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Musica

La divisione cellulare dei Goblin

I Goblin Rebirth sono la terza incarnazione del leggendario gruppo prog. Abbiamo chiesto a Fabio Pignatelli, bassista fondatore, che cosa ce ne facciamo di tutti questi Goblin.

Seguire i Goblin, leggendario gruppo prog rock italiano, diventa sempre più difficile. Si sono separati tante di quelle volte in tante di quelle parti che la persona che ha scritto il libro di 450 pagine su di loro nel 2011 deve già aggiornarlo, in modo da includere le trasformazioni a cui i famosi compositori delle colonne sonore di Profondo Rosso (1975), Suspiria (1977) e Dawn Of The Dead (1978) si sono sottoposti negli ultimi quattro anni. Per esempio, la settimana scorsa Joe Yanick ha intervistato per Noisey il co-fondatore e tastierista dei Goblin Claudio Simonetti. Simonetti ha una sua versione personale del gruppo, che si chiama Claudio Simonetti’s Goblin. Nel frattempo, il co-fondatore e bassista Fabio Pignatelli ne ha create altre due: una con il chitarrista originale Massimo Morante ed entrambe con il batterista di Suspiria e Dawn Of The Dead Agostino Marangolo. La versione che non include Morante si chiama Goblin Rebirth, e proprio questo mese esce il loro album omonimo con materiale completamente nuovo. Abbiamo chiesto a Pignatelli di spiegarci un po’ che cazzo sta succedendo via Skype.

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Noisey: Al momento ci sono tre versioni dei Goblin in giro. Tu e Agostino Marangolo suonate in due di queste, compresi i Goblin Rebirth. Non pensi che crei un po’ di confusione?
Fabio Pignatelli: (Ride) Sì, crea un po’ di confusione. Dopo esserci separati da Claudio, io e Agostino volevamo fare questo gruppo Goblin Rebirth per dedicarci a nuove composizioni ed eseguire alcune colonne sonore che Massimo non vuole suonare perché non sono nel suo repertorio, come Contamination. Non so se conosci questo film, o Buio Omega. Volevamo anche essere un po’ diversi dai Goblin di Claudio. Dopo qualche concerto, abbiamo deciso di scrivere un po’ di musica nuova. Così abbiamo iniziato a registrare e Massimo e [il tastierista] Maurizio Guarini ci hanno chiamati perché avevano litigato con Claudio e volevano tornare con noi. (Ride) Così gli ho detto: “Ok, però dovete sapere che noi abbiamo già un album nuovo a nome Goblin Rebirth.” Così ora ci sono due progetti. Fine della storia.

Qual è stata l’ispirazione per il disco dei Goblin Rebirth?
L’ispirazione è venuta suonando dal vivo, ci scappava di fare musica nuova. Abbiamo messo insieme alcune canzoni, alcune idee, e ci siamo messi sotto. Abbiamo visto che il materiale era buono, così abbiamo concluso il disco.

Hai mixato e prodotto il disco da solo. Quanto è stato importante per te mantenere il controllo su questo aspetto della registrazione?
È importante perché io amo questo lavoro. È un lavoro che ho sempre fatto per i Goblin. In questo modo assicuro continuità con il resto della produzione.

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I Goblin Rebirth sono stati in tour con gli Zombi, un gruppo molto influenzato dal vostro lavoro. Cosa pensi della loro musica?
Li adoro, adoro la loro musica e la loro carica. Ottimi musicisti e ottime persone. Siamo stati in tour anche con [il tastierista degli Zombi] Steve Moore l’anno scorso, ha suonato con noi nei Goblin. Nella primavera dell’anno scorso siamo stati in tour anche con i Pinkish Black, un altro gruppo che amo. E loro amano noi. Musicisti e persone sopraffine. Spero che suoneremo di nuovo assieme.

Tu e Agostino suonate insieme da molto tempo: come vi siete incontrati?
Ho conosciuto Agostino nel ‘72, quando mi chiese di suonare nel suo gruppo Flea On The Honey. Poi cominciammo a suonare regolarmente insieme per molti, molti anni. Lavorammo anche in studio per alcuni cantanti pop italiani famosi. E poi passammo al prog rock con i Goblin. Suonammo insieme tutti i giorni per otto anni.

Che tipo di musica ascoltavi ai tempi?
Iniziai con i Cream. Jack Bruce, Eric Clapton, quella fu la mia prima esperienza. Avevo sedici o diciassette anni, ero molto giovane. E poi vidi gli Yes e i Jethro Tull dal vivo. Fu il mio primo concerto. Poi ascoltai i Genesis, i Gentle Giant… tutto il progressive, per diversi anni. Poi un po’ di fusion tipo i Weather Report di Jaco Pastorius.

La prima colonna sonora di successo che faceste con i Goblin fu Profondo Rosso di Dario Argento. Cosa ti ricordi del processo di scrittura?
È una storia molto strana. Il compositore Giorgio Gaslini ci aveva convocato solo per suonare in studio. Ma nel mezzo della session litigò con Dario, così ci chiesero di provare a scrivere quello che mancava della colonna sonora, perché non era finita. La notte, andammo nello studio di Claudio [Simonetti], e io portai l’arpeggio di “Profondo Rosso” (la canzone). E così scrivemmo il pezzo. La mattina dopo ci presentammo in studio e in una giornata registrammo “Profondo Rosso”. Usammo un’asta da microfono per fare un loop più lungo con il nastro, ci registrammo l’arpeggio e costruimmo la canzone con quel loop. Adesso lo si farebbe in digitale. Eravamo giovani, io avevo vent’anni, e sperimentavamo in continuazione. Per me l’esperienza dello studio era un piacere.

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La colonna sonora di Profondo Rosso ebbe grande successo alla sua uscita. Come cambiò le cose per i Goblin?
Fummo molto molto fortunati perché diventammo dei professionisti. Fu la spinta definitiva per noi nell’industria discografica italiana. Ci chiamarono in tanti dopo Profondo Rosso. Ci aiutò molto.

Goblin Rebirth

Poi Argento vi chiese di musicare Suspiria. Vi ci avvicinaste in modo diverso rispetto a Profondo Rosso?
Sì, perché con Suspiria fummo convocati apposta per scrivere la colonna sonora. Su Profondo Rosso dovevamo limitarci a suonare. Così per Suspiria discutemmo della musica con Dario prima che cominciasse a girare il film. Lavorammo direttamente sul copione, sulla carta.

E Argento vi descrisse esattamente che tipo di atmosfera voleva ottenere?
Sì, Dario ci mostrò alcuni esempi giusto per indirizzarci. Era sempre molto esigente.

La successiva grande colonna sonora che faceste fu Dawn Of The Dead di Romero, che in Italia fu chiamato Zombi. Cosa ti ricordi del vostro lavoro in questo caso?
(Ride) Ricordo che una volta finito tutto il lavoro, la mattina dopo tornammo in studio, mettemmo il nastro sulla macchina, prememmo play e non successe nulla. L’assistente di studio aveva cancellato tutti i nastri per calibrare le frequenze. Ci era rimasta solo l’ultima canzone, così dovemmo registrare di nuovo tutto da capo. (Ride) Oggi fa ridere, ma non ridemmo così tanto quando sentimmo solo delle frequenze pure sui nastri.

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Ma non lavoraste direttamente con Romero, giusto?
No, non lavorammo con Romero, lavorammo con Dario. Si occupò lui della produzione del film per l’Italia. Penso che Romero avesse messo un’altra colonna sonora all’inizio, ma Dario voleva che la facessimo noi. Così scrivemmo la colonna sonora per l’Italia. Negli Stati Uniti c’era una colonna sonora diversa, penso. Non so come sia successo, ma tutti si ricordano la nostra.

Come ti sembrò il film, guardandolo?
A me piace. Penso che sia un buon film. È anche una delle mie colonne sonore preferite, insieme a Suspiria.

I Goblin si sono sciolti non molto dopo l’uscita di Dawn Of The Dead. Quali furono le circostanze?
Parli di quando ci siamo divisi. Continuammo a lavorare a colonne sonore minori, ma c’erano sempre conflitti tra i musicisti, così cambiammo la formazione. Io rimasi sempre con Agostino. Componemmo alcune cose con Claudio Simonetti e [il chitarrista] Claudio Pennisi. L’anno dopo rimanemmo con Carlo, ma senza Simonetti. Cambiavamo in continuazione, ci sono state tantissime line up.(Ride)

Tu e Agostino vi ritrovaste con Claudio e Massimo nel 2000 per musicare un altro film di Argento, Sleepless. Ma non durò a lungo. Come mai?
Non era cambiato niente dopo vent’anni. (Ride) Era come negli anni Settanta, sempre a litigare. La cosa positiva è che significa che non siamo cambiati, ma quanti problemi. Sto benissimo con Claudio quando non lavoriamo insieme. Ma quando suoniamo succede qualcosa di strano, non so. Così dopo Sleepless ci separammo di nuovo.

La colonna sonora de La Chiesa, del 1989, a cui contribuirono i Goblin e Keith Emerson, è stata ristampata in vinile di recente negli Stati Uniti. A quel tempo tu eri l’unico membro dei Goblin, giusto?
Sì, suonai e registrai tutto io in casa. Da solo. Tutta la musica è fatta in MIDI, non ci sono strumenti veri. Ho usato dei sample e ho registrato tutto in MIDI mixando tutto su due tracce. Quando la suoniamo con dei musicisti veri è molto emozionante. È anche questo che vorremmo fare con i Goblin Rebirth: suonare colonne sonore minori. Non solo Suspiria, Zombi e Profondo Rosso. Vorremmo suonare tutte le canzoni che le altre versioni dei Goblin non suonano.