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Le leggi per combattere il cambiamento climatico esistono già, ma tutti se ne fottono

Scioglimento dei ghiacci polari.

Il numero di leggi per la tutela ambientale in tutto il mondo è aumentato di 38 volte dal 1972 in poi, ma il fatto che non siano state applicate a sufficienza ha reso molte di queste inutili. Questo è quanto viene messo in luce all’interno di un nuovo report delle Nazioni Unite.

Nel 1972, l’anno del primo accordo ambientale dell’ONU, solo tre paesi avevano promosso leggi nazionali in materia ambientale: Norvegia, Svezia e Stati Uniti. Nel 2017, 176 nazioni disponevano di leggi in materia ambientale. Inoltre, 150 paesi avevano promosso la tutela dell’ambiente o il diritto ad un ambiente in salute all’interno delle loro costituzioni. Oltre a questo, 164 paesi disponevano di organi governativi responsabili per la protezione dell’ambiente.

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Tuttavia, il report delle Nazioni Unite sottolinea poche di queste leggi sono state applicate in modo efficace.

“È un concetto condiviso da tutti i paesi,” ci ha raccontato al telefono Carl Bruch, il direttore degli International Programs presso l’Environmental Law Institute e uno degli autori del report. “Abbiamo tantissime leggi a tutela dell’ambiente che potrebbero essere molto più efficaci se fossero effettivamente applicate.”

Il report suddivide le carenze delle politiche ambientali in quattro categorie: istituzioni responsabili delle leggi, impegno civico, diritti ambientali e conseguenze legali per chi infrange le leggi. Non tutti i paesi hanno problemi in ogni categoria, ma ogni paese deve affrontare delle sfide in almeno un settore, e questo riduce l’efficacia delle sue leggi a tutela dell’ambiente, ha spiegato Bruch.

Per quanto riguarda le istituzioni, uno Stato membro potrebbe, ad esempio, avere una legge e un’agenzia responsabile dell’applicazione di quella legge, ma in realtà quell’agenzia non dispone dell’autorità necessaria per agire. Questo è un limite rilevato nella situazione presente in diversi paesi asiatici a metà degli anni Duemila. Secondo il report, le agenzie di regolamentazione di molte nazioni avevano la responsabilità di far rispettare le leggi ambientali, ma mancavano “meccanismi chiari o sufficientemente completi per limitare e richiedere il monitoraggio degli scarichi inquinanti, la possibilità di avviare azioni penali o civili, intraprendere azioni di emergenza (come la chiusura di un impianto), imporre sanzioni o ordinare misure correttive,” viene spiegato nel report.

“Quello che dobbiamo fare veramente è concentrarci sull’attuazione delle leggi che abbiamo già.”

In altri casi, invece, le istituzioni dispongono dell’autorità necessaria ad agire ma non lo fanno, una questione che potrebbe essere risolta attraverso l’impegno civico e la capacità dei cittadini di responsabilizzare le agenzie. Consideriamo, ad esempio, l’emergenza dell’avvelenamento da piombo e la crisi dell’acqua di Flint, in Michigan, elencato come uno dei 35 casi di studio nel report. Lo studio delle Nazioni Unite sottolinea come le agenzie locali, statali e federali non sono riuscite a far rispettare correttamente le leggi che avrebbero potuto evitare o mitigare in anticipo la crisi.

Al contrario, il Costa Rica ha aumentato la sua copertura forestale di più del 50 per cento, ed è sulla buona strada per rendersi neutrale dal punto di vista climatico entro il 2021 — il tutto grazie all’impegno civico e dall’accesso ai tribunali, viene segnalato nel report. La costituzione del Costa Rica permette a qualsiasi individuo di intentare una causa per difendere un diritto costituzionale, che include il diritto a “un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato”. Una sentenza del 1994 permette anche ai cittadini di citare in giudizio per il bene pubblico, anche nel caso di questioni ambientali.

Sul fronte della giustizia, a volte la mancanza di una formazione e di un’istruzione adeguata dei giudici può indebolire i sistemi in vigore per il rispetto del diritto ambientale. In Ecuador, ad esempio, un’organizzazione non governativa ha fatto causa per impedire la costruzione di una piantagione di pino in un ecosistema di praterie autoctone. Ma il giudice, ignaro delle disposizioni costituzionali dell’Ecuador che permettono a chiunque di intentare una causa per la protezione dell’ambiente, ha archiviato il caso e ha concesso la creazione della piantagione, sottolinea il report delle Nazioni Unite.

“A causa della complessità e della natura tecnica di molte questioni ambientali, è particolarmente importante che i giudici siano preparati e competenti in materia di diritto ambientale,” si legge nel report.

Bruch ha aggiunto che è l’ora di concentrarci sui sistemi e istituzioni che sono direttamente interessati dalle leggi per assicurarci che siano davvero efficaci. Bruch si augura che questo sarà il primo di una serie di report che consentano alle persone di seguire i progressi — o i passi indietro — dei governi nel rafforzare l’efficacia delle loro leggi ambientali.

“Se ci sono delle leggi in vigore e rileviamo ancora dei problemi, che si tratti del cambiamento climatico o della minaccia alla biodiversità, la causa sono le politiche non appropriate o il fatto che non vengono attuate e applicate?” ha spiegato Bruch. “Spesso c’è la tendenza ad ‘aggiustare le leggi,’ mentre quello che dobbiamo fare veramente è concentrarci sull’attuazione delle leggi che abbiamo già a disposizione.”

Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.