Il capo dello swag è tornato più carico che mai.
Bello Figo pubblica il suo primo vero disco, almeno nelle intenzioni (non una raccolta di singoli, ma otto brani secchi e pedalare), piazzando in apertura “Non pago affitto”, un grimaldello che ha fatto incazzare mezza Italia e che prende per il culo in un sol colpo la destra coi suoi deliri razzisti, la sinistra coi suoi deliri pietisti terzomondisti, e in fin dei conti anche se stesso.
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Può essere che Bello Figo sia l’unico in Italia a portare avanti il discorso dell’autodeterminazione? Può essere che sia l’unico in Italia a opporsi davvero al sistema? Beh, sembrerebbe di sì. Dove i cantautori storici tacciono, dove quelli nuovi non pensano ad altro che a rifilare “silly love songs” al loro pubblico generalista, Bello Figo arriva a gamba tesa, scorretto, a ricordarci quali sono i veri valori della vita.
Poco prima di buttarmi su questo album ho ascoltato Ciao Cuore di Sinigallia e mi sono detto: ma vogliamo paragonare la pelosa “Le donne di destra” con l’incredibile poesia diretta di “2001”? Non c’è gara, ragazzi. Innanzitutto, qui c’è un edonismo sfrenato che non si nasconde dietro un dito; però è autoironico, non realmente machista come gran parte della trap odierna (almeno lui la figa la lecca, non pensa solo a farselo succhiare).
Insomma, a parte le cazzate, per Bello Figo la cosa principale nella vita è skopare. “Sto skopando” ad esempio è uno spaccato di vita vera sulla gente che ti telefona mentre sei impegnato sul materasso (grandioso il campionamento ritmico delle molle), sottolineando sempre e comunque l’importanza dell’“interracial”, ché la nostra razza è una sola, quella umana. C’è poi grande spazio per le aperture afro, come in “2001”, in cui si narrano il piacere quasi socratico di frequentare biblicamente le teenager, che su Instagram “mostra i culo, mostra le tette , quindi l’ho dovuta seguire”. Libertà di costumi, insomma.
Non dimentichiamoci però dell’aspetto “accelerazionista” di Bello Figo. In apparenza ci sono pezzi che sono inni al consumismo e ai prodotti correlati (“IPhone X”, “Burger King”), che però vengono sviluppati nella narrazione in maniera ambigua, tanto che sembrano contenere anche velate critiche a un modus vivendi. Ma in fondo a Bello Figo non frega un cazzo di nulla, si diverte e basta in qualche modo “trollando” da sempre il suo ascoltatore. In “Skopo tutti i giorni”, per esempio, ci dà una lezione di vita contro la monogamia: “tu skopi tutti i giorni, sì, ma con la stessa figa”.
È un disco a tratti esilarante, demenziale quanto basta, lontano da sciocche pretese che invece troviamo in gran parte dei poser mainstream di oggi. Gli perdoniamo per questo anche le basi praticamente fatte col Fruity Loops senza manco trattarle più di tanto (ma d’altronde meglio così, basta con sti produttori che fanno praticamente la stessa cosa con programmi costosi tinteggiando la merda con effetti speciali) e quel riempitivo che è “Voglio skopare ancora” (per quanto tutti d’accordo sulle intenzioni del titolo). Perché almeno una volta tutti dovremmo indossare le Gucci ciabatto invece di farci la guerra.
Smorza Candela è uscito il 17 settembre per Flow Recordz.
Ascolta Smorza Candela su Spotify:
TRACKLIST:
1. Non pago affitto
2. Sto skopando
3. 2001
4. IPhone X
5. Burger King
6. Non cene di negri
7. Skopo tutti i giorni
8. Voglio skopare ancora