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Noisey

Perché Caparezza piace a così tante persone?

Per trovare risposte soddisfacenti al successo trasversale del rapper pugliese, ho deciso di fare un'analisi del "genere" Caparezza.

Ricordo bene la prima volta che sentii "Fuori dal Tunnel": ero in prima media e dei miei compagni si stavano destreggiando in una reinterpretazione a cappella della canzone, deridendomi perché non la conoscevo. Evidentemente, non avevo visto abbastanza Top of the Pops in quei giorni—errore imperdonabile in fase di pubertà, al quale cercai di rimediare comprando una copia taroccata di Verità Supposte. Sono passati quattordici anni da quel giorno, Top of the Pops purtroppo non lo trasmettono più, ma l'autore di "Fuori dal Tunnel", invece, è ancora in circolazione, più carico che mai. Il nuovo album di Caparezza si chiama Prisoner 709, è appena uscito e io, come in quel triste giorno di prima media, continuo a chiedermi perché piaccia così tanto, quindi ho provato a scavare in profondità per cogliere l'essenza di Caparezza. Per trovare risposte soddisfacenti al mio interrogativo, ho deciso di cominciare la mia ricerca con un'analisi della forma-Caparezza. Quello che a un primo sguardo non può certo sfuggire a un osservatore attento è che il nome dell'artista si è basato su una descrizione analitica della realtà: Michele Salvemini, così registrato all'anagrafe, ha i capelli ricci, ne ha molti, li tiene lunghi tanto da poter essere una vera e propria espansione del suo cranio. Quale nome migliore allora se non Caparezza, un modo spassoso per richiamare non solo all'immagine della sua testa e del suo cuoio capelluto simpaticamente ispido ma anche alle sue origini—tema che non mancherà di riproporsi abbondantemente nella sua poetica?

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