Josh Shipp di Teen Trouble. (Immagine via)
Se vi piacciono Army Wives, Dance Moms o qualunque altro programma tv cerchi di categorizzare le donne basandosi sulle professioni dei rispettivi mariti, padri o figli, Teen Trouble potrebbe di certo interessarvi. Si tratta di un reality show in onda sull’emittente americana Lifetime, dove un tizio di nome Josh Shipp manda “teenager a rischio” in “centri di recupero alternativi”, dove questi ragazzi vengono obbligati a sopportare stress emotivi e fisici prima di potersi reintegrare nella società.
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Shipp è il classico analista non qualificato, con un ego enorme e un debole per i soldi e l’intrattenimento televisivo a tema scientifico e psicologico. “Sono uno specialista del comportamento degli adolescenti,” così si presenta. “Il mio è un approccio diretto e con le palle.”
Ma Teen Trouble è molto più irriverente di quanto possiate immaginare da questa breve introduzione. L’industria americana dei “teenager problematici” continua a macinare nonostante le numerose accuse di tortura, abusi sessuali e omicidio rivolte ad alcune istituzioni, e Shipp sta sfruttando lo stesso sistema per fare soldi. Anche quando non sono abusive e/o legate ad azioni criminali, le pratiche pseudoscientifiche usate in queste strutture hanno spesso dato prova di inefficacia e possono causare disturbi post-traumatici, ansia, depressione e tossicodipendenze. Maia Szlavitz, autrice di Help at Any Cost: How the Troubled-Teen Industry Cons Parents and Hurt Kids, mi ha raccontato storie orribili che ha scoperto facendo alcune ricerche.
“Un classico è la privazione del cibo, del sonno, l’umiliazione pubblica, i pestaggi e il divieto di andare in bagno finché non te la fai sotto. Ma sento spesso anche di gente obbligata a rivivere vari traumi, come la violenza sessuale.”
Un bambino al Family First Growth Camp in California.
La Szlavitz continua, “alla Mount Bachelor Academy, un’indagine ha portato al ritrovamento di alcune lenzuola usate per le ricostruzioni dei traumi e su una di queste c’era scritto ‘Sono tua, sborrami sulle tette’. Siamo seri: questa non è terapia.”
I metodi usati in queste strutture derivano verosimilmente da una setta anti-droga attiva negli anni Sessanta chiamata Chiesa di Syanon. Sequestravano i tossici e li “riabilitavano” a suon di percosse e umiliazioni. “Ho scoperto che i programmi esistenti, quelli che usano le tecniche più rigide, furono escogitati da ex-membri di Syanon o da gente mandata lì a imparare.”
Diversi ex-pazienti hanno offerto la loro testimonianza su Reddit o su altri siti; ne ho contattati alcuni per saperne di più. È apparso fin da subito chiaro come i centri di recupero di oggi siano ancora molto simili a sette.
Una notte, Nick Quinn è stato buttato giù dal letto, a casa sua, e portato all’Aspen Education’s Outback nello Utah (lo stesso centro a cui Josh Shipp manda Jacob nel secondo episodio di Teen Trouble) perché i suoi l’avevano sorpreso a fumare erba.
“Alle quattro e mezza di mattina sono stato svegliato da due estranei pronti ad ammanettarmi. Mi hanno preso portafogli e telefono e mi hanno detto che era meglio che me ne stessi buono, o non sarebbe andata altrettanto bene. Credevo fosse un rapimento. Subito dopo ero su un grosso furgone bianco, diretto all’aeroporto.”
Una volta a destinazione, gli hanno dato vestiti nuovi e un kit di sopravvivenza e l’hanno legato e spedito nella landa selvaggia dove sarebbe dovuto rimanere otto settimane. Gli sono stati portati via gli stivali per impedirgli di scappare. Un tantino aggressivo per essersi fatti una canna, no?
Nick Quinn alla Swift River Academy.
Dopo quest’impresa titanica, Nick è stato mandato in un altro istituto della Aspen-la Swift River Academy, nel Massachusetts-dove è rimasto per sette mesi. “Sono stato fortunato che i miei genitori mi abbiano riportato a casa. Sembrava dovessimo restare lì il più a lungo possibile, volevano spennarci. I miei hanno speso circa 150.000 dollari.”
Alla Swift River, Nick ha dovuto subire la stessa “terapia” che mi è stata raccontata dalle altre vittime e che gli esperti indicano come causa di disturbi post-traumatici. Secondo la Szlavitz, lo scopo è annientare psicologicamente i ragazzi e fargli un lavaggio del cervello: “queste tecniche sono usate per lo stesso motivo per cui vengono usati le tecniche potenziate di interrogatorio, ovvero le torture: per il fatto che non lasciano tracce pur distruggendo la persona.”
Ora, anni dopo, Nick soffre di attacchi d’ansia, continua ad avere incubi ricorrenti sul suo periodo in “terapia” e fuma ancora le canne. Come ci si può immaginare, i suoi genitori si sono pentiti di averlo mandato lì, visto che la cosa ha fatto più danni di quanti ne abbia prevenuti.
“Quasi tutti i ragazzi con cui sono in contatto [dai centri] hanno lasciato la scuola,” mi ha detto Nick. “Molti tornano ad assumere droghe. Quando esci ti ritrovi con tutta questa libertà e non sai cosa fartene. Perdi il controllo, capisci?”
Aria Leonard, mandata alla Monarch School nel Montana sette anni fa, ha avuto esperienze simili. Mi ha raccontato che sua madre l’ha spedita lì perché “non le piacevano i suoi nuovi amici, accusati di essere ‘diversi’-neri, gay, ecc.”. Dopo una visita da un “consulente dell’educazione” costata 2.000 dollari, ad Aria sono state diagnosticate una depressione e una dipendenza da droghe. I suoi genitori le hanno detto che sarebbe andata “in collegio”.
Ma quando le sono state portate via le sue cose ed è stata spogliata e perquisita all’entrata, Aria ha capito che la sua nuova casa non aveva nulla a che fare con quanto si aspettava.
Aria Leonard nel suo periodo alla Monarch School.
“Subito dopo mi hanno portata a una sessione di gruppo. Si parlava di droghe, sesso e alcol, e tutti hanno iniziato a piangere e a urlare. Ero molto confusa, e ho iniziato a chiedermi se non ci fosse stato un errore. Mi hanno chiesto di cosa mi facessi e-nonostante continuassi a dire che non mi facevo, ero vergine e non violenta-non mi hanno creduto.”
Aria è stata costretta a lavori forzati senza senso, come abbattere alberi e spostarli da una parte all’altra, o stare seduta di fronte a un muro, di notte, a scrivere cose tipo “sono una troia” e “non valgo abbastanza.”
Come la maggioranza delle vittime dell’industria dei ragazzi problematici, Aria è stata obbligata a fare “dichiarazioni”-una specie di grottesco confessionale. “Dovevi scrivere tutto ciò che avevi fatto di male, con particolare attenzione alle ‘dichiarazioni sessuali’. Io non avevo esperienze di quel genere, ma non mi hanno creduta, così alla fine me le sono inventate,” ha detto.
Aria ha subito la stessa pressione psicologica inflitta a Nick. Durante gli interrogatori, ai ragazzi era vietato andare in bagno e gli erano negati cibo e sonno per tre o cinque giorni. Gli facevano fare anche giochi di ruolo che terminavano con la messa in scena della loro stessa morte-esercizi che Shia ha paragonato alla “terapia” che potete vedere in questo strano video.
Aria è rimasta nel centro per 18 mesi. Come Nick, ora soffre di ansia e depressione e continua ad avere incubi sulla sua esperienza.
Liz è stata in 39 centri di recupero e dice di aver subito abusi e di essere stata violentata più volte. Le denunce di violenza sono molto comuni, ma–poiché i ragazzi sono totalmente sotto controllo dello staff per anni–raramente vengono alla luce.
“L’uso eccessivo di punizioni e umiliazioni non è solo inutile, ma controproducente,” afferma Robert Friedman, uno psicologo infantile. “Come il fatto di essere svegliati nel cuore della notte da estranei e portati via senza preavviso.”
Ma non è solo il metodo che rende il tutto discutibile. Lo sono anche le diagnosi. “Cos’è un ‘ragazzo problematico?’” si chiede la Szlavitz. “L’idea di mettere ragazzi con l’Asperger, o dipendenti dall’eroina, depressi o con disturbi in programmi di rieducazione rigidi, programmati in modo ferreo, ed aspettarsi che questo li aiuti… come può venire in mente?”
“Per molti americani la dipendenza e l’uso di droghe sono solo abbandono edonistico, ricerca di piacere, una sfida ai genitori. Ma si dimenticano che chi tende ad avere questo tipo di problema di solito sta male e cerca un sollievo. L’idea che è che queste persone non soffrano davvero, e che necessitino quindi di più dolore, per essere messe in riga.”
Poco contano le intenzioni, questa forma di trattamento non solo è insensata e obsoleta, ma anche crudele e dannosa. Eppure l’industria è enorme, potente e molto brava ad aggirare le accuse. Nel 2002, Erika Brown della rivista Forbes ha stimato un giro d’affari di 2 miliardi di dollari. Molti programmi possono essere ricondotti a Straight Inc., il programma antidroga preferito da Nancy Reagan e George Bush senior, che ha dovuto chiudere i battenti per denunce di abusi all’inizio degli anni Novanta.
George Bush Senior offre il suo appoggio a Straight, Incorporated.
Oggi, i fondi forniti dall’azienda privata di Mitt Romney, la Bain Capital (a cui ha rinunciato, pur continuando a trarre profitti) permettono all’industria di prosperare. La principale, la Aspen Education, appartiene al CRC Health Group, acquisito dalla Bain Capital nel 2006 e responsabile di molti istituti tra quelli che appaiono nel programma di Shipp. Dalla sua acquisizione, la Aspen ha sulle spalle sei morti avvenute nelle sue strutture, principalmente per negligenza. Il fatto che il Dipartimento di Stato Americano pubblicizzi i programmi Aspen per i ragazzi sul suo sito non può che preoccupare ulteriormente.
Ho discusso con Shipp del problema, ma lui l’ha liquidato come un infelice cambio di gestione in alcuni programmi, piuttosto che una potenza nazionale marcia fino all’osso. “Le strutture possono cambiare proprietà, gestione e staff abbastanza regolarmente,” mi ha detto. “I genitori devono andarci piano e porre le domande giuste, prima di prendere una decisione.”
Ad aggravare la situazione, si aggiunge il fatto che negli Stati Uniti non c’è praticamente nessun controllo sui trattamenti psicologici. Come mi ha detto la Szlavitz, “Se domani voglio avviare un centro di recupero che preveda come trattamento di stare in equilibrio sulla testa per ore, posso farlo.”
Mitt Romney. (Immagine via)
L’industria non ha difficoltà ad autolegittimarsi. Il prof. Friedman mi ha detto che “gruppi come la Aspen stanno cercando di dare una facciata sperimentale ai loro programmi, pagando persone per condurre studi apparentemente indipendenti che ne mostrino l’efficacia. Questi studi non sono indipendenti, e somigliano più a una strategia di marketing.”
Questo tipo di “terapia” viene da un’America arretrata: un’America che crede che la società stia decadendo moralmente e che la soluzione sia costringere i deviati ad adeguarsi agli ideali repubblicani e cristiani di astinenza e duro lavoro. Dove vediamo sperimentazioni e una ricerca volta a superare i limiti, l’America vede il peccato e una corruzione sociale di cui avere paura. Ragazzi normali si sentono dire che sono sbagliati e che non valgono niente, per poi subire abusi con l’obiettivo di “rinascere” come veri adulti. E nel frattempo i risparmi dei genitori vengono prosciugati dalle casse degli uomini più ricchi del Paese. (La recessione ha smorzato la crescita dell’industria, ma la CRC Health registra un introito netto a persona di 438,86 dollari al giorno per i programmi esterni, e di 257,87 dollari per quelli in residenza).
Malgrado tutto, mentre inchieste marginali hanno obbligato alcuni centri di recupero a cambiare personale, l’industria continua a prosperare. Questo perché le istituzioni usano sempre gli stessi metodi, hanno le stesse radici, e sono fondate dalle stesse persone. E questo non può che farci chiedere perché lo stato non abbia mai tentato di regolarle.
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