidato per la Corte Suprema Clarence Thomas di molestie sessuali. L’udienza di Hill è diventata un simbolo di come farsi avanti dopo una violenza o una aggressione sessuale comporti un processo ingiustificato, discriminatorio e morboso della vittima, molto più che del presunto carnefice. La testimonianza di Hill non servì a mettere in dubbio la nomina di Thomas, che siede tuttora tra i giudici della Corte Suprema, ma scatenò l’inizio del cosiddetto “Year of the Woman”, un periodo politico caratterizzato da un’ondata senza precedenti di donne candidate alle elezioni del Senato successive.

Similmente, nonostante i detrattori di Blasey Ford siano stati particolarmente vocali—dalla durezza e ipocrisia dei senatori, alle lettere minatorie di cui è stata sommersa la sua famiglia—sono moltissimi i gruppi di persone e le figure politiche che le stanno dimostrando il proprio sostegno, con la campagna #IbelievedrChristineBlaseyFord. E, anche in reazione all’elezione di Trump nel 2016, a sua volta accusato di molestie da più parti, la politica americana sta vivendo una nuova 'ondata femminile' nelle imminenti elezioni di midterm.

Ma, esattamente come nel caso di Hill, è difficile sapere se il suo gesto "civico", come l’ha definito lei stessa, avrà un peso nel voto finale del Senato sulla conferma di Kavanaugh.

Dopo la giornata di ieri, i senatori hanno definito la testimonianza di Blasey Ford "credibile," ma sembrano decisi a ignorarla.

Nel frattempo, Kavanaugh ha dichiarato di non aver guardato l’udienza della propria accusatrice. Esattamente come nel 1991 fece Thomas, frustrando la difesa.

Non è possibile liquidare la professoressa Blasey Ford come l’ultimo caso di persona che vuole saltare sul treno del movimento #MeToo. Il suo caso, anzi, è esempio di come la violenza sessuale sia, in ogni parte della società, una realtà fin troppo comune e incontrastata e di come le vittime stesse preferiscano spesso seppellire ciò che subiscono nella memoria per paura della gogna pubblica. Blasey Ford ha deciso di smettere di cercare di dimenticare e ha sentito come proprio dovere il farsi avanti, perché Kavanaugh potrebbe presto diventare una persona estremamente potente. In grado anche di determinare le scelte politiche riguardo ai corpi delle donne, donne di cui sostiene di “aver avuto sempre rispetto," anche quando cerca di screditarne a tutti i costi l'esperienza.