Il tempio della sempiterna «melodia all’italiana» è ovviamente il festival che da oltre mezzo secolo si tiene nella città di Sanremo, la cittadina ligure pigramente adagiata a una ventina di chilometri dal confine con la Francia a cui la Guida Verde Michelin assegna le due stellette di rito in virtù delle «numerose possibilità di alloggio in alberghi e ville» che ancora profumano di belle époque. Sanremo, ci ricorda ancora la Michelin, è inoltre il «principale centro italiano del commercio floricolo»: Città dei Fiori, la chiamano. E poi c’è il Casinò. «Naturalmente», puntualizzano gli estensori della guida.
I giri sono sempre abbastanza gli stessi: Sanremo è una città tutto sommato piccola, che non invoglia alle divagazioni eccessive. Per la sua conformazione, circondata com’è dalle montagne che la proteggono e ne mitigano il clima (a 20 minuti d’auto dal mare si è già a 1.200 metri d’altezza), adagiata alla confluenza di una serie di valli, è fatta tutta di salite, terrazze, scalinate sempre più ripide. Non ti regala niente, come sempre qui, tanto meno si lascia scoprire da visitatori distratti o supponenti. È chiusa, come una pigna.