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Musica

I Sunn O))) alzano il sipario su Kannon

Abbiamo parlato con Stephen O'Malley e Greg Anderson della funzione catartica della musica nei periodi oscuri, della forza dell'immaginario spirituale e della potenza del Dio Riff.

Foto di Peter Beste

La settimana scorsa è uscito Kannon, il nuovo album degli imperatori del drone metal Sunn O))), a sei anni dall'ultimo. La struttura semplice e la lucida aggressività dell'album rappresentano un marcato cambio di direzione rispetto alla densità e alla complessità di Monoliths & Dimensions del 2009. Dal titolo all'estetica, tutto ruota attorno alla caratterizzazione buddista di Kannon o Guanyin, conferendo all'album una solida tematica di perdono e sollievo dalla sofferenza, il che è impressionante nel suo tempismo, visti i recenti eventi nell'attuale residenza di uno dei due membri fissi della band, Stephen O'Malley.

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Ho chiamato al telefono Stephen a Parigi e il suo sodale Greg Anderson a Los Angeles, per parlare della funzione catartica della musica nei periodi oscuri, della forza dell'immaginario spirituale e della potenza del Dio Riff.

Noisey: Come va a Parigi?
Stephen O’Malley: Sai, ci sono un sacco di sirene e un sacco di poliziotti. Direi che siamo al sicuro. Ci sono state le elezioni regionali ieri e il Front Nationale sta spaccando il culo a tutti. Sono il partito di estrema destra. Non è una buona cosa. Mi chiedo cosa succedera negli USA adesso. Ci sono un botto di idioti in campagna elettorale al momento. È davvero scioccante vedere la reazione della gente a cose di questo tipo.

Siamo piuttosto reazionari, qui. Il tempismo è perfetto. Tra le idee che avete incorporato in Kannon c'è quella per cui la caratterizzazione di Kannon serve a percepire i lamenti di chi soffre. È tra gli scopi dell'album quello di portare conforto, o si tratta di una manifestazione della sofferenza stessa?
SOM: Il contesto è cambiato molto da quando abbiamo creato il concept. È soltanto musica. È la prima volta che facciamo qualcosa di così al passo con gli eventi del mondo reale. L'idea è di ampliare le possibilità e le impressioni di che cosa è musica. Lo spettro è intenso, coinvolgente, è musica pesante. Ma noi lo vediamo aperto, con tante impressioni potenziali: vengono fuori estasi, incanto, sentimenti di questo tipo. Succede qualcosa quando suoniamo questo tipo di musica. "Comfort" non mi piace come parola. Mi ricorda l'infanzia. Il punto di vista catartico di questo concetto e l'immersione totale nella nostra musica è una parte di quello che vogliamo presentare tramite questa idea.

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È successo che subito dopo il 13 novembre, il weekend successivo, abbiamo suonato al festival Le Guess Who in Olanda. Gli organizzatori ci avevano invitato ad assemblare una parte del programma. C'erano in programma circa sei concerti all'interno della nostra porzione di festival. Sono arrivato là e ho visto un sacco di francesi. Visto che il mio sistema nervoso era rimasto abbastanza scioccato, ho pensato "cazzo, questo è uno dei motivi per cui la musica è una figata". Mi è sembrato come una medicina o un nutrimento. Non voglio essere mistico o cose così, ma questo è per questo che l'amiamo.

Greg Anderson: Adoro avere quel tipo di reazione catartica dal pubblico. Semplicemente suonare quel fine settimana è stato interessante. Era uno di quei momenti in cui sai che tutti stanno pensando alla stessa cosa, e questa aleggia nell'aria. Tutti i concerti che ho visto lì avevano un'intensità palpabile.

Sono arrivato la mattina presto, ho riposato per un po' e poi sono andato direttamente a vedere gli Om e i Bolzer. Soffrivo il jet lag, mi ero appena svegliato, e la prima persona con cui parlo è questo tizio di Parigi che non era al concerto degli Eagles of Death Metal, ma molti suoi amici sì. È stata una conversazione davvero intensa ed era molto importante per lui venire a quel concerto anche dopo aver perso tipo undici amici. Anche se i suoi amici erano morti, è stato importante per lui andare a questo festival e ascoltare musica e divertirsi. Non so come mi sarei comportato in quella situazione. Voglio dire, c'erano un paio di concerti a LA a cui avevo in programma di andare e sono rimasto a casa. Non mi andava di entrare in quello spazio. Per cui vedere che altra gente aveva una visione diversa della cosa è stato davvero impressionante, e speciale.

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Il nostro disco era appena uscito o stava per uscire. E poi c'era il fatto che avevamo curato una parte del festival e avremmo suonato con i Magma appena prima di noi sullo stesso palco. E poi, non c'era Attila con noi. La maggior parte dei concerti degli ultimi sei anni li abbiamo fatti con lui alla voce e questo era una specie di release show. Lui è una parte fondamentale di Kannon. Abbiamo suonato con due persone con cui non avevamo mai suonato prima. C'erano tutte queste cose che hanno reso l'esperienza unica ed eravamo tutti piuttosto nervosi. La connessione con il pubblico è stata fortissima e questo ha reso tutto ancora più speciale.

Il titolo di Kannon ha anche un valore spirituale. Non c'è un gran contesto religioso per le precedenti uscite dei Sunn O))). È una cosa che ha iniziato a far parte della vostra vita?
GA: No, per nulla. Non c'è nessuna filosofia religiosa specifica che noi appoggiamo. La utilizziamo come analogia o come un'immagine iconica forte che faccia da complemento alla musica, non per salire sul pulpito o pubblicare un manifesto. Non c'entra nulla. Non sono molto religioso. Non sono stato cresciuto in quel modo e non ho mai avuto un buon rapporto con la religione, ma non ho neanche niente contro di essa. Sono sempre stato attratto dall'immaginario. E la devozione e l'impegno sono molto interessanti per me. Che si tratti di un culto o di un movimento, penso che l'intensità che la gente ci mette sia davvero interessante. Siamo persone molto serie, e abbiamo sentimenti molto forti verso certe cose, specialmente verso la musica. Ha la proprietà di far sì che la gente ci si dedichi totalmente e la persegua. Per lungo tempo ho studiato svariati culti. Per i Sunn O))), e per la label in un certo senso, abbiamo una tale dedizione che si può paragonare alle religioni e alle ideologie forti.

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Si capisce. Avete donato voi stessi. La Southern Lord è cresciuta da piccola etichetta di culto a brand autonomo, per mancanza di termini più adatti. Il vostro album è andato in anteprima sul sito di Rolling Stone. Senza la devozione di cui parli, le cose andrebbero comunque così?
GA: Mi piace pensare che sia quello che ci rende diversi, come gruppo e come etichetta. Non voglio dire che siamo migliori, ma che c'è un sacco di musica e di band al momento, ma manca la profondità. Esistono cose grandiose, scopro e imparo più musica oggi di quanto facessi negli anni Novanta. Ci sono le band che hanno continuato a suonare e quelle nuove, e bisogna avere pazienza per trovarle. Molta gente non ce l'ha, e lo capisco. Per quanto riguarda Southern Lord e Sunn O))), penso che suoniamo e produciamo roba onesta e veritiera. Penso che sia questo il motivo per cui la gente è legata a quello che facciamo.

A volte è più semplice avere una sola cosa nuova da aggiungere al proprio mix, ma quando funziona può comunque nascere la magia. Hai parlato dell'influenza dei classici innovatori del metal estremo Darkthrone e Bathory, evidenziando tanto la varietà quanto questa sorta di ritorno alla forma di Kannon.
GA: Quella è stata una cosa che ha detto Stephen a dir la verità. La questione con Darkthrone e Bathory è che attendevi ogni disco con ansia, perché sarebbe sicuramente stato in qualche modo diverso da quello che l'aveva preceduto. Con i Sunn O))) abbiamo sempre cercato di rendere ogni disco diverso da quello prima.

Il chiaro ritorno a un sound più diretto e urgente dopo Monoliths & Dimensions sembra rispecchiare il contrasto che c'era più indietro nel vostro catalogo, tra ØØ Void e White One.
GA: White One fu un disco veramente importante perché prima sono venuti ØØ Void e The Grimmrobe Demos, che sono due album molto simili per molti aspetti. Era fondamentale per noi non diventare ripetitivi e rifare la stessa cosa. White One fu la svolta. Decidemmo di andare fuori e farlo strano. Sono molto contento che siamo andati in quella direzione con quel disco perché ci aprì le porte e preparò la strada per arrivare a dove siamo adesso. Sembra stupido, ma ci diede una specie di permesso. Sai, eravamo ancora nelle prime fasi del gruppo e non sapevamo esattamente cosa farci. Ci chiedevamo: "È possibile fare qualcosa che sia totalmente al di fuori dei confini del metal, ma pur sempre peso?" La nostra preoccupazione era che doveva essere abbastanza heavy, ma c'erano diversi modi per essere heavy. Ci ha più o meno indicato la strada per farci arrivare dove siamo ora, capaci di sperimentare senza paura. È questa la chiave per questo disco e quelli precedenti: "Proviamo a essere pesi in modo diverso". Ci siamo arrivati anche tramite l'utilizzo di dinamiche e diversa strumentazione su Monoliths & Dimensions, ma suonare alcune parti tranquille ci ha sempre affascinato. Alternare parti tranquille a parti pesanti può creare un diverso pattern di pesantezza.

C'è sempre stato un certo senso di evoluzione con i Sunn O))), che si tratti un brano in particolare o in generale del percorso della band. Tensione e movimento sono sempre presenti.
SOM: Devi gestire le cose e andare avanti. Io ho la paranoia che tutto possa scomparire da un momento all'altro. Fino a ora non è scoppiato; anzi, è andato in direzione opposta, il che mi stupisce ogni giorno. Con i Sunn O))), fa tutto parte della questione perché è il progetto DIY mio e di Greg. Suoniamo la chitarra e registriamo i dischi insieme, ma ci occupiamo anche del packaging e della distribuzione di quei dischi. L'etichetta di Greg produce le copie fisiche e si occupa di tutta quella roba. Io mi occupo di altre cose all'interno della band. Penso che arrivi per tutti il momento in cui ci si chiede: "Mi arrenderò alla parte finanziaria della cosa?" Questa tentazione arriva sempre per i musicisti che raggiungono un po' di popolarità. È come ogni altro lavoro, se lo svolgi bene le ricompense arrivano, ma non tolgono valore al lavoro in sé. Tocca mandare un puttanaio di email, quello sì.
GA: Sai, non c'è stato un progetto di analisi in cui ci siamo chiesti come sarebbe andata. Monoliths & Dimensions è stato un disco tanto concettuale che ci ha preso un sacco di tempo. Abbiamo dovuto progettare e pensare molto, che non avevamo mai fatto prima. È sempre stata una cosa più del momento. Con Kannon abbiamo cercato di tornare a non metterci troppo cervello. Mi sono un po' buttato e ho incrociato le dita, sai? Teniamo moltissimo ai brani di Kannon. Sulla base della lunghezza delle tracce e di come il disco inizia e finisce, sembrerebbe qualcosa di più facile digestione per chi non ci conosce già bene. Non è che abbiamo cercato di creare un disco più semplice da ascoltare, ma penso che Monoliths & Dimensions sia estremamente ricco. Alcuni potrebbero trovarcisi schiacciati sotto. Con Kannon, si possono coinvolgere anche i non-iniziati con qualcosa di più conciso. Ma c'è anche un sacco di roba per lo zoccolo duro dei fan. C'è molta più sostanza immediata. Non c'è quel tipo di crescendo dilatato. Il riff c'è e per me questo riflette i concerti degli ultimi sei anni con Attila.

Questa è una cosa molto tradizionalmente punk o metal: "Eccolo qui, questo è quel che è", anche se dentro può nascondere molte sfumature.
GA: Esatto. Le sfumature ci sono ma fanno parte del mix e di come abbiamo deciso di concentrarci sulle parti che abbiamo scelto, cioè la ciccia e il riff e la potenza di Attila, Stephen e io tutti insieme concentrati lì in quel momento. Mentre su Monoliths & Dimensions una canzone come "Alice" ha bisogno di tempo per crescere e rivelarsi all'ascoltatore, su Kannon non c'è sipario da tirare. Il sipario è già tirato e devi affrontare qualunque cosa ti trovi davanti.

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