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Musica

Colonne sonore bellissime: Dead Man

O di quella volta che Jim Jarmusch e Neil Young hanno raccontato la storia di Nessuno e William Blake.

La sensibilità di Jim Jarmusch per la sonorizzazione dei propri film è uno degli elementi che mi ha fatto amare a dismisura alcune sue scene. Nel suo film d'esordio, Permanent Vacation, fa tutto lui perché è pure musicista. Nei successivi, poi, c'è una compattezza di cast musicale e attoriale, una specie di concatenazione o incastro tra elementi formulari: tipo Screamin' Jay Hawkins in Stranger Than Paradise, il preferito di Eva, la cugina di John Lurie ("It's Screamin' Jay Hawkins and he's a wild man, so bug off"), che ricompare in Mystery Train e zanza una prugna al fratello di Spike Lee, mentre la voce di Tom Waits accompagna ogni storia del film dalla radio e le musiche—fighissime—sono di John Lurie (In quel film c'è anche un'ospitata di Joe Strummer). In Down By Law insieme a Benigni e alla Braschi ci sono Lurie e Tom Waits, autori anche della colonna sonora, e in Night On Earth, altro film in cui compare Benigni, le musiche sono sempre di Tom Waits.

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Passano quattro anni e, con il primo periodo di Jarmusch si conclude questo reimpasto teatrale di personaggi e stili: si esce dall'ambito familiare per entrare nel deserto. È il 1995, anno in cui esce Dead Man.

Posso ancora ricordarmi la sensazione assurda di quando ho conosciuto questo film, era la prima volta che incontravo un film dotato di esergo, e la cosa più strana è che quell'esergo fosse dedicato a Michaux (avevo appena trovato un'edizione introvabile di Brecce che è ancora una semi-bibbia per me). In accompagnamento all'incipit, rumori sferraglianti di rotaie solcate da un treno, e poi quei due colpi di chitarra. Solenni, isolati, due miraggi lontani. Il primo intervento sonoro di Neil Young.

Jarmusch ha dichiarato che da quando ha scritto il copione per questo film ha iniziato a pensarlo musicato da Neil Young e da nessun altro, gli aveva inviato il copione, ma non aveva mai ricevuto risposta, finché, durante le riprese, capitò che i Crazy Horse suonassero in Arizona, proprio dove si trovava la crew (che, tra l'altro, si ascoltava solo roba del cantastorie canadese). Così Jim andò personalmente a parlargli dopo il concerto e gli propose nuovamente di curare la colonna sonora di Dead Man, ma anche in quel caso Neil non sembrava convinto. Gli chiese però di mandargli un provino del film, appena avesse un po' di materiale. Quando vide le prime immagini, Neil chiamò Jarmusch e accettò finalmente di essere la sua colonna, il che era perfetto, dato che, oltre all'immaginario legato alla sua musica sporca, desertica, c'era anche questo dettaglio, ossia che Neil Young era un adorabile collezionista di trenini, l'unico sfogo per il figlio disabile.

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Non mi immagino nemmeno l'apporto emotivo con cui Neil deve aver affrontato la prima scena, quella del traghettamento all'inferno del giovane William Blake (aka Johnny Depp che non fa le facce, assurdo) su quella barca di ferrro che fa scoprire nuovi mondi. Leggenda vuole che Neil abbia improvvisato ogni nota della colonna sonora seguendo le immagini del film. L'ingegno delle sue incursioni sta nella puntualità con cui la sua "Old Black" sporca, incalzante, carica di eco, intervenga solo quando la narrazione visiva indugia sul mondo esterno.

Così la linearità del binario e la circolarità della ruota, qualcosa che trasporta verso un altro luogo, ma insieme che ritorna eternamente, il movimento nietzschiano del tempo, è colorato dalla circolarità della colonna sonora, dal tema sempre identico, anche se in evoluzione orizzontale.

In questo film che da subito conteneva ogni suggestione visiva, narrativa e sonora in grado di impennare la mia serotonina, non poteva mancare Crispin Hellion Glover (molti di voi si ricorderanno di lui quando impersonava George McFly), che qui è il caronte di William Blake e, nel primo intervento in linguaggio umano del film, esprime esattamente la circolarità del tempo e del luogo (o non-tempo e non-luogo) prima accennata non verbalmente: "And doesn't it remind you of when you were in the boat? And then later that night you were laying, looking up at the ceiling, and the water in your head was not dissimilar from the landscape. And you think to yourself, why is it that the landscape is moving, but the boat is still?"

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Che cazzo vorrà dire Crispin Hellion Glover? Questa cosa non la capiremo fino alla fine del film, che non voglio rovinarvi, in caso non l'abbiate visto (come è possibile), ma la sua faccia fosca di fuliggine e la chiara appartenenza al lato oscuro della forza ci fa capire già da ora che stiamo entrando in un ambito di dualismo manicheo, circolarità, yin e yang, nero e bianco, civiltà contro deserto, sweet delight contro endless night.

Il lavoro di Neil Young in questa colonna sonora, che più che una colonna sonora si direbbe un tema, è calibrare come una voce dialogante la sua desert guitar piena di eco spettrali con l'incedere della storia. Jarmusch ha dichiarato che a un certo punto Neil ha chiesto che i due membri restanti dei Nirvana (un anno dopo la morte di Kurt Cobain) lo spalleggiassero nella composizione musicale. La cosa poi non è andata in porto e Neil ha passato due giorni di isolamento con le immagini del film. Credo che questo dialogo uno contro uno sia poi la condizione emotiva che rende queste musiche così incisive.

La perfezione con cui la solitudine della sua chitarra si intreccia con le immagini è comprovata dal fatto che la versione esclusivamente audio di questa colonna sonora, uscita un anno dopo il film, è anch'essa un capolavoro a se stante, una sorta di operetta industriale in cui gli accenti di chitarra di Neil Young, i rumori d'ambiente (che nel disco sono macchine, non solo treni) incedono insieme alla voce di Johnny Depp che recita versi di William Blake, o di dialoghi particolarmente onirici ed epici del film, come quello in cui l'indiano Nessuno (Nobody) si presenta a William Blake.

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Il tema in ogni momento è accennato, e Neil curerà di renderlo sempre più aperto, rivelato, man mano che William Blake si avvicina alla sua meta finale. La parte che preferisco, da sempre, del suo intervento, è la leggerezza quasi impercettibile con cui le note del tema si intrecciano con il canto di Nessuno.

"I don't care if you were married sixteen times… I still love you."

Le meraviglie di questo film sono troppe per scriverle, una su tutte è la chicca del cameo di Iggy Pop vestito da donna, una delle figure più divertenti di tutti i film di Jarmusch.

Il rapporto tra il regista e Neil Young crebbe in maniera così intensa che, poco dopo, Neil chiese a Jarmusch di seguirlo in tour e provare a girare un documentario sui Crazy Horse. Da lì nacque il film del 1997 Year Of The Horse. Ovviamente l'idiosincrasia di Jarmusch con i musicisti non si è fermata lì e, da lì in poi, la struttura musicale dei suoi film è sempre stata, rispetto agli inizi, più definita, anche grazie alla scelta di collaborare ogni volta con autori ad hoc (vedi RZA per Ghost Dog), ma la perfezione e la coesione di immagini, musica, immaginario e poetica raggiunta con Dead Man è evidentemente imbattibile.

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