FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

La guida di Noisey ai jingle pubblicitari

Ci sono cose che non vorremmo mai dimenticarci. Tipo voulez-vous patè avec moi.

Ciao, sono Virginia. Forse vi ricorderete di me perché qualche tempo fa, all'alba di questo sito, mi sono impegnata parecchio per scrivere una guida utilissima ai jingle delle pubblicità dei mobilifici, argomento scottante che ha attanagliato molti lettori ed appassionati di dendrologia. Tuttavia i mobilifici sono un campo fin troppo specifico per un tema come quello dei jingle che è così centrale nella nostra vita quotidiana, pure se non ce ne rendiamo conto. Quindi ho deciso, per il bene dell'umanità, di ampliare il campo e sollevarmi come un drone sul mare dei jingle, in modo da stilare una panoramica google maps in cui ritrovare la strada di casa jingle.

Pubblicità

Ora vi chiederete: come mai una persona con così tanti interessi decide di concentrare il suo studio proprio su questo campo? Non vi lascerò sulle spine, devoti lettori, ecco un aneddoto di vita privata che mai nuoce a introduzione di un argomento che non c'entra un cazzo.

Era il 2010 e io mi ero iscritta ad un corso statale per composizione di colonne sonore, strada che come vedete ho intrapreso con successo. Un giorno a farci lezione venne un tale che si occupa da anni di jingle pubblicitari e, oltre a dilungarsi su quanto sia dura per chi fa quel lavoro dover riarrangiare le canzoni famose in modo da cambiare due-tre note per fuggire alla violazione di copyright, ci ha indottrinato sull'importanza, per un marchio, di avere, oltre al logo, un sound caratteristico.

L'esempio più eclatante è quello di Intel Inside, brand associato dal 1994 al jingle semplicissimo—cinque tocchi di xilomarimba—ideato dal compositore austriaco Walter Werzowa. In molti altri ci hanno provato (tipo tutti i vostri telefoni), ma l'impatto sinestetico di questo logo che appare con il suo jingle è storicamente il più memorabile.

Certo, non tutti i compositori di motivetti sono riusciti nell'impresa come il signor Walter, ma esistono ancora, nelle anse più oscure del nostro cervello, sedimenti di moltissime pubblicità particolarmente riuscite a livello musicale. Dal momento che sono una nostalgica, ho desiderato elencare le più significative, ma dal momento che sono un individuo contestualizzato spazio-temporalmente e non è mia intenzione scrivere un'enciclopedia dei jingle, andrò selezionando perlopiù quelli che hanno contraddistinto il periodo in cui sono nata e cresciuta: gli anni Ottanta e Novanta.

Pubblicità

Ho diviso gli spot e i rispettivi jingle in quattro categorie, così da poter ordinare meglio questi tesori della musica. Ma prima di iniziare, menzione d'onore al nostro corrispettivo italiano del logo sonoro di Intel: la bambolina di Giochi Preziosi.

Salutiamo ora la bambolina e passiamo agli spot veri e propri:

I PLAGIATORI

Partiamo da quell'esempio che vi ricordavo poc'anzi di jingle che strizzano l'occhio ai grandi successi del momento, ricalcandone con abilità e magia gli stilemi, ma senza incorrere in conseguenze legali. Per esempio questi.

Chi non vorrebbe addentare una Barbie Girl…

Certo, plagiare Zucchero è sempre autorizzato, dato che trattasi del plagiatore numero uno in Italia, qui più in generale il Cornetto ha voluto far leva sul gospel che funziona sempre, non solo in "Come il Sole all'improvviso" (datato '86, circa 4 anni prima di questo originale jingle). La mia parte preferita dello spot del Cuore di Panna rimarrà per sempre quella specie di sgozzamento traslato in un gorgheggio quando l'abile cantante soul sbraita, tentando di chiuderlo in una battuta, "perchequandostiamoinsiemelavogliac'eeeee"—dimostrando, oltre che l'abilità a ricalcare canzoni altrui, anche quella di adattare con perizia i testi.

In ogni caso sembra che i gelati siano il prodotto più dedito a questa pratica plagiatoria per confezionare i propri jingle, dato che pure questo:

Non è sicuramente stata una grossa fatica componitiva, dato che trattasi pari pari di "Vincenzo ballava nudo al centro della tribù", tema utilizzato, ai giorni nostri, da una nota marca di biscotti. Quando la fantasia è a briglia sciolta…

Pubblicità

Ed ora un altro plagio dell'industria dei gelati, che pare proprio sia la brutta copia di questa altrettanto autocompiangente canzone, però la voce e il testo insensato di Gisella Cozzo hanno accompagnato i momenti in cui da bambina mi sono improvvisamente ritrovata in quella fase in cui non sapevo più chi ero e quale fosse la mia collocazione nel mondo, perché dalla coppa dei campioni improvvisamente la mia volontà era spinta verso la viziosa, prepubere sperimentazione della Coppa del Nonno.

Ma tenetevi forte, perché ora abbandoniamo il mondo dei gelati ed entriamo in quello dei superalcolici:

Questo del Bacardi non si può definire un plagio in sé e per sé, dato che non ricalca una canzone sola, ma tutti i grandi successi di Stevie Wonder.

Per quanto riguarda la successiva, mi ricordo che ero piccoletta, ma ho chiaro l'istante in cui ho scovato il primo plagio della mia vita, quello della pubblicità della Skipper con "Another Brick in the Wall". Ai tempi mi sono sentita tradita e umiliata per questa discordanza di fatti tra la canzone che ricordavo e quella riadattata nello spot, e devo dire che ancor oggi serbo un po' di rancore.

(Oh, ogni volta che sento quell'HEY, SKIPPER! mi viene naturalmente da completarlo con un "Leave them kids alone!" ma non si può, perché, insomma, come puoi intimare ad un succo di frutta in bricchi di lasciar stare i ragazzini? Forse il primo caso di succo minaccioso a piede libero.)

Pubblicità

E, per finire, il capo di questa categoria, lui, CUKI:

Anche in questo caso, nulla di che, ma prendete la discografia di Little Richard, "Great Balls Of Fire" o simili e capirete che l'entità dello sforzo compositivo si è concentrata unicamente nella stesura di questo ricco testo: You've got the style that makes me feel complete / I love you baby can't you see / The crystal ball is turning on the floor / There is a magical YE / CUKI CUKI CUKI" Chissà cosa ci avranno visto in tutto questo alluminio. Per suggerimenti sull'uso creativo dell'alluminio, ne parliamo in altra sede.

LE MUTE

Qui ho voluto raccogliere tutti i Jingle che non hanno bisogno di parole per funzionare. Il primo della lista è una marca che, verso gli anni Settanta, ha avuto una sigla cantata ben da Mina in persona, ma, forse dopo il suo ritiro dalle scene, ha preferito affidarsi alle sapienti mani di Vangelis, la cui "Hymne", riadattata in versione gattini, ha segnato la strada per una serie di spot la cui colonna sonora era diventata qualcosa di epico, per cui non serviva cantarci sopra.

Un grande stracciamento di coglioni svizzero dal 1903.

Per l'uomo che non deve chiedere mai, sull'onda di Vangelis e di altri suoni epici da scalata, basta un solo soffio di flauto per rappresentare il sollievo di chi, dopo una lunga insensata corsa in idrovolante, è riuscito finalmente a riportare a casa l'antico vaso.

Cosa sarebbero quella maliziosa signora in giallo e la sua voglia ambiguamente espressa al porcellone del suo autista se non ci fosse stata questa colonna sonora da porno amatoriale? Cosa? Niente.

Pubblicità

E, per finire, il jazz. Un grande classico di socializzazione da bar: ti offro una birra e tu in cambio mi offri il tuo bel clarinetto.

I GRANDI CLASSICI

La prima pubblicità classificata di questa categoria è chiaramente quella del Crystal Ball e non credo ci sia nulla da ribattere.

Non c'entra un cazzo con il clima sbarazzino del Crystal Ball, anzi qui andiamo nell'àmbito diametralmente opposto: una verità scomoda, un peso sullo stomaco, un rapporto padre-figlio controverso, un rapporto tra colleghi controverso e l'abilità del musichiere arrangiatore e cantautore Mario Guarnera di buttarci la giusta dose di blues e campi di cotone, frammista a una malinconia da ragazzo di strada. Tutto questo è il jingle commovente di Amaro Averna.

Ma parliamo ora del piccolo spot che ha creato le piccole casalinghe del futuro, forse la pubblicità di giochi con la migliore linea melodica (la potete confrontare con quelle che seguono in questa trafila di spot, l'unico documento disponibile della sua presenza sul web). Si tratta, ovviamente, di Nouvelle Cuisine.

E già che stiamo parlando di ambienti del bagno, ecco quello che per tutta la mia infanzia ha rappresentato la raffigurazione visiva e auditiva dell'INQUIETUDINE nonché del detto "fa acqua da tutte le parti". Un incubo in cui i rubinetti non smettono mai di perdere.

Un altro mega classico è questa combo caramellosa che non ha bisogno di alcuna spiegazione, se non che tutto quanto di questi jingle ha fatto decisamente storia, forse, al contrario dei gelati plagiatori, i pubblicitari che avevano a che fare con le caramelle, spinti dall'eccesso di zuccheri, hanno fatto davvero lavorare i neuroni.

Pubblicità

Ok, ho preferito mettere questa versione soft-porno e sessista della morositas perché anche l'altra versione dello spot e del jingle è soft-porno e sessista ma almeno questa ha un culo in primo piano per la maggior parte del tempo. Per seguire altre cose che procurano carie:

Comunque un'ode a questi autori che sono riusciti a confezionare opere ambigue in cui è presente anche il termine "succhiare" senza mai cadere nello schifiltoso (no, non parlo di voi della Morositas, mi spiace, voi siete laidi). Per concludere il nostro excursus polisaccarideo, ecco la migliore di tutte.

Mi ricorderò sempre, oltre al suo fantastico jingle, lo sconcerto che mi portò assistere per la prima volta al disorientante fenomeno dello split-screen, in questo caso doppiamente disorientante, visto che alcuni personaggi dello spot passano da una parte all'altra dello schermo in maniera destabilizzante, gente contronatura, manichei, farisei, sepolcri imbiancati.

E la pubblicità della Bauli, prima che a questo geniale jingle si sostituisse quello odioso che c'è ora. Non mi piace, di solito, dire "quando ero giovane io era meglio", ma in questo caso è 100% vero.

Gira gira gira…

Per finire, la maestosa interpretazione del signor Renzo Arbore, il mio uomo preferito del mondo, che fa suo il jingle di Segafredo, coronata da una parodia magistrale dell'allora Maurizio Costanzo Show.

LE REIETTE

Qui raccolti i peggiori esempi di jingle della storia, cose che sarebbe meglio dimenticare, ma che purtroppo vi sto per ricordare proprio ora.

Pubblicità

Per esempio TUBIAMO, che è al tempo stesso geniale ed agghiacciante. In rari momenti di squilibrio propendo per il geniale, ma perlopiù sto sull'agghiacciante.

Analogo a Tubiamo, ma peggio.

A Danie', queste parole non vogliono dire veramente un cazzo.

Dello spot che segue, la cosa che sicuramente infastidisce di più è l'Oyeah finale che sta a pregiudicare la vita futura dell'odierna indossatrice di Lelli Kelly: una ninfetta lasciva e probabilmente tentata di far carriera al Pirellone tramite favori sessuali all'assessore leghista di turno. E non provate a convincermi che questa previsione non è tutta insita in quel sospiro finale del jingle, perché questa è una delle poche certezze che mi rimangono. Diametralmente opposta alla splendida canzone di accompagnamento delle scarpe di Bull Boys con cui hai in regalo un videogame, una delle hit jinglepubblicitarie più riuscite di tutti gli anni in cui mi ricordo di essere stata giovane. Di questa menata per bambine puttanelle ho trovato varie versioni, ma, anche se sicuramente più deteriorata delle altre, vi metto quella con Heather Parisi perché sì.

Ma come non menzionare gli spot della birra che, come altri alcolici (vedi l'agghiacciante spot del brancamenta in cui miss maglietta bagnata era visibilmente eccitata da un intagliatore di bicchieri di ghiaccio) se la giocano talvolta sulla bella tettona e il doppiosenso. In questo caso il doppio senso è anche triplo/quadruplo, dato che un udito non ottimale porterebbe facilmente a fraintendere le parole del jingle e a capire, alternativamente "la malavita" o "ama la fica". A voi la scelta, picciotti.

Pubblicità

Continuiamo pure con gli spot e i jingle sessisti, il primo vagamente omoerotico appartiene al deodorante Intesa. Il secondo, che non trovo, è quello di Malizia. Accontentatevi di questo con Baresi e Costacurta gay ingenui.

Per finire, forse il peggior jingle della storia. Sì, è anche un plagio, ma va di corsa nella sezione reiette perché non potrebbe essere altrimenti. Gente da rinchiudere, sul serio.

LE IMMUTABILI

Per chiudere in bellezza, ecco a voi i jingle sempreverdi che non se ne andranno mai (speriamo) dalla nostra eloquente società dei consumi. Il motivo è abbastanza semplice: trattasi di autentici capolavori.

Andiamo quindi nell'olimpo delle più classiche delle classiche. Inizierei con un jingle che ha dato la carica a tutti i bambini della mia generazione tanto quanto dava la carica scoppiare quel sacchettino e fare di conseguenza colazione con una specie di pappa decomposta.

Ed ora una bevanda che, a quanto pare, si sente esclusa dalle tue attività giornaliere e ha un disperato bisogno di attenzioni.

E come potrei non citare, in questa sezione, il manzo pelato che soccorre da decenni stuoli di giovani donne recluse e costrette alle faccende domestiche, il personal trainer che spruzza pulito sulle casalinghe italiane: Mastro Lindo, qui addirittura in versione musical:

Non mi ricordo davvero nessun'altra marca di verdure al mondo.

E di nessun altro anticalcare per lavatrice. Anche perché l'alternativa è il nulla, consigliato da nessuno. Omerico.

Secondo posto nei jingle più fighi di sempre, per il merito di aver accoppiato il vincente jingle della pubblicità, all'ultravincente jingle accompagnato al logo, i biscotti Plasmon.

Siamo agli sgoccioli, so già che mi insulterete perché non ho menzionato la Coca-Cola (dai, è come premiare il secchione, mi sta sul cazzo) o le Mentos (per quanto ritenga sia epico, la società mentos ha il demerito di aver lasciato cadere nel nulla uno dei jingle più belli della storia, quindi la punisco con una menzione marginale). Per quanto mi concerne, però, il vincitore dei jingle mondiali rimarrà sempre lui:

Per finire, vorrei citare rapidamente alcune fuori-categoria che non vi ho elencato prima per economizzazione di spazi, ma comunque meritevoli di menzione, come il rap incalzante di un giovane J-Ax inconsapevole della Fiat Uno Rap Up (il tettuccio, che sconcerto!), al glorioso jingle della Fabbrica dei Mostri, Sanpellegrino l'aranciata esagerata, i biscotti Granturchese, anche se il tutto era un po' inquietante, senza offese. Seguono il formaggino Tigre, lo yogurtino Mio, Gillette il meglio di un uomo, i Kellogs Cocopops, quella schifosa della Vivin C con le sue orribili trombette (online si trova solo la versione più recente in cui, se possibile, si sono peggiorati), e l'altrettanto fastidioso, ma intelligentemente funzionale, jingle di Chante Clair. Per non parlare del tonno Nostromo (siiiignooora mia) che sorprendeva una signora indecisa tra le corsie del supermarket, di Saratoga il silicone sigillante (prima di "Brava Giovanna") di Beltè e della pietosa ma epica Habanera delle casalinghe della Ajax (igiene sì / fatica no). Capolavori.

So che ne avrò dimenticate altre, ma queste sono le canzoncine più significative del periodo d'oro delle pubblicità, quando non c'erano effetti speciali e i pubblicitari non erano convinti di star partecipando al Sundance, per cui il jingle erano ancora sensati e parte integrante della pubblicità stessa. Bei tempi. Se potessi dare una svolta motivazionale a questo articolo, inciterei i pubblicitari di oggi a non scordarsi dell'importanza del jingle, o perlomeno, quando se ne ricordano, a non cascare in errori grossolani come questo:

Chiamami l'ano: @virginia_W_