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Musica

Questo tizio vende merchandise in cui celebra la morte di Morrissey e Kurt Cobain

Gli abbiamo chiesto una sola cosa: perché.
Ryan Bassil
London, GB

Non ha importanza se si tratta di H&M che incoraggia i piccoli fan di Frozen della Disney a bullizzare i propri genitori, se incita gli aspiranti cavalieri dell'oscurità a comprare pacchetti preconfezionati di vestiti neri, o se alla Coop è disponibile l'intero catalogo del merchandise dei Misfits—che va dall'incenso ai pigiami per bambini—ciò che è vero è che l'industria tessile legata alla musica si trova spesso nei casini.

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Settimana scorsa ho notato che in un online shop chiamato Pleasures erano state appena messe in vendita cose: tra le varie t-shirt ce n'era una con su stampata la lettera d'addio di Kurt Cobain prima di suicidarsi. A un certo punto ho anche trovato un cappello con un "RIP Morrissey" bello grande. E a completare il quadro, naturalmente, un servizio fotografico ambientato in un cimitero. Insomma davanti avevo le parole di un morto suicida stampate su una maglietta dalla qualità discutibile, e un cappellino in cui Morrissey—che ha da poco ammesso in un'intervista di essere stato sottoposto a numerose cure per il cancro—viene dato per morto già quest'anno.

L'esistenza di indumenti del genere non è niente di nuovo in realtà. A inizio anno eBay ha bandito la vendita di tank top con la stessa scritta perché il loro servizio a quanto pare vieta la diffusione di "oggetti che promuovano o glorifichino la tragedia umana, le disgrazie, la violenza, il razzismo, il sessismo o l'intolleranza religiosa". Una vita che siamo circondati da merda insignificante di questo tipo, e una vita che puntualmente ce ne lamentiamo con disgusto. Ci stiamo perdendo qualcosa per caso? È arte? È un gioco a chi impressiona di più? Gli ideatori di queste meraviglie hanno effettivamente qualcosa di complesso e profondo da comunicare che noi, disgraziati, non riusciamo MAI a cogliere? O sono solo delle buste di piscio giganti, per l'occasione riempite con la merda, che cercano di fare un monte di soldi grazie alla miseria di Internet?

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Ho deciso di mettermi in contatto con uno di questi geni innovatori, ideatore della t-shirt con la lettera di Kurt Cobain per vedere se riusciva a giustificare sensatamente la sua ultima collezione, e devo dire che non vedevo l'ora.

Noisey: Ciao Alex. C'è una gamma vastissima di vesti qui. Cosa ti ha ispirato di più per questa collezione?
Alex: Sono cresciuto in mezzo ad amici e fratelli più grandi di me, e ascoltavano tutti musica meravigliosa. Ho cominciato con i Cure e Morrissey. Ero ancora molto piccolo e già mi ascoltavo queste figate, è così che sono diventato quello che sono ora. Oltre a loro chiaramente c'erano i Joy Division. C'erano tutte queste figure che io ritenevo immense, e dentro continuavo a fantasticare di utilizzarle per farci qualcosa. Ho avuto l'opportunità di aprire un temporary store a Los Angeles e appena mi è stato confermato ho fatto in modo di incanalare tutte le mie idee in un progetto concreto.

Quindi che sia Morrissey, Ian Curtis o chissà chi, in fondo ti piacciono questi artisti giusto?
Sì. Fin da giovanissimo ho gravitato attorno a quella scena. Sono sempre stato legatissimo a queste icone della musica.

Piacciono pure a me. I Joy Division e gli Smiths sono due delle più grandi band inglesi. Be', in ogni caso volevo parlarti proprio del modo in cui questi artisti sono stati presentati sulle magliette. La nota suicida di Kurt Cobain è stampata nel retro una di queste e su un cappuccio. Che spirito c'è dietro a una scelta del genere?
Sta avendo un sacco di reazioni negative, perché la gente crede che li stia smerdando. Io in realtà li interpretavo più come degli addii. Delle odi alla sua ufficiale uscita di scena. È stato così. Io ho soltanto reso omaggio a qualcuno che, per come la vedo io, ha cambiato la musica; il modo di vestire e pensare della gente non sarebbe mai più stato lo stesso. Non c'è niente di negativo. È tutto a fin di bene. Riconosco che è un po' macabro, ma il ragionamento dietro è questo. È un'opera d'arte immortalata, per me.

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Forse potrebbe esserlo in una galleria d'arte, ma non credo faccia lo stesso effetto averlo stampato sulla t-shirt che si sta indossando, come fosse una qualsiasi scritta alla moda.
Immagino che in molti ci siano rimasti male perché è un po' provocatoria

In che senso?
È macabra. La gente ha atteggiamenti borderline nei suoi confronti e ci rimane di merda, ma resta che sta lasciando un segno.

Che segno sta lasciando?
Che Kurt è stato una leggenda vivente, ha composto tutto da solo, idee, artwork, e pure il suo ultimo frammento letterario a mio avviso è un'opera da far leggere a chi gli è riconoscente per tutto quello che ha fatto. Sto solo dicendo ehi, guardate qua: anche questo fa parte del suo repertorio artistico. Lo adoro. Ha cambiato moltissime vite per sempre—compresa la mia. Non c'entra per niente la moda, è più un documento storico.

Ok.
In più penso che la sua grafia sia interessante. Tutto ciò che ha a che fare con le lettere e la scrittura a mano mi affascina.

Anche se non sono d'accordo con l'idea in sé di una t-shirt con la stampa della sua lettera suicida, posso capire perché l'hai ideata. Però a questo punto proprio non comprendo il cappellino di Morrissey che dice…
Sì. Sostanzialmente sono io che dico che il 2015 è l'anno del suo ultimo tour. Di tour. Non che deve morire quest'anno.

Lo sapevi che a Morrissey è stato diagnosticato il cancro?
[silenzio di qualche secondo]
Sì! Lo sapevo.

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Bene. Perché se qualcuno legge quella cosa pensa subito che ti stai riferendo al suo anno di morte, invece che al suo ultimo tour.
Sì. Invece parlo del tour. Ne fa da un sacco di anni, e credo che questo sia il suo ultimo. Dove abito c'è una fanbase sua gigante. Gran parte di quelli che si comprano il cappellino vivono a Los Angeles. Ci sono modi molto controversi di dire ti voglio bene, ti ricordiamo. È evidente a chiunque che questo deve essere il suo ultimo tour. Tu pensi sia offensivo vero?

Ha il cancro e mi sembra da insensibili mettere la data di nascita e morte su un cappellino. Se non è relativo alla morte ma al tour, che senso ha avuto fare il servizio fotografico della collezione in un cimitero?
Perché, ovviamente, la collezione ha tutta un'atmosfera lugubre. C'è un bellissimo cimitero a est di Los Angeles e ho pensato che sarebbe stato grandioso fare il set lì. Non avevo mai fatto scatti in un cimitero prima d'ora. Mi piace molto il risultato finale.

Non credi che trasporre la nota di Kurt Cobain in un oggetto indossabile è un po' un'estetizzazione commerciale del suicidio? Guarda quanta gente c'è che soffre di disturbi mentali, sia negli Stati Uniti che altrove.
No, no, no. Non ho pensato a niente di tutto ciò mentre studiavo la collezione.

Cioè semplicemente non ti è passato per la mente?
Neanche per un istante, sinceramente. Ci sono un sacco di persone che non credono alla storia del suicidio, sai? Ci sarebbe da discutere. È un caso giudiziario ed è pure stato riaperto, magari viene fuori che non si tratta di suicidio. Non sappiamo la verità. Sono sicuro che Courtney Love riceve telefonate di assassini ogni giorno della sua vita. Potrebbe davvero essere andata così, tu non credi?

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Mi stai chiedendo cosa penso della storia del presunto omicidio di Cobain?
Sì. Che ne pensi? Si è davvero ucciso o l'ha fatto qualcun altro?

Penso ci sia una cospirazione nei confronti di Courtney Love per vari motivi, ma niente a cui credo davvero.
Ok. Be', il caso ora è stato riaperto. Vedremo cosa viene fuori. Chissà.

Cosa speri di dimostrare o provare, con la tua collezione?
È la prima volta da tantissimo tempo che metto delle idee in pratica. Volevo lasciare un segno e avere l'attenzione della gente, il prima possibile. C'è sempre uno shock di mezzo, quando è così. Viviamo in una società in cui vince chi ti porta la news sotto gli occhi più velocemente, sullo schermo del tuo telefono. Volevo dire la mia in queste modalità.

Cosa volevi dirci, aldilà dello shock iniziale?
Stavo solo rendendo omaggio a dei personaggi con cui sono cresciuto. Alcuni credono sia inopportuno, altri lo vedono come una commemorazione. C'è stato un sacco di odio e un sacco di affetto nei miei confronti. E io non posso che risponere con: ehi, fa parte della mia vita. È con questa roba che sono cresciuto. L'ho solo presentata in un modo diverso. Ci sono artisti controversi dappertutto ormai, non mi ricordo i nomi, ma c'è un tizio ad esempio che scrive epitaffi per gente che è ancora viva, e i suoi lavori sono rispettatissimi in ogni museo del mondo. Lo sapevi? RIP Jeff Coons. RIP Kate Moss. Qual è il suo messaggio? Scioccare il prossimo ma anche omaggiare gli artisti.

Non sono esattamente una persona cupa. Ma volevo fare casino. E mostrare rispetto con mezzi ambigui, alle persone che mi hanno fatto diventare l'uomo che sono oggi.