Caro Justin,
io non sono un tuo hater. Non ero lì ad aspettare una caduta, anzi.
Mi stai molto simpatico, credo tu abbia incarnato bene il ruolo di popstar nei Duemila, facendoti produrre dalla gente giusta (fondamentalmente i Neptunes e Timbaland nel momento giusto), con belle canzoni e condendo il tutto con la giusta immagine e il giusto contorno.
Ho una passione neanche troppo recondita per il tuo esordio solista Justified e in particolare per il suo seguito FutureSex/LoveSounds, che ritengo uno dei migliori dischi pop del primo decennio di questo secolo. Ti sono pure venuto a vedere in concerto, al forum di Assago, e mi sono anche divertito. Francamente non mi ricordo molto del concerto, a parte il fatto che c’è stato un intermezzo di Timbaland in modalità vendita-delle-pentole in cui faceva sentire un po’ di suoi beat fatti in giro, ma ricordo di essermi divertito e di non essere rimasto deluso.
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Poi ti ho un po’ perso di vista, credo di avere ascoltato una sola volta la prima parte del tuo The 20/20 Experience e forse mai per intero la seconda, ma non è colpa tua, ero io che non avevo voglia o semplicemente mi ero un po’ stufato. Il disco era buono, e alcuni singoli mi sono piaciuti (“Mirrors” è un’ottima take Jacksoniana, per esempio).
Ora arriva questo Man Of The Woods, e già dal titolo uno resta un po’ così. Dalle foto che lo accompagnano, con un Timberlake vestito da boscaiolo, anche peggio. Poi si va ascoltare il disco e la delusione è totale: immaginario e testi da “vero macho” (che in questo momento storico sembra quasi uno scherzo, quasi un’operazione dadaista: “proviamo a vedere cosa succede con testi così profondamente sbagliati rispetto allo spirito del tempo”), echi country, un pasticcio di generi messi insieme in modo raffazzonato e senza mai riuscire a risultare davvero fresco e up to date, ma nemmeno classico o anche semplicemente bello.
Pitchfork arriva a scrivere che Man Of The Woods è un passo falso talmente grande da meritare di rimettere in discussione lo status di popstar del suo autore, mentre Jon Caramanica sul New York Times scrive che “siamo quasi al dodicesimo anno di quell’illusione nazionale per la quale Justin Timberlake sarebbe una popstar rilevante”. Io non vorrei arrivare a tanto, però ‘sta roba sembra un disco di Robin Thicke. Anzi, forse lui ci avrebbe messo meno country di merda.
Man of the Woods è uscito il 2 febbraio per RCA.
Ascolta Man of the Woods su Spotify:
TRACKLIST:
1. Filthy
2. Midnight Summer Jam
3. Sauce
4. Man of the Woods
5. Higher, Higher
6. Wave
7. Supplies
8. Morning Light (feat. Alicia Keys)
9. Say Something (feat. Chris Stapleton)
10. Hers (Interlude)
11. Flannel
12. Montana
13. Breeze Off the Pond
14. Livin’ Off the Land
15. The Hard Stuff
16. Young Man