Música

Recensione: Tedua – Mowgli

Chiamo il mio album Mowgli non per Marra o PNL / Ma perché sono cresciuto tra bestie e belve / Senza un parente ed il suo parere.

E qua possiamo terminare il discorso su quello che Tedua racconta in questo suo nuovo album: la sua esperienza di vita attraverso la metafora della giungla urbana nel rispetto, e non nell’idolatria, della tradizione culturale hip-hop. Ne sentirete parlare nelle sue tante interviste che usciranno, e se lo seguite avete già una minima idea di quelli che sono i suoi valori e il suo vissuto: “da Stainer agli infami nelle questure”, accrocco poetico di vita di strada, etica del lavoro, rivalsa, piacere per la lingua, la narrazione e l’espressione di affetti complessi.

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Tedua è tra i pochi giovani rapper italiani riusciti a creare in tempi brevi un immaginario testuale fortemente evocativo, sfaccettato e perfettamente calibrato tra complessità e accessibilità. Mowgli conferma queste sue capacità, ma oggi vorrei scrivere una quarta di copertina per questo disco della giungla e non un riassunto di quello che contiene. Citare le figure che Ted disegna per mettere in lingua i concetti che definiscono la sua poetica significherebbe spoilerarvi il piacere dell’ascolto di questo disco.

In questa ideale quarta scriverei che Mowgli è, come Album di Ghali o Io in terra di Rkomi, un album potenzialmente apprezzabile anche da chi ha sempre ottusamente ridotto il rap a un gioco per ragazzetti disagiati in cerca di ricchezza. Direi che la scelta di non inserire alcun featuring al suo interno è un’affermazione di autorità lirica: l’obiettivo non sembra essere singoli che facciano views e ottengano certificazioni, né affascinare l’ascoltatore passeggero con nomi e dichiarazioni altisonanti, ma esprimere una visione artistica ben definita.

Affermerei, inoltre, che Chris Nolan è stato fondamentale a darle spessore. I suoi beat sono arazzi di suono più che tessuti monocromo: prediligono l’evanescenza rispetto alla dirompenza e rifuggono l’idea di ascolto superficiale. Come i testi di Tedua, chiedono gentilmente all’ascoltatore un livello di attenzione superiore alla media e non offrono un semplice intrattenimento passeggero. Suggerendo un senso di pace e sospensione, sembrano accompagnare Mowgli mentre corre di ramo in ramo, di liana in liana in una natura rigogliosa – ad eccezione di “Burnout”, in egual misura inquietante e affascinante, come il barrito di un elefante infuriato.

Tedua e Chris Nolan sembrano voler sedurre l’ascoltatore con la forza della comunicazione e dell’espressione sentimentale, più che con regali costosi, battute da rimorchio e piaceri fulminanti. Esprimono un’identità in divenire, cresciuta nell’arcadia urbana di un’immaginaria California brilluccicante e oggi trasferita in una macchia fogliosa che sembra poter rappresentare una prima forma di maturità. Come il flow di Tedua, onda che oscilla impazzita attorno a una solida spina dorsale, ha bisogno di un orecchio che lo decodifichi per apprezzarne la vitalità, così Mowgli rivela il suo valore artistico nel momento in cui sceglie consciamente di non appiattirsi in nome di una fruibilità immediata.

Dice quasi tutto, Tedua, in “Natura”: “Leggi i miei testi e non riesci a dargli giusta importanza / Mentre prepari la tesi siamo un mese a distanza / Poi ritorni e mi insegni quel che non dicevano in strada / Perché ci mancano i mezzi ma non la forza di volontà”. Una parafrasi? “Cerco di migliorarmi e aprirmi la mente con amore e conoscenza, confrontandomi con quello che non capisco e non conosco. Tu, ascoltatore, fai lo stesso.”

Mowgli è uscito venerdì 2 marzo per Sony Music.

Ascolta Mowgli su Spotify:

Tracklist:

1. Sangue Misto
2. 3 Chances (Dilla Tutta)
3. La Legge Del Più Forte
4. Rital
5. Dune
6. Vertigini
7. Acqua (Malpensandoti)
8. Fashion Week
9. Jungle
10. Il Fabbricante Di Chiavi
11. Burnout
12. Al Lupo Al Lupo
13. Cucciolo D’Uomo
14. Natura

Elia è su Instagram: @lvslei

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