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Musica

Cut Hands - Damballah 58

Una traccia che fa l'effetto di un calcio nel culo dopo una scarica di manate

Ho tanti amici che ultimamente si stanno impegnando in dissing snobbettini verso le recenti produzioni di William Bennett con l'ormai non più tanto nuovo progetto Cut Hands. Sarebbe colpevole di ripetitività nei suoni, nelle idee, nelle soluzioni strutturali dei pezzi. La cosa buffa è che quegli stessi amici si dicono nostaglici dei Whitehouse, il concentrato di pura ignoranza in cui William ha passato i primi due decenni e mezzo della sua vita artistica. Fa ridere perché poprio i Whitehouse si possono considerate, al pari di pochissimi altri della storia della musica underground, uno dei casi in cui è più netto il rapporto inversamente proporzionale tra quantità e varietà della produzione.

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E dire che, se proprio proprio di andare oltre lo spettro percussioni africane + bassi tellurici + tromboni distorti il buon William non vuole proprio andare, il suo forte è nella costruzione dei Beat. Ha lasciato perdere il caos feroce dei primi EP per variare di molto i beat, in maniera elegante, carica di un paio di marce di groove in più. Nel pezzo che vi sto per propinare, il ritmo termina di ripiegarsi su se stesso per diventare, nell'ultimo drop, dritto come un calcio in culo dopo una scarica di manate. Sta nel nuovo EP, intitolato sempre Damballah 58 e in uscita per (ma che davero?) Blackest Ever Black.